I tesori di Casa Buonarroti sono costituiti non solo dalle opere d’arte esposte, inclusi i due capolavori giovanili di Michelangelo, ma anche dalle carte del grande artista: i 200 disegni e l’archivio con le rime e la corrispondenza. Una nuova mostra è aperta fino al marzo 2020 a cura di Alessandro Cecchi. Proprio da quel patrimonio di fascino inesauribile, l’epistolario, emergono oggi “pezzi” di grande attrattiva.

Firenze ha celebrato nel 2019 non soltanto il quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci ma anche, com’è noto, i cinquecento anni dalla nascita di Cosimo I de’ Medici (Firenze 1519 – 1574) e di Caterina de’ Medici, regina di Francia (Firenze 1519 – Blois 1589).

La Fondazione Casa Buonarroti ha partecipato con un progetto che privilegia il ricchissimo archivio di famiglia e, in particolare, i documenti michelangioleschi, di straordinaria importanza, che vi sono conservati. Le carte, pressoché sconosciute al pubblico e, nella maggior parte, esposte per la prima volta, consentono di seguire ogni momento della lunga e operosa vita del sommo artista, morto a Roma nel 1564 all’età eccezionale di 89 anni.

Il rapporto di Michelangelo con i Medici ebbe inizio fin dalla fine del Quattrocento, con la protezione accordatagli, negli anni novanta, da Lorenzo il Magnifico, seguito dal cugino Lorenzo di Pierfrancesco, al tempo della repubblica, per continuare poi con la commissione della facciata per la chiesa di San Lorenzo (1516-1520) da parte di Giovanni, secondogenito del Magnifico, e papa col nome di Leone X. Questa commessa non sarebbe stata portata a compimento per il sopraggiungere di nuovi incarichi da parte dei Medici come la costruzione della Sagrestia Nuova e la sua decorazione scultorea, e la realizzazione della Libreria Laurenziana (1520 – 1534), seguiti personalmente e tramite intermediari, dal cardinal Giulio de’ Medici, cugino del papa e, a sua volta, dal 1523, pontefice col nome di Clemente VII.

Nel 1534 il Buonarroti avrebbe lasciato per sempre Firenze per trasferirsi a Roma al servizio dei papi. A niente sarebbero valsi i ripetuti tentativi da parte del duca Cosimo I de’ Medici per farlo ritornare. Ne danno conto diverse lettere, di quelle esposte, alcune delle quali, eccezionalmente, scritte dal sovrano. Fra di esse si segnala quella del Vasari, del 1563, in cui dà notizia della fondazione dell’Accademia delle Arti del Disegno e del ruolo di capo spirituale e artistico attribuito all’anziano artista.

Una vicenda a parte è costituita dalla commissione conferita a Michelangelo, negli anni sessanta, da parte di Caterina de’ Medici di un monumento equestre in bronzo del consorte Enrico II, re di Francia, morto a seguito di un incidente di torneo. L’artista, ormai anziano, delegò la commessa, che non andò a buon fine, al devoto amico e collaboratore Daniele da Volterra, malato e morto due anni dopo di lui.

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