Marco Polo in a Tartar outfit (Work available under Creative Commons agreement. Wikicommons/Giovanni Grevembroch - Scanned from "Coureurs des mers, Poivre d'Arvor." Public Domain)

The greatest cultural legacy of Italy is its millennia-long history of intersections, contaminations, influences, mixtures, invasions, immigrations, emigrations, returns, travels, and contacts. From its role as an expansive power to becoming a coveted conquest target, the Italian peninsula has historically been a crucible where peoples, cultures, and civilizations merged and transformed. The Roman Empire, a quintessential symbol of Italian heritage, itself was a culmination of influences from various civilizations such as the Villanovians, the Terramare culture, the Samnites, the Sabines, the Etruscans, the Ligurians, the Camunni, the Celts, the Siculi, the Dauni, alongside the enriching contributions from Greek settlements in Magna Graecia and the bustling life of its coastal enclaves. Furthermore, Italy’s vibrant trade networks spanned a multicultural Mediterranean, engaging with Phoenicians, Carthaginians, Egyptians, and Mesopotamians, making commerce a cornerstone of cultural exchange.

The origins of what we now recognize as Italian history were a complex and dynamic amalgamation, a colorful mosaic filled with the dialects, customs, and traditions of countless tribes, ethnic groups, and distinct cities. The influence of the Etruscans, for example, who were among the last of Rome’s seven kings, demonstrates the sophistication of Italic civilizations. Their architectural innovation, such as the use of the arch, was later adopted and popularized by Rome in its aqueducts, triumphal arches, and amphitheaters. This happened centuries before Rome’s expansionist ambitions led it to the Punic Wars.

The roots of many words in today’s Italian reveal the depth of historical contacts and journeys. Merchants, inherently multilingual and skilled in diplomacy, were pivotal in bridging distant cultures. They not only traded goods like carpets, spices, and ceramics but also exchanged words that conveyed the customs and traditions of far-flung societies, enriching both culinary and cultural landscapes. Among these intrepid traders who ventured beyond known frontiers, Marco Polo is emblematic.

Seven centuries ago, Polo’s extraordinary account of his travels to the Far East, documented in Il Milione, offers a profound ethnographic contribution to Italy’s rich historical narrative, highlighting a pivotal chapter of intercultural engagement foundational to Italian civilization itself.

In the 13th century, Venice emerged as the heart of the Mediterranean: its ships navigated the Adriatic, skirting the Croatian and Greek coasts, venturing as far as the Black Sea, Crete, Cyprus, and the lands of the Crusades, all the way to Egypt, epitomizing the city’s central role in the Mediterranean trade and cultural exchange.

During the nearly twenty years Marco Polo spent in China, along with the many spent journeying there and back, he gathered an immense amount of information, unimaginably vast. Had he possessed a camera, we would have witnessed a breathtaking world! He traversed diverse landscapes, encountered various peoples, observed unique customs, and discovered traditions—an impressive kaleidoscope of experiences. Rustichello da Pisa, who transcribed Marco’s accounts during their imprisonment, gifted us with the brilliant intuition not to let this rare and precious knowledge scatter. He provided not just an encyclopedic understanding of medieval Asia but a wealth of insights that, from that moment on, became part of the Western world’s heritage. The publication of his accounts initiated a seismic shift in worldview two centuries before Columbus voyaged to America, themselves inspired by Il Milione: his work reshaped global perspectives, expanded horizons, and rerouted trade pathways. It significantly impacted navigation practices, revolutionized cartography and geographical understanding, and ushered in new technological and naturalistic insights. Through these contributions, Marco Polo’s legacy offered remarkable revelations and substantially enriched the collective knowledge of the time.

The ensuing contacts, the relationships forged along the Silk Road, and the paths taken by other merchants along the North African, Iberian, and French coasts, or northward to the chilly harbors of Antwerp, Hamburg, and Amsterdam, built a foundation of connections that became cornerstones of the peninsular culture. In a world already experiencing a primitive form of globalization, merchants served as economic vectors and crucial agents of cultural “upgrades.” Through their trade, interactions between peoples became more frequent and stable, weaving a rich, varied, and full tapestry that gradually forged the immensely rich culture upon which Italy has been rooted for millennia.

La più grande eredità culturale italiana è la sua millenaria storia di incroci, contaminazioni, influenze, meticciati, invasioni, immigrazioni, emigrazioni e ritorni, viaggi e contatti. Dall’espansionismo all’essere luogo privilegiato di conquista, la Penisola è sempre stata terra di attraversamento e fusione di genti, culture e civiltà. Lo stesso glorioso Impero Romano, simbolo classico delle origini italiche, era nato assorbendo e rielaborando civiltà precedenti, dai Villanoviani ai Terramaricoli, dai Sanniti ai Sabini, dagli Etruschi ai Liguri, dai Camuni ai Celti, dai Siculi ai Dauni, senza dimenticare i nobili lasciti greci e quelli della florida vita che si sviluppava negli insediamenti costieri della Magna Grecia, per non parlare dei contatti commerciali con un Mediterraneo dalla geografia multiculturale: Fenici, Cartaginesi, Egizi, Traci e Macedoni, popoli mesopotamici e anatolici. Gli scambi commerciali furono il motore precipuo di tutti i contatti con Africa, Medioriente, Mezzaluna fertile e le terre orientali dalle origini plurisecolari.

Quella che si considera l’inizio della storia italiana era già un ensemble articolato e vivace, una tavolozza di colori piena di influenze e lasciti, dialetti, usi e costumi di migliaia di tribù, gruppi etnici e città diverse. Basti ricordare che gli ultimi tre dei sette re di Roma erano etruschi, raffinata civiltà italica che per esempio consegnò le costruzioni ad arco ai futuri dominatori del mondo antico che ne fecero ampio uso in acquedotti, archi di trionfo e anfiteatri, e questo tre secoli prima che Roma iniziasse le guerre puniche che segnano l’inizio della fase espansionistica.

L’etimologia di moltissime parole di uso comune ancora oggi, rivela quante tracce di contatti e viaggi ci sono nel nostro vocabolario. I commercianti sono sempre stati poliglotti e ottimi interpreti delle relazioni diplomatiche, capaci di relazionarsi con popoli lontani e di riportare a casa, con tappeti, spezi e ceramiche, parole che raccontavano altri costumi e tradizioni lontane, tanto culinarie quanto sociali e culturali. Fra questi mercanti, intrepidi e coraggiosi, che per scambiare merci e prodotti sfidarono centinaia di Colonne d’Ercole, molto prima di solcare l’Atlantico sulle caravelle guidate da Colombo, va annoverato Marco Polo. 

Settecento anni fa, descrisse con la sua mirabilante avventura nell’estremo Oriente, narrata nel Milione, il più bel libro etnografico che il ricco passato italico ci regala, una delle pagine più interessanti di incontro interculturale che stanno alla base dell’intera civiltà italiana. 

Venezia nel 1200 era un cuore pulsante nel Mediterraneo. Navi che solcavano l’Adriatico scendendo lungo le coste croate e greche prima di toccare i porti del Mar Nero, Creta, Cipro, le terre delle Crociate, fino all’Egitto. 

Nei quasi vent’anni vissuti in Cina e nei tanti spesi per andare e tornare, raccolse una quantità enorme di informazioni. Perfino difficile da immaginare: se solo avesse avuto una macchina fotografica, avremmo visto un mondo pazzesco! Attraversò luoghi, incontrò popoli, vide usanze, conobbe costumi e tradizioni, un caleidoscopio impressionante di emozioni. Rustichello da Pisa che trascrisse i racconti di Marco durante gli anni della prigionia, ci regalò nell’intuizione felicissima di non disperdere quel raro e preziosissimo sapere, non solo una conoscenza enciclopedica dell’Asia medievale ma quel bagaglio di conoscenze che da quel momento in poi entrarono a far parte del patrimonio del mondo occidentale. La divulgazione dell’opera fece, duecento anni prima, quella rivoluzione che poi il mondo vivrà dopo la scoperta dell’America con Colombo, che proprio al Milione sì ispirò: ribaltò le prospettive, allargò gli orizzonti, spostò le rotte commerciali, influenzò la navigazione, cambiò la cartografia e la geografia, portò nuove conoscenze tecnologiche e naturalistiche, un sapere sorprendente e un importante arricchimento collettivo. 

Tutti i contatti che seguirono, le relazioni che si costruirono sulla Via della Seta, come le rotte percorse da altri mercanti sulle coste nordafricane, iberiche e francesi, o a Nord, verso i freddi porti di Anversa, Amburgo e Amsterdam, costruirono quel patrimonio di relazioni che divennero pietre fondative della cultura peninsulare. In un mondo che a suo modo viveva già una primitiva forma di internazionalizzazione, i mercanti erano vettori economici ma anche importanti strumenti di “upgrade” culturale. Grazie ai loro traffici, i contatti fra i popoli divennero sempre più frequenti e stabili e le tante influenze finirono per tessere una trama variegata, ricca e piena, che poco alla volta hanno costruito la ricchissima cultura in cui da millenni affonda le radici l’Italia. 

 


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