Even in a country like Italy blessed with immense beauty, the Aeolian Islands are a standout destination.
The Aeolian archipelago – a group of seven islands and five islets afloat in the Tyrrhenian Sea off the coast of Sicily – was named after the Greek god Aeolus, “the keeper of the winds,” by Greek settlers. Today, it still offers impressive crystalline deep blue waters and much more.
Astonishingly beautiful, Lipari, Vulcano, Panarea, Stromboli, Salina, Filicudi and Alicudi are a slice of paradise that emerged 500,000 years ago. The origin is volcanic.
Designated a UNESCO World Heritage Site in 2000, the Islands have provided the science of volcanology with examples of two types of eruptions: Strombolian and Vulcanian.
Year after year, the Aeolian Islands continue to be awarded the international Blue Flag certification that denotes the gold standard for the quality of water, beaches and environmental excellence.
Lipari is the largest island. It is idyllic and family friendly, with a sizeable town of the same name just a 50-minute hydrofoil ride from the Sicilian port of Milazzo.
Its ancient Greek name, Lipàra, translates as “the fertile.” In the 1st century BC, Greek historian Diodorus of Sicily considered Lipari a home of plenty, bountiful in fish and fruits.
Today, it is also home to charming hospitality, besides being the ideal starting point for exploring the other islands.
I spent an entire day visiting one of the Mediterranean’s most stunning archeological museums, Museo Archeologico Regionale Eoliano Bernabò Brea. Nestled in the heart of the ancient citadel, it features six millennia of island history. Obsidian tools and floor-to-ceiling assemblages of amphorae salvaged from local shipwrecks share the stage with an unrivaled collection of miniature Greek theatrical masks and ceramics.
The cathedral stands close by. A fine example of 17th century baroque architecture, it is dedicated to St Bartholomew, apostle of Jesus and patron saint of the entire archipelago. A silver statue of the saint dominates the interior, his flayed skin tucked under his arm. He was martyred in Armenia and later his sarcophagus was transported to Lipari.
A Benedictine cloister to the right of the main entrance of the cathedral dates back to the 12th century. It is what remains of the original Norman cathedral.
Part of the town’s action centers at the harbor and the fun Corso Vittorio Emanuele II and Via Garibaldi, both bustling commercial hubs.
The long black pebble beach in the hamlet of Canneto makes fall you in love with the island’s raw beauty.
The volcanoes in the northeastern part of Lipari spewed immense masses of pumice during ancient eruptions. Pumice business was the major economic activity for centuries until 2007 when the mining stopped.
In ancient Rome, Lipari pumice was used in the construction of thermal baths and temples, while in modern times, lightweight pumice bricks were exported to the US.
Former pumice workers told me proudly that a great deal of “their” pumice was used in the building of the skyscrapers of New York.
They sit on chairs facing the lungomare Marina Garibaldi. They talk to one another and keep an eye on things. I loved listening to them at sunset. They shared their stories of toil and sacrifice.
Edoardo stands alone on the corner with Via Mussolinia. Though now aged and stuck in a slow walk, his eyes sparkle with gentleness. “Each day I carried hundredweights of pumice sand on my back,” he says timidly.
One day I took a 10-minute bus ride to the hamlet of Acquacalda. There is something eerie and fascinating about these huge disused pumice quarries straddling the road to Acquacalda.This post-industrial landscape tells the story of a more glorious time in shaping the modern world. Lipari pumice was widely used in stone washing the best American denim jeans.
On my way home to Canneto, I stopped at the white beach of Porticello for a swim. White pumice sands surrounded by volcanic rocks on one side kiss blue waters on the other. Snorkeling here brings you face to face with coral gardens.
“Pumice is the color of Lipari, an important element of Aeolian architecture. And to me working with local materials is doubly poetic,” says Paolo Mezzapica, a visual artist from Canneto.
The whole island enraptures you: Arab-style palm courtyards, a luxuriant vegetation of palm trees, banana trees, hibiscus, bougainvilleas. Orchards of malvasia grapes line the mountainside.
And think that this paradise was known as “devil’s island” when the Duce deported many of his political adversaries here in the 1930s. Leonida Bongiorno, a local communist leader, helped some deportees to escape. Mussolini’s eldest child Edda Ciano fell in love with him.
She was previously married to Galeazzo Ciano, a loyal fascist who rose to become foreign minister. He was eventually executed by his father-in-law after dissenting in July 1943.
After the fascist regime fell, Edda was held in detention on the island, where she met Leonida.
The illicit love affair was revealed by Leonida’s son Edoardo in 2009.
When Edda was released from Lipari in June 1946, she begged his lover to “Come and live with me. Don’t abandon the happiness that God is offering you.” But he had by then changed his mind.
Persino in un Paese benedetto da immensa bellezza come è l’Italia, le Isole Eolie sono una destinazione da non perdere. L’arcipelago delle Eolie – un gruppo di sette isole e cinque isolotti nel Mar Tirreno al largo della Sicilia – prende il nome dal dio greco Eolo, “il guardiano dei venti”, dai coloni greci. Oggi offre impressionanti acque cristalline blu scuro e molto altro ancora.
Sorprendentemente belle, Lipari, Vulcano, Panarea, Stromboli, Salina, Filicudi e Alicudi sono una fetta di paradiso emersa 500.000 anni fa. L’origine è vulcanica. Designate patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 2000, le isole hanno dato alla vulcanologia esempio di due tipi di eruzioni: stromboliana e vulcaniana. Anno dopo anno, le Isole Eolie continuano ad ottenere la certificazione internazionale della Bandiera Blu che denota il massimo standard per la qualità dell’acqua, delle spiagge e dell’eccellenza ambientale.
Lipari è l’isola più grande. È idilliaca e adatta alle famiglie, con una grande città che porta lo stesso nome a soli 50 minuti di aliscafo dal porto siciliano di Milazzo. Il suo antico nome greco, Lipàra, si traduce come “la fertile”.
Nel I secolo a.C., lo storico greco Diodoro di Sicilia considerava Lipari terra di abbondanza, ricca di pesci e frutti. Oggi ha anche un’affascinante ospitalità, oltre ad essere il punto di partenza ideale per esplorare le altre isole. Ho passato un’intera giornata a visitare uno dei musei archeologici più belli del Mediterraneo, il Museo Archeologico Regionale Eoliano Bernabò Brea. Immerso nel cuore dell’antica cittadella, vanta sei millenni di storia dell’isola. Strumenti di ossidiana e assemblaggi da cima a fondo di anfore recuperate da relitti locali, condividono il palcoscenico con una collezione ineguagliabile di ceramiche e maschere teatrali greche in miniatura. La cattedrale si trova nelle vicinanze.
Bell’esempio di architettura barocca del XVII secolo, è dedicata a San Bartolomeo, apostolo di Gesù e patrono di tutto l’arcipelago. Una statua in argento del santo domina l’interno, con la pelle scorticata infilata sotto il braccio. Fu martirizzato in Armenia e in seguito il suo sarcofago fu trasportato a Lipari. Un chiostro benedettino a destra dell’ingresso principale della cattedrale risale al 12° secolo. È ciò che rimane dell’originale cattedrale normanna.
I centri vitali della città presso il porto, il vivace Corso Vittorio Emanuele II e Via Garibaldi, sono animati da centri commerciali. La lunga spiaggia di ciottoli neri nel borgo di Canneto ti fa innamorare della bellezza selvaggia dell’isola.
I vulcani nella parte nord orientale di Lipari hanno fatto emergere immense masse di pomice durante le antiche eruzioni. Le attività legate alla pomice hanno costituito la principale attività economica per secoli fino al 2007, quando l’attività mineraria è cessata. Nell’antica Roma, la pomice di Lipari veniva utilizzata nella costruzione di bagni termali e templi, mentre in epoca moderna i leggeri mattoni di pomice venivano esportati negli Stati Uniti. Gli ex lavoratori di pomice mi hanno detto con orgoglio che una grande quantità della “loro” pomice è stata utilizzata nella costruzione dei grattacieli di New York. Si siedono sulle sedie di fronte al lungomare Marina Garibaldi. Parlano tra loro e tengono d’occhio le cose. Mi è piaciuto ascoltarli al tramonto.
Hanno condiviso le loro storie di fatica e sacrificio. Edoardo sta da solo all’angolo con Via Mussolinia. Sebbene ora sia invecchiato e bloccato in una lenta camminata, i suoi occhi brillano di dolcezza. “Ogni giorno portavo centinaia di chili di sabbia pomice sulla schiena”, dice timidamente. Un giorno ho fatto un giro in autobus di 10 minuti fino alla frazione di Acquacalda. C’è qualcosa di misterioso e affascinante in queste enormi cave di pomice in disuso a cavallo della strada per Acquacalda. Questo paesaggio postindustriale racconta la storia di un periodo glorioso nel plasmare il mondo moderno. La pomice di Lipari era ampiamente usata come pietra per lavare i migliori jeans americani.
Sulla via di casa per Canneto, mi sono fermata a fare una nuotata nella bianca spiaggia di Porticello. Sabbie bianche di pomice circondate da rocce vulcaniche da un lato baciano le acque blu dall’altro. Fare snorkeling qui ti porta faccia a faccia con i giardini di corallo. “La pomice è il colore di Lipari, un elemento importante dell’architettura eoliana. E per me lavorare con materiali locali è doppiamente poetico”, afferma Paolo Mezzapica, artista visivo di Canneto. L’intera isola ti rapisce: cortili di palme in stile arabo, una lussureggiante vegetazione di palme, banani, ibiscus, bouganville. Frutteti di uva malvasia fiancheggiano la montagna. E pensare che questo paradiso era conosciuto come “l’isola del diavolo” quando il Duce deportò qui molti dei suoi avversari politici negli anni ’30. Leonida Bongiorno, leader comunista locale, aiutò alcuni deportati a fuggire. La primogenita di Mussolini, Edda Ciano, si innamorò di lui. In precedenza era stata sposata con Galeazzo Ciano, fedele fascista diventato ministro degli Esteri. Fu infine giustiziato dal suocero dopo averlo rinnegato nel luglio del 1943.
Dopo la caduta del regime fascista, Edda fu tenuta in detenzione sull’isola, dove incontrò Leonida. L’amore illecito è stato rivelato dal figlio di Leonida, Edoardo, nel 2009.
Quando Edda fu rilasciata da Lipari nel giugno 1946, implorò il suo amante: “Vieni a vivere con me. Non abbandonare la felicità che Dio ti sta offrendo”. Ma a quel punto fu lui ad aver cambiato idea.
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