Samantha Cristoforetti is in Space right now (Photo: Vicspacewalker/Dreamstime)

Last week, eight years after her first historical mission, our Samantha Cristoforetti – lovingly known as Astro Samantha – returned to Space. At 9.52 a.m. Italian time, on the 27th of April, SpaceX’s Freedom brought her, and three other astronauts, to the ISS.

But Italy’s love story with Space didn’t start with Samantha. If you think of it, we’ve been mingling with the stars above since the times of Galileo. Today, though, we don’t want to go all the way back to Renaissance, but focus on the country’s 20th and 21st-century contribution to the “space race.” Nothing like what the US did, perhaps, but significant nonetheless, as the regular presence of our astronauts in important international missions shows.

Our long-term relationship with Space started in 1962 when, thanks to the vision of Luigi Boglio, the Progetto San Marco was born, founded on the collaboration between the Italian Air Force (Aeronautica Militare Italiana) and the CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), our national research council, with the support of NASA. On the 15th of December 1964, the San Marco Satellite enters the Earth’s orbit, making of Italy the 5th country in the world – after USSR, USA, Great Britain, and Canada – to enter the Space race. The San Marco Program was to last until 1980.

In 1975, Italy is one of the founding countries of the European Space Agency, which marks the beginning of a long string of collaborations with NASA, especially thanks to SpaceLab, a lab module designed by ESA to be used on the Shuttle. This meant that European astronauts could take part in NASA missions and brought to the selection, in 1978, of the first Old Continent’s Space travelers: among them, there was also an Italian, Franco Malerba.

Some 13 years after the creation of ESA, Italy founds its own space agency, the Agenzia Spaziale Italiana (ASI): thanks to it, the dream of young scientists to be astronauts could become true more easily, as the agency was to increase the number of specialists to work in Space. The first project in which ASI took part was the Tethered Satellite System (TSS), developed with NASA. In Italy, the project was known by a pretty funny name, il satellite al guinzaglio,  “the satellite on a leash,” because of its peculiar structure.

It was only a matter of time for the first Italian astronaut to fly to Space: in 1992, Franco Malerba spent almost 8 days in orbit, as part of the STS-46 mission that took off from the Kennedy Space Center on the 31st of July: the mission wasn’t a complete success, though, because of some technical issues that plagued it since its very beginning. This didn’t discourage ASI, which kept its collaboration with NASA going. 

But the opportunities for our astronauts to make the voyage increased also thanks to ESA’s continuous work, which brought to the fore another Italian, Maurizio Cheli. It’s him, along with Umberto Guidoni, who traveled to Space on board of the TSS-1R, the second TSS flight, during the STS-75 Shuttle Columbia mission: in 15 days the two Italians, along with other astronauts, carried out all the experiments they had planned. This time, the mission was a complete success.

Italian astronaut Luca Parmitano (Photo: Gianni Pasquini/Dreamstime)

The 1990s are pivotal in the history of Italian and European Space research thanks to the creation of the International Space Station, or ISS. In those years, ESA had developed the Columbus space lab, which was eventually integrated into the ISS: with the cargo shuttle ATV, it was the most significant European contribution to the ISS. Columbus had a very noticeable Italian accent, because its structure, its micro-meteorite protection system, and its thermal and environmental control system were all developed in Italy. In the meanwhile, the collaboration with NASA was still going strong: thanks to a bilateral agreement, ASI constructed three Multi-Purpose Logistic Modules (MLPM) called Leonardo, Raffaello, and Donatello.

And so, considering the strong involvement of the country’s researchers and scientists both with ESA and NASA, it’s not surprising to learn that the first European astronaut on board of the ISS was an Italian, Umberto Guidoni: it was the 21st of April 2001. In the early to mid-2000s, ESA continued its work with NASA and began collaborating with the Russian space agency, Roscosmos. In 2005, the Regione Lazio and the Italian Ministry of Defense sponsored the ESA’s “Eneide” mission, which brought astronauts to the ISS for a 10-days stay.

However, it is the ties between ASI and NASA, and the increasingly important contribution of Italy to ESA that made the difference in the most recent years. During the fourth ESA astronauts selection, two Italians – two names we all know well – made it into the European contingent, Luca Parmitano and Samantha Cristoforetti. Everything else is current history. From Parmitano’s 2019 Soyuz MS-13 mission to Cristoforetti’s recent departure, Italian science and research are finally enjoying a spotlight, quite literally, among the stars.

La scorsa settimana, otto anni dopo la sua prima storica missione, la nostra Samantha Cristoforetti – affettuosamente conosciuta come Astro Samantha – è tornata nello Spazio. Alle 9.52 ora italiana, il 27 aprile, la Freedom di SpaceX ha portato lei e altri tre astronauti sulla ISS.

Ma la storia d’amore dell’Italia con lo Spazio non è iniziata con Samantha. Se ci pensate, è dai tempi di Galileo che ci mescoliamo con le stelle sopra di noi. Oggi, però, non vogliamo tornare indietro fino al Rinascimento, ma concentrarci sul contributo del 20° e 21° secolo alla “corsa allo spazio”. Niente di paragonabile a quanto fatto dagli Stati Uniti, forse, ma è comunque significativo, come dimostra la regolare presenza dei nostri astronauti in importanti missioni internazionali.

Il nostro rapporto a lungo termine con lo Spazio inizia nel 1962 quando, grazie alla visione di Luigi Boglio, nasce il Progetto San Marco, fondato sulla collaborazione tra l’Aeronautica Militare Italiana e il CNR, il nostro Consiglio Nazionale delle Ricerche, con il supporto della NASA. Il 15 dicembre 1964, il satellite San Marco entrò nell’orbita terrestre, facendo dell’Italia il quinto Paese al mondo – dopo URSS, USA, Gran Bretagna e Canada – ad entrare nella corsa allo spazio. Il programma San Marco durerà fino al 1980.

Nel 1975, l’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea, che segna l’inizio di una lunga serie di collaborazioni con la NASA, soprattutto grazie allo SpaceLab, un modulo di laboratorio progettato dall’ESA per essere utilizzato sullo Shuttle. Questo fece sì che gli astronauti europei potessero partecipare alle missioni della NASA e portò alla selezione, nel 1978, dei primi cosmonauti del Vecchio Continente: tra questi, c’era anche un italiano, Franco Malerba.

Circa 13 anni dopo la creazione dell’ESA, l’Italia fondò la propria agenzia spaziale, l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI): grazie ad essa, il sogno dei giovani scienziati di essere astronauti poteva diventare più facilmente realtà, in quanto l’agenzia doveva aumentare il numero degli specialisti per lavorare nello Spazio. Il primo progetto a cui partecipò l’ASI fu il Tethered Satellite System (TSS), sviluppato con la NASA. In Italia, il progetto era conosciuto con un nome piuttosto buffo, il satellite al guinzaglio, a causa della sua particolare struttura.

Volare nello spazio fu solo una questione di tempo per il primo astronauta italiano: nel 1992, Franco Malerba trascorse quasi 8 giorni in orbita, come componente della missione STS-46 che decollò dal Kennedy Space Center il 31 luglio: la missione non fu però un completo successo, a causa di alcuni problemi tecnici che la tormentarono fin dall’inizio. Questo non ha scoraggiato l’ASI, che ha continuato la sua collaborazione con la NASA.

Ma le possibilità per i nostri astronauti di compiere il viaggio sono aumentate anche grazie al continuo lavoro dell’ESA, che ha portato alla ribalta un altro italiano, Maurizio Cheli. È lui, insieme a Umberto Guidoni, che ha viaggiato nello Spazio a bordo del TSS-1R, il secondo volo TSS, durante la missione STS-75 Shuttle Columbia: in 15 giorni i due italiani, insieme ad altri astronauti, hanno effettuato tutti gli esperimenti previsti. Questa volta la missione fu un successo completo.

Gli anni ’90 sono stati fondamentali nella storia della ricerca spaziale italiana ed europea grazie alla creazione della Stazione Spaziale Internazionale, o ISS. In quegli anni, l’ESA aveva sviluppato il laboratorio spaziale Columbus, che alla fine fu integrato nella ISS: con la navetta cargo ATV, fu il più significativo contributo europeo alla ISS. Columbus aveva un accento italiano molto evidente, perché la sua struttura, il suo sistema di protezione dai micro-meteoriti e il suo sistema di controllo termico e ambientale erano tutti sviluppati in Italia. Nel frattempo, la collaborazione con la NASA continuava: grazie a un accordo bilaterale, l’ASI costruì tre Moduli Logistici Multiuso (MLPM) chiamati Leonardo, Raffaello e Donatello.

E così, considerando il forte coinvolgimento dei ricercatori e degli scienziati del Paese sia con l’ESA che con la NASA, non sorprende sapere che il primo astronauta europeo a bordo della ISS fu un italiano, Umberto Guidoni: era il 21 aprile 2001. All’inizio e alla metà degli anni 2000, l’ESA ha continuato il suo lavoro con la NASA e ha iniziato a collaborare con l’agenzia spaziale russa, Roscosmos. Nel 2005, la Regione Lazio e il Ministero della Difesa italiano hanno sponsorizzato la missione “Eneide” dell’ESA, che ha portato gli astronauti sulla ISS per un soggiorno di 10 giorni.

Tuttavia, è il legame tra ASI e NASA, e il contributo sempre più importante dell’Italia all’ESA, che ha fatto la differenza negli anni più recenti. Durante la quarta selezione degli astronauti ESA, due italiani – due nomi che tutti conosciamo bene – sono entrati nel contingente europeo: Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti. Tutto il resto è storia recente. Dalla missione Soyuz MS-13 del 2019 di Parmitano alla recente partenza della Cristoforetti, la scienza e la ricerca italiane stanno finalmente godendo di un posto, è davvero il caso di dire, stellare.


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