Marco Regina, the Italian animator who got a statuette at this year's Oscars (Photo courtesy of Marco Regina)

Italy took center stage at this year’s edition of the Oscars, thanks to animation cinema. Credit goes to Marco Regina – the head of animation for The Windshield Wiper – who won a more-than-deserved award for the short, which he dedicated to love, the thread connecting all forms of human expression. But we must also thank Enrico Casarosa who, with Luca, was nominated for Best Animated Feature, after having been nominated once already, in 2011, for the animated short La Luna. 

Regina and Casarosa spearhead a creative sector that, in Italy, has been more and more innovative and lively, and supported by a growing and passionate public. What’s interesting is that while Casarosa – who is from Genoa – had to study at New York’s Fashion Institute of Technology because there weren’t many options to study animation in Italy back in the 1990s, the situation today is very different. Even if they are not as prestigious as the French, the English, or the American, there are very good schools in Italy, if you want to have a career in the world of animation and special effects, which confirms the sector’s growth. Some examples: the Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino, the most renowned of all animation schools in the country; the Istituto Italiano di Design di Roma e Milano, which focuses on 3-D animation, useful for lighters, riggers, modelers of movies and TV series, for videogame designers and experts in post-production and special effects. Always in Rome, we must mention the Rainbow Academy, perhaps the most important animation studio in the country, home to Winx (the cartoon debuted in 2004 and reached this year its eighth season), but also to Mia and Me, a series sold in 50 countries. Winx, a series dedicated to Bloom, a young fairy leader of the Winx Club, and her five friends, generated a franchise that includes comics, three CGI movies, four TV movies, two spin-offs, one live-action version, several tours, a magazine, and a large merchandise empire. This is without even taking into account the TV series, incredibly successful in 150 countries. 

Behind the success of these little fairies, or better, behind the creation of what can be almost considered a cult for many young girls and teens, is the mind of Iginio Staffi, founder of the Gruppo Rainbow, who managed, in the past 25 years, to bring Italian animation into the international arena. If the Winx Club is, today, a classic of the Group, which has been in production for more than 15 years, there are other projects to mention. The Italian global content company has become a world leader in the sector, thanks to its brands and its over 500 international licenses – from publishing to toys, to consumer products in general – which made it one of the top 15 world licensors.

The success of Gruppo Rainbow and our animation at the Academy Awards show how far Italian animation has gone, but we shouldn’t forget where it all began. 

Manfredo Manfredi is a historical master of Italian animation, famous for the drawings he made for Carosello, a beloved show that aired for 20 years, from 1957 to 1977. 45 years ago, Carosello won the Ottawa International Animation Festival and was nominated to the Oscars for best short animated feature with Dedalo. But Italy’s first animations date back to the beginning of the ‘900s. In 1914, an animated sequence of puppets recorded in stop-motion was used in Giovanni Pastrone’s Cabiria, considered the masterpiece of Italian silent cinema. It was also the first Italian movie to be screened at the White House and, in New York, it remained in cinemas for almost a year. A couple of years later, Segundo Chomòn and Giovanni Pastrone’ s The War and the Dream of Momi was released. Here, puppet animation takes its first steps, with incredibly fluid and contemporary results.

We’ve come a long way from those childish, almost home-crafted, but incredibly poetic attempts. Today, the animation sector in Italy counts 6.000 workers and makes a yearly revenue of about 180 million euro. It is a sector supported through the development of technological innovation and the hybridization of animation techniques, but also by the creation of projects that are no longer exclusively targeted at children. 

Italia protagonista agli Oscar 2022 grazie al cinema d’animazione. Il merito è di Marco Regina, capo animazione di “The Windshield Wiper”, che si è aggiudicato una meritatissima statuetta per il suo cortometraggio d’animazione sull’amore, fil rouge di ogni espressione umana, ma anche di Enrico Casarosa che ha incassato la nomination al miglior film d’animazione con il lungometraggio “Luca”, dopo aver ottenuto la sua prima candidatura per il miglior corto con “La luna” già nel 2011.

Regina e Casarosa sono due punte di diamante di un settore creativo che in Italia si dimostra sempre più innovativo, vitale e ricercato, peraltro sostenuto da un pubblico crescente, attento e appassionato. Cosa forse più interessante è che se il genovese Casarosa ha dovuto studiare a New York, al Fashion Institute of Technology, perché negli anni ’90 era difficile trovare corsi di animazione in Italia, oggi la situazione è molto diversa. Anche se non sono ancora prestigiosi come quelli francesi, inglesi o americani, in Italia ci sono ottimi centri dove formarsi per tutte le professionalità del mondo dell’animazione e degli effetti speciali, a conferma di un settore in crescita. Ne sono esempio il Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino, l’istituzione più prestigiosa per studiare animazione in Italia, o l’Istituto Italiano di Design di Roma e Milano che all’animazione tradizionale ha preferito il 3D utile per lighter, rigger e modellatori di film e serie tv, design di videogiochi, post-produzione cinematografica ed effetti speciali. Restando a Roma non si può non citare la Rainbow Academy che è forse il principale studio di animazione in Italia, se è vero che può contare sul successo costruito dalle “Winx” (il debutto risale al 2004 e il cartoon è arrivato all’8° stagione) ma anche da “Mia and me” (serie venduta in 50 Paesi). Il cartone animato che racconta la storia e le avventure di una giovane fata chiamata Bloom, leader del Winx Club e di altre 5 fatine, ha generato un vero e proprio franchise al quale appartengono un omonimo fumetto, una trilogia di film d’animazione in CGI, quattro film per la tv, due spin-off, un adattamento live-action, svariati tour, un magazine e un ampio reparto di merchandising, senza dimenticare il gigantesco successo della serie televisiva distribuita in 150 Paesi.

Dietro al successo delle fate, o meglio dietro a questo vero e proprio cult di bambine e adolescenti, c’è Iginio Straffi fondatore del Gruppo Rainbow, che negli ultimi 25 anni ha portato l’animazione Made in Italy alla ribalta mondiale. Se il Winx Club è un classico che accompagna la Rainbow da oltre 15 anni, la global content company nel frattempo è diventata leader con i suoi brand che hanno all’attivo più di 500 licenze nel mondo in ogni categoria, dal mondo dell’editoria e dei giocattoli al consumer product in generale, raggiungendo la rosa dei primi quindici Top Licensor mondiali.

Questo case study, esattamente come i riconoscimenti dell’Academy, fanno capire dove arriva l’animazione italiana. Senza dimenticare da dove è partita.

Manfredo Manfredi è un maestro storico dell’animazione in Italia diventato famoso per i disegni realizzati per la sigla di Carosello, un amatissimo programma televisivo andato in onda tra il ’57 e il ’77, che addirittura 45 anni fa ottenne prima il Gran premio del cinema d’animazione d’Ottawa e poi la nomination all’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione con “Dedalo”. Ma i primi lavori risalgono addirittura agli inizi del Novecento. Nel 1914 fu realizzata una sequenza di pupazzi animati ripresi in stop-motion, come effetto speciale nel film muto “Cabiria” di Giovanni Pastrone, considerato il più grande colossal e il più famoso film italiano del cinema muto. È anche stato il primo film della storia ad essere proiettato alla Casa Bianca. A New York restò in cartellone per quasi un anno. E’ di un paio d’anni dopo “La guerra e il sogno di Momi” di Segundo de Chomón e Giovanni Pastrone. In questo film muto muovono i primi passi l’animazione di oggetti e di pupazzi sorprendendo per fluidità e perfezione.

Da quelle infantili, artigianali, ma anche poetiche sperimentazioni, molta strada è stata fatta se è vero che oggi l’animazione italiana è un comparto che conta 6 mila addetti e ha un fatturato annuo di circa 180 milioni di euro sostenuto dallo sviluppo di nuove piattaforme e canali di distribuzione, dall’innovazione tecnologica e dall’ibridazione delle tecniche di animazione ma soprattutto da progetti dedicati a target non più, obbligatoriamente, infantili.


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