You may have read that opera lirica has recently become a candidate to enter the UNESCO intangible world heritage: another great achievement for our beautiful country and for the world of music.
Yes, for our country, because opera as we know it today was born in Italy! When you think of it, it’s not that surprising and it’s also quite evident: most operas, even those composed by non-Italian artists, are in Italian. In fact, the link was – and remains – so strong, that many professional opera singers learn la bella lingua to excel in every performance.
To discover why Italy is considered the cradle of operatic music, we need to travel in time to the end of the 16th century and set our eyes on Florence. Not a difficult thing to do: Florence was, back then, just as beautiful as it is today.
You see, there was a man then, a count, called Giovanni Bardi. A man of the arts, one of those enlightened individuals who loved to entertain other like-minded intellectuals and artists in his salotto, to discuss poetry, music, literature, and fine arts while, we can guess, enjoying some deliciously inebriating Tuscan red wine. His group became so famous in town that it was known as the Camerata Fiorentina or Camerata dei Bardi, taking inspiration from the name of its patron and of the palace – Palazzo dei Bardi – where the meetings would take place.
In this lively and creative atmosphere, an idea took soon center stage: reviving the ancient and beloved art of Greek tragedy, where all forms of performing art – music, dancing, singing, and acting – merged together to create theatrical perfection. Or so Bardi and his friends thought, of course. Recitar cantando,“acting through singing” was their mantra, an idea that stood starkly against the singing tradition of those years, polyphony.
The idea, inspired as said by ancient Greek theatre, was simple: one voice singing verses, accompanied by music. At least initially, the settings were those popular in Classical poetry, which also enjoyed a certain revival in those decades, but filtered through the aesthetics and ideals of the Renaissance. Very importantly, singing was seen as a powerful way to deliver emotions more than anything else.
In the beginning, these favole pastorali, or“pastoral tales,” were a private affair, something the wealthy and cultivated friends of Bardi and his group would represent in the tranquility and glitz of their homes, for the eyes and ears of very selected few.
It is, however, from these early pastoral tales that opera comes. And, according to musicologists, it didn’t take too long for the trend to leave the privacy of aristocratic homes and reach theaters. Jacopo Peri’s Dafnewas probably first represented in 1598, with a libretto by Ottavio Rinuccini; of this early example of opera, however, we only have some music left. In 1600, the same authors presented Euridice: we know it was represented at Palazzo Pitti, in Florence. Shortly after, the new style became popular in Rome.
It is 1607, however, to be remembered as the official birth year of opera: it was then that Claudio Monteverdi’s Orfeo was represented for the first time, in Mantova. Orfeo, and even more so Monteverdi’s last work, the Incoronazione di Poppea (1643), set the standards and structure of the new genre and that’s why they are considered seminal in the history of opera. In them, for instance, we find the alternating between recitativo and aria, the first more narrative, albeit sung, the other more properly lyrical and musical. To give you an idea, those catchy opera tunes you know, like Nessun Dorma or Vissi d’Arte, are all arias.
Opera became popular in the peninsula in the 17th century, from North to South. We mentioned Florence, Mantova, and Rome, but we must talk about Venice, too: in 1637, the Serenissima became home to the first public theater for opera, which enabled everyone, from the aristocracy to commoners, to enjoy this new theatrical and musical genre. This, in turn, meant that composers and librettists had to take into account what people liked and enjoyed, what was… well… trendy. And so, off went ancient Greek themes and tragedy, and in came historical characters, love, and comedy. Great attention was also given to costumes and staging: opera as we know it today was finally here.
From our beloved peninsula, opera conquered the theaters of Europe, with great international composers, including Handel and Mozart, creating beautiful and unforgettable operatic works. Still today, Italy remains the cradle and the mother of bel canto.
Avrete letto che l’opera lirica è stata recentemente candidata a entrare nel patrimonio immateriale dell’umanità dell’UNESCO: un altro grande risultato per il nostro bel Paese e per il mondo della musica.
Sì, per il nostro Paese, perché l’opera come la conosciamo oggi è nata in Italia! A pensarci bene, non è poi così sorprendente ed è anche abbastanza evidente: la maggior parte delle opere, anche quelle composte da artisti non italiani, sono in italiano. In effetti, il legame era – e rimane – così forte che molti cantanti lirici professionisti imparano la bella lingua per eccellere in ogni rappresentazione.
Per scoprire perché l’Italia è considerata la culla della musica lirica, dobbiamo viaggiare nel tempo fino alla fine del XVI secolo e puntare gli occhi su Firenze. Non è una cosa difficile da fare: Firenze era, all’epoca, bella come lo è oggi.
Vedete, allora c’era un conte, chiamato Giovanni Bardi. Uomo d’arte, uno di quegli individui illuminati che amava intrattenere nel suo salotto altri intellettuali e artisti che la pensavano come lui, per discutere di poesia, musica, letteratura e belle arti mentre, possiamo immaginare, gustava del vino rosso toscano deliziosamente inebriante. Il suo gruppo divenne così famoso in città da essere conosciuto come Camerata Fiorentina o Camerata dei Bardi, ispirandosi al nome del suo mecenate e del palazzo – Palazzo dei Bardi – dove si svolgevano gli incontri.
In questa atmosfera vivace e creativa, un’idea si impose subito al centro dell’attenzione: far rivivere l’antica e amata arte della tragedia greca, dove tutte le forme di spettacolo – musica, danza, canto e recitazione – si fondevano insieme per creare la perfezione teatrale. O almeno così pensavano Bardi e i suoi amici. Recitar cantando, “recitare attraverso il canto” era il loro mantra, un’idea che si contrapponeva nettamente alla tradizione canora di quegli anni, la polifonia.
L’idea, ispirata come detto all’antico teatro greco, era semplice: una voce che canta versi, accompagnata dalla musica. Almeno inizialmente, le ambientazioni erano quelle popolari della poesia classica, che in quei decenni godeva anche di un certo revival, ma filtrate dall’estetica e dagli ideali del Rinascimento. Soprattutto, il canto era visto come un mezzo potente per trasmettere emozioni più di ogni altra cosa.
All’inizio, queste favole pastorali erano un affare privato, qualcosa che gli amici ricchi e colti di Bardi e del suo gruppo rappresentavano nella tranquillità e nello sfarzo delle loro case, per gli occhi e le orecchie di pochi eletti.
È tuttavia da questi primi racconti pastorali che nasce l’opera lirica. E, secondo i musicologi, non ci volle molto perché la tendenza uscisse dall’intimità delle case aristocratiche e raggiungesse i teatri. La Dafne di Jacopo Peri fu probabilmente rappresentata per la prima volta nel 1598, su libretto di Ottavio Rinuccini; di questo primo esempio di opera lirica, però, ci è rimasta solo la musica. Nel 1600, gli stessi autori presentarono Euridice: sappiamo che fu rappresentata a Palazzo Pitti, a Firenze. Poco dopo, il nuovo stile divenne popolare a Roma.
È il 1607, tuttavia, a essere ricordato come l’anno di nascita ufficiale dell’opera: fu allora che l’Orfeo di Claudio Monteverdi fu rappresentato per la prima volta, a Mantova. L’Orfeo, e ancor più l’ultima opera di Monteverdi, l’Incoronazione di Poppea (1643), stabilirono i canoni e la struttura del nuovo genere ed è per questo che sono considerati seminali nella storia dell’opera. In esse, ad esempio, troviamo l’alternanza tra recitativo e aria, il primo più narrativo, anche se cantato, l’altro più propriamente lirico e musicale. Per darvi un’idea, quelle melodie d’opera che conoscete, come Nessun Dorma o Vissi d’Arte, sono tutte arie.
L’opera lirica si diffuse nella penisola nel XVII secolo, da Nord a Sud. Abbiamo citato Firenze, Mantova e Roma, ma dobbiamo parlare anche di Venezia: nel 1637, la Serenissima divenne sede del primo teatro pubblico per l’opera, che permise a tutti, dall’aristocrazia ai popolani, di godere di questo nuovo genere teatrale e musicale. Questo, a sua volta, significò che compositori e librettisti dovevano tenere conto di ciò che piaceva e non piaceva alla gente, di ciò che era… beh… di moda. E così, abbandonati i temi e la tragedia greca, entrarono i personaggi storici, l’amore e la commedia. Grande attenzione venne data anche ai costumi e alla messa in scena: l’opera come la conosciamo oggi era finalmente arrivata.
Dalla nostra amata penisola, l’opera lirica conquistò i teatri d’Europa, con grandi compositori internazionali, tra cui Handel e Mozart, che crearono opere bellissime e indimenticabili. Ancora oggi l’Italia rimane la culla e la madre del bel canto.
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