What if Totò spoke as he ate these pasta? 

“Parla come mangi!” (speak as you eat!) is a common way to invite someone to speak in a simple manner and without using too many words. But do Italians really speak as they eat? Considering that we love our food, and that when people dare criticizing it, they really hit our Achilles’heel, the answer is yes: the way Italians speak is very refined and it does reflect our way of eating: all but frugal!

The Italian language is rich of sophisticated, yet frequently used expressions, of which we often ignore the cultural origin.

Let’s start with the very popular “Achilles heel” that I have just used. This mythological expression, present also in other languages,  hides a very special connection with Italy and echoes a very far past: the Trojans, rivals of the Achaeans in the Homeric poem the Iliad, led by Aeneas, reached Italy where they settled in.

Ancient mythology, especially Greek and Roman mythology, is an integral part of so many curious ways of saying (Copyright: Dreamstime)

Achilles, protagonist of the poem, embodies the ideal warrior: handsome, brave and proud. He is the son of a mortal man, Peleus, and of a marine goddess, Thetis. In the war against Troy (around 1250 BC and 1184 BC) he is the strongest warrior and his presence is decisive for the fate of the battle. However, his mother knew his fate was to die while fighting. So in order to protect him, she immersed him, as soon as he was born, in the waters of the Styx river. By doing so, she had made him invulnerable, but not in the heel she held him from. That’s why “Achilles heel” is the weak point par excellence.

The Italian language oozes with culture, especially Greek. Let’s analyze, for example, the common expression “è un’arpia” (he/she is an harpy), which means that a person is nasty. We all understand that, of course. But what is an harpy? And why do  Italians use the word  to indicate  someone bad?

Greek mythology gives us the answer: harpies are “robbers,” monstrous creatures with the face of a woman and the body of a bird. According to the ancient Greeks they were responsible when something disappeared and were those who took away life, reason for which they used to be depicted on graves. 

But it does not end there…

What if Totò spoke as he ate these pasta?

Let’s move to the positive expression, “baciato dalla fortuna” (kissed by luck). Once more, it comes from ancient Greece. There, fortune was embodied by Tyche, a marine deity and therefore, like the sea, it was considered unpredictable.

“Tu sei il mio mentore” (you are my mentor) means we consider someone our “trusted advisor,  our  wise master.” Let’s go back to Homer and his Odyssey: when Ulysses left Ithaca to go to war in Troy, he entrusted his young son Telemachus to the care of Mentor, son of his dear friend Alcinus, hence our expression in Italian.

Homer contributed to widen our vocabulary also with the expression “E’ come la tela di Penelope” (it is like Penelope’s shroud). Here, we refer to a situation, a job, a matter that is never accomplished or dragged along for a long time. The origin of the expression is linked to the famous Odyssey’s episode where, to escape a forced marriage during the long absence of her husband, Penelope, Ulysses’s wife, promised she would have married again only after finishing weaving a shroud. To keep faithful to her beloved, though, every night she would destroy what she had done during the day, extending endlessly her work.

Often, you may also hear Italians saying “tu sei come Priapo” (you are a Priapus). In Greek mythology, Priapus was the son of Zeus and of Aphrodite, the goddess of love. He was represented with a disproportionately large phallus, when compared to the rest of his body. This monstrosity was the  result of Hera’s revenge. The goddess, jealous of Zeus and Aphrodite’s adulterous relationship, took revenge giving their child a huge phallus. The cult of Priapus is associated with the agricultural world and with fertility and the expression usually refers to a man who is very active sexually and quite fiery under the sheets.

When Italians are nervous or angry, they often exclaims “ho un diavolo per capello” (“I have devils instead of hair). It is a disturbing scene, that’s true, but how much culture is behind this manner of speaking? A lot.

The expression may derive from Medusa, one of the three Gorgons according to Greek mythology. The Gorgons were believed to have the power to petrify anyone who met their gaze. What does Medusa’s hair have to do with it? The Gorgon is depicted with a tangle of poisonous snakes, punishment inflicted by the goddess Athena for having been intimate with Poseidon.

In conclusion, do Italians really speak the same way they eat? It seems so. Like sweet drops of rum liqueur poured into cake batter, these idioms enrich and embellish a phrase. The result is a simple batter that smells of culture and tradition!

“Parla come mangi!” è un modo comune per invitare qualcuno a parlare in modo semplice e senza usare troppi giri di parole. Ma gli italiani parlano davvero come mangiano? Considerando che amiamo il nostro cibo, e che quando la gente osa criticarlo, si colpisce davvero il nostro “tallone d’Achille”, la risposta è sì: il modo in cui gli italiani parlano è molto raffinato e riflette il nostro modo di mangiare: tutto fuorché frugale!

La lingua italiana è ricca di espressioni sofisticate, ma di uso frequente, di cui spesso ignoriamo l’origine culturale.

Cominciamo dal popolarissimo “tallone d’Achille” che ho appena usato. Quest’espressione mitologica, presente anche in altre lingue, nasconde un legame molto particolare con l’Italia e riecheggia un passato molto lontano: i Troiani, rivali degli Achei nel poema omerico dell’Iliade, guidati da Enea, arrivarono in Italia dove si stabilirono.

Achille, protagonista del poema, incarna il guerriero ideale: bello, coraggioso e orgoglioso. È il figlio di un uomo mortale, Peleo, e di una dea marina, Thetis. Nella guerra contro Troia (intorno al 1250 a.C. o al 1184 a.C.) è il guerriero più forte e la sua presenza è decisiva per l’esito della battaglia. Tuttavia, sua madre sapeva che il suo destino era quello di morire durante i combattimenti. Così, per proteggerlo, lo immerse, non appena nato, nelle acque del fiume Stige. Così facendo, lo res invulnerabile, ma non nel tallone da cui lo teneva. Ecco perché il “tallone d’Achille” è il punto debole per eccellenza.

La lingua italiana trasuda cultura, soprattutto greca. Analizziamo, ad esempio, l’espressione comune “è un’arpia”, che significa che una persona è cattiva. Lo capiamo tutti, naturalmente. Ma cos’è un’arpia? E perché gli italiani usano questa parola per indicare una persona cattiva?

La mitologia greca ci dà la risposta: le arpie sono “ladre”, creature mostruose con il volto di donna e il corpo di uccello. Secondo gli antichi greci erano responsabili quando spariva qualcosa ed erano loro che portavano via la vita, motivo per cui erano raffigurate sulle tombe. 

Ma non finisce qui…..

Passiamo all’espressione positiva “baciato dalla fortuna”. Ancora una volta, viene dall’antica Grecia. Lì la fortuna era incarnata da Tyche, una divinità marina e quindi, come il mare, era considerata imprevedibile.

“Tu sei il mio mentore” significa che consideriamo qualcuno il nostro “consigliere di fiducia, il nostro saggio maestro”. Torniamo a Omero e alla sua Odissea: quando Ulisse lasciò Itaca per andare in guerra a Troia, affidò il giovane figlio Telemaco alle cure di Mentore, figlio del suo caro amico Alcino, da qui la nostra espressione in italiano.

Omero ha contribuito ad ampliare il nostro vocabolario anche con l’espressione “E’ come la tela di Penelope”. Qui ci riferiamo a una situazione, a un lavoro, a una questione che non viene mai portata a termine o che viene trascinata a lungo. L’origine dell’espressione è legata all’episodio della famosa Odissea in cui, per sfuggire a un matrimonio forzato durante la lunga assenza del marito, Penelope, moglie di Ulisse, promise che si sarebbe risposata solo dopo aver finito di tessere un sudario. Per rimanere fedele al suo amato, però, ogni notte disfaceva ciò che aveva fatto durante il giorno, estendendo il suo lavoro all’infinito.

Spesso, si può anche sentire gli italiani dire “tu sei come Priapo”. Nella mitologia greca, Priapo era figlio di Zeus e di Afrodite, la dea dell’amore. Era rappresentato con un fallo sproporzionatamente grande, rispetto al resto del suo corpo. Questa mostruosità fu il risultato della vendetta di Era. La dea, gelosa della relazione adultera di Zeus e Afrodite, si vendicò dando al loro bambino un enorme fallo. Il culto di Priapo è associato al mondo agricolo e alla fertilità e l’espressione si riferisce solitamente ad un uomo molto attivo sessualmente e abbastanza focoso sotto le lenzuola.

Quando gli italiani sono nervosi o arrabbiati, esclamano spesso “ho un diavolo per capello”. E’ una scena inquietante, è vero, ma quanta cultura c’è dietro questo modo di parlare? Molta. 

L’espressione deriva da Medusa, una delle tre Gorgoni secondo la mitologia greca. Si credeva che le Gorgoni avessero il potere di pietrificare chiunque incontrasse il loro sguardo. Cosa c’entrano i capelli di Medusa? La Gorgone è raffigurata con un groviglio di serpenti velenosi, punizione inflitta dalla dea Atena per essere stata in intimità con Poseidone.

In conclusione, gli italiani parlano davvero nello stesso modo in cui mangiano? Sembra di sì. Come dolci gocce di liquore al rum versate nell’impasto dei dolci, questi modi di dire arricchiscono e impreziosiscono una frase. Il risultato è un semplice impasto che profuma di cultura e tradizione!

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