We don’t need to explain what the idea of Made in Italy is. It stands for a series of key characteristics, quality above them all, but also know-how, attention to detail, and reliability. And while food and fashion are probably what first comes to mind when thinking of it, more industries are contributing to its popularity across the globe.
Made in Italy: how much do we really export?
According to 2019 data, Italy is the 8th largest exporter in the world, and the 5th when it comes to commercial surplus behind China, Germany, Japan, and South Korea. And while the pandemic may have slowed down the economic power of our country, Made in Italy and its export remains key for Italy’s economic health and wealth. According to the Osservatorio del Ministero dello Sviluppo Economico (the Observatory for the Ministry of Economic Development), our main business partners are three: Germany (12.4%), France (10.5%), and the US (9.6%), where made in Italy products are particularly appreciated. But what do they buy from us, exactly?
A big surprise on top – and in second and third place
Contrarily to what we may believe, it isn’t food that tops the list of Italy’s largest exports, nor is it fashion and accessories: it’s pharmaceutical products. Italy is the first producer of pharmaceutical products in Europe and we export the equivalent of almost 3% of all the medications sold in the world. The Italian pharmaceutical sector employs 66,500 people across the peninsula, with the main production hubs in Tuscany, Lombardy, and Latium. Lombardy is among the most important areas of production for both biotechnologies and pharmaceutics however, it is Latium that exports the most meds.
The second largest Italian export is technical machinery, such as ovens and heating systems, industrial fridges, lifting and moving equipment, as well as portable motorized utensils. In third place it’s machinery again, but more specialized: in this category, we find, for instance, large instruments for the production of food and beverages and for the textile sector.
So, food must be in fourth place, right? Actually, no. We still have a long way to go before encountering pasta and chocolate on our list.
Le “Tre F” of the Made in Italy
The “three Fs,” food, fashion, and furniture, are the most famous of all our exports but, while they do represent a considerable slice of it, they don’t even make the top five in our list. As a matter of fact – collective gasp! – food doesn’t even make it into the top ten, and neither does furniture. Clothes and accessories (excluding leather goods) are in 6th position, one step behind cars and other motorized vehicles: think of Ferrari, of course, but also of Vespa, Fiat, and Ducati, as well as bicycles with Bianchi.
But the fact the Tre F are not what we export the most shouldn’t make us doubt their importance because they remain key for our economy, as well as a true symbol of Made in Italy. Combined together they count for almost one-quarter of Italy’s export, corresponding to 104 billion euro (2019 data). And, according to recent research, food, fashion, and furniture have a very wide margin of growth in key markets such as the US and Japan, which means they are bound to become even more incisive and relevant in our economy, especially during these difficult, post-pandemic years.
Let’s talk about food!
Once again, Germany, France, and the US are our favorite partners here: they all like our food a lot! The US jumps on top when it comes to Italian wine, mineral water, and olive oil. Interestingly enough, China is our first partner for the export of chocolate, coffee, and spices, which are also the most remunerative of our exports, while Canada loves our cheeses.
It is interesting to note that the areas of Italy that export more food abroad may not be those you imagine: it’s not Apulia with its olive oil and mozzarellas, nor Tuscany, but Piedmont (more specifically, the province of Cuneo), and Veneto (province of Verona), whose exports are worth a staggering 3 billion euro each. The bronze medal goes to Milan (1,6 billion euro), then Parma, Bolzano, Salerno, and Modena. Cuneo is also the province that registered the largest increase in deals: it looks like the future is golden in the North West.
Buy Italian!
If it’s true that most of us are not familiar with Italy’s top exports, it’s likely that there is something Italian in the aspirin you’ve just bought or that the oven where your bread was baked comes from the Belpaese, which is nice to think. But, as consumers, we definitely remain more attached to the three Fs, also because these are the “Italian things” we usually buy: nice clothes and quality accessories, good food, and beautiful durable furniture. Let’s keep the trend going!
Non c’è bisogno di spiegare cosa sia il Made in Italy. È sinonimo di una serie di caratteristiche fondamentali, qualità in primis, ma anche know-how, attenzione ai dettagli e affidabilità. E se il cibo e la moda sono probabilmente le prime cose che vengono in mente quando si pensa ad esso, altri settori stanno contribuendo alla sua popolarità in tutto il mondo.
Made in Italy: quanto esportiamo davvero?
Secondo i dati del 2019, l’Italia è l’ottavo esportatore al mondo e il quinto in termini di surplus commerciale dopo Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud. E se la pandemia può aver rallentato la potenza economica del nostro Paese, il Made in Italy e il suo export restano fondamentali per la salute e la ricchezza economica dell’Italia. Secondo l’Osservatorio del Ministero dello Sviluppo Economico, i nostri principali partner commerciali sono tre: Germania (12,4%), Francia (10,5%) e Stati Uniti (9,6%), dove il Made in Italy è particolarmente apprezzato. Ma cosa comprano esattamente da noi?
Una grande sorpresa in cima alla classifica (e al secondo e terzo posto)
Contrariamente a quanto si possa credere, non è il cibo ad essere in cima alla lista delle maggiori esportazioni italiane, né la moda o gli accessori: sono i prodotti farmaceutici. L’Italia è il primo produttore di prodotti farmaceutici in Europa ed esporta l’equivalente di quasi il 3% di tutti i farmaci venduti nel mondo. Il settore farmaceutico italiano impiega 66.500 persone in tutta la penisola, con i principali poli produttivi in Toscana, Lombardia e Lazio. La Lombardia è tra le aree di produzione più importanti sia per le biotecnologie che per la farmaceutica, ma è il Lazio a esportare il maggior numero di farmaci.
Al secondo posto tra le esportazioni italiane troviamo i macchinari tecnici, come forni e sistemi di riscaldamento, frigoriferi industriali, attrezzature per il sollevamento e la movimentazione, nonché utensili motorizzati portatili. Al terzo posto ci sono di nuovo i macchinari, ma più specializzati: in questa categoria troviamo, ad esempio, grandi strumenti per la produzione di alimenti e bevande e per il settore tessile.
Quindi, il cibo deve essere al quarto posto, giusto? In realtà, no. Abbiamo ancora molta strada da fare prima di incontrare pasta e cioccolato nella nostra lista.
Le “Tre F” del Made in Italy
Le “tre F” food, fashion, and furniture ovvero cibo, moda e arredamento, sono le più famose tra le nostre esportazioni ma, pur rappresentandone una fetta considerevole, non entrano nemmeno nella top five della nostra classifica. Anzi, a dire il vero – con sorpresa collettiva – gli alimenti non entrano nemmeno nella top ten, e nemmeno i mobili. Abbigliamento e accessori (esclusa la pelletteria) sono al sesto posto, un passo indietro rispetto alle auto e agli altri veicoli a motore: si pensi alla Ferrari, naturalmente, ma anche alla Vespa, alla Fiat e alla Ducati, nonché alle biciclette con la Bianchi.
Ma il fatto che le “Tre F” non siano ciò che esportiamo di più non deve farci dubitare della loro importanza, perché restano fondamentali per la nostra economia, oltre che un vero e proprio simbolo del Made in Italy. Insieme rappresentano quasi un quarto dell’export italiano, pari a 104 miliardi di euro (dati 2019). E, secondo recenti ricerche, cibo, moda e arredamento hanno un margine di crescita molto ampio in mercati chiave come gli Stati Uniti e il Giappone, il che significa che sono destinati a diventare ancora più incisivi e rilevanti nella nostra economia, soprattutto in questi anni difficili e post-pandemici.
Parliamo di cibo!
Ancora una volta, Germania, Francia e Stati Uniti sono i nostri partner preferiti: a tutti loro piace molto il nostro cibo! Gli Stati Uniti sono al primo posto quando si tratta di vino italiano, acqua minerale e olio d’oliva. È interessante notare che la Cina è il nostro primo partner per l’esportazione di cioccolato, caffè e spezie, che sono anche i più remunerativi tra le nostre esportazioni, mentre il Canada ama i nostri formaggi.
È interessante notare che le zone d’Italia che esportano più cibo all’estero non sono quelle che si immaginano: non è la Puglia con l’olio d’oliva e le mozzarelle, né la Toscana, ma il Piemonte (più precisamente la provincia di Cuneo), e il Veneto (provincia di Verona), le cui esportazioni valgono ben 3 miliardi di euro ciascuna. La medaglia di bronzo va a Milano (1,6 miliardi di euro), poi Parma, Bolzano, Salerno e Modena. Cuneo è anche la provincia che ha registrato il maggior incremento di affari: sembra che il futuro sia d’oro nel Nord-Ovest.
Comprate italiano!
Se è vero che la maggior parte di noi non conosce le principali esportazioni italiane, è probabile che ci sia qualcosa di italiano nell’aspirina che avete appena comprato o che il forno dove è stato cotto il vostro pane provenga dal Belpaese, il che è bello da pensare. Ma, come consumatori, rimaniamo sicuramente più legati alle “Tre F”, anche perché sono le “cose italiane” che compriamo abitualmente: bei vestiti e accessori di qualità, buon cibo e bei mobili resistenti. Continuiamo a seguire questa tendenza!
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