To be fair, this habit doesn’t belong to Italians only, but it’s so popular we may well see where it comes from! Kissing under the mistletoe, or baciarsi sotto al vischio, is a must of the festive season in every corner of the world, as it is believed to bring love and protection, especially if the couple kissing is romantically involved. However, the origins of the tradition are quite peculiar, because for the Vikings, the people we inherited our love for mistletoe from, the plant was initially associated with death.
Mistletoe, in Italian is vischio, a word that makes us think of something sticky and glue-like, just as the substance produced by mistletoe berries when you crush them. In fact, we even have an adjective, vischioso, that clearly comes from our word for mistletoe and means just that, “sticky.” Indeed, being sticky is one of mistletoe’s special characteristics, which enables this evergreen, hemiparasitic plant to, quite literally, stick to its host and flourish.
Mistletoe (viscum album) attracted the attention of our forefathers in the northern regions of Europe – where the legend I am about to tell you comes from – because it can grow and thrive in the coldest weather, often attached to naked, dormant trees: the contrast between its green, luscious branches and the starkness of nature in the cold season, brought the Vikings, thousands of years ago, to believe there was something magical about it.
In ancient Norse mythology, mistletoe is associated with Baldur, Thor’s younger brother. His mother, Frigg, had a premonition of Baldur’s untimely death and, in an attempt to avoid, or at least delay, Baldur’s fate, she had all creatures in nature, all elements, and all plants swear they would never hurt him. She forgot, however, the mistletoe. Some versions of the legend say Frigg, actually, willingly left the mistletoe out, because it was a young plant unable, she thought, to harm another being.
Loki, the god of mischief and deception, took advantage of Friggs’ forgetfulness: he made poisoned arrows from mistletoe branches which he gave, tricking him into accepting them, to Baldur’s blind brother, Hǫðr.
Now, thanks to Frigg’s actions, Baldur was virtually invulnerable so he liked to play with the other gods by letting them throw at him anything they could think of: nothing could hurt him, in the end. It is to one of these playful sessions that Hǫðr went, carrying the poisoned mistletoe arrows along with him. Unfortunately, when he shot his brother with one, he killed him.
When Frigg, unconsolable, arrived on the scene, she wept on the body of her child, with her tears becoming the white, sticky berries of the mistletoe. Since then, people place mistletoe branches on their door, as a sign of respect for the dead and at perennial memory of the event.
There is, however, an alternative conclusion to the legend, and it’s here we find the root of our “kissing under the mistletoe” tradition. This version of the story says that, once she realized the mistake she had made, Frigg tried to hide it by declaring mistletoe a symbol of universal and eternal love, inviting everyone to kiss under it to strengthen their bond.
The Celts embraced the positive meaning of the plant and considered the mistletoe a symbol of fertility. It is interesting to note that the mistletoe may also appear in Virgil’s Eneid when Eneas uses a “golden twig” to travel through Hades as a living person: for some scholars, the golden twig is nothing more than a mistletoe branch, a symbol of the power of life against death.
In spite of its incredibly ancient origin, the habit of hanging mistletoe on a door and kissing underneath it at Christmastime to obtain love and happiness developed way more recently, in Victorian England. And it was the most Victorian of all writers, Charles Dickens, to mention it in writing for the first time back in 1836.
A dire il vero, questa abitudine non appartiene solo agli italiani, ma è così popolare che possiamo ben capire da dove viene! Il bacio sotto il vischio, o baciarsi sotto al vischio, è un must delle feste in ogni angolo del mondo, perché si crede che porti amore e protezione, soprattutto se la coppia che si bacia è coinvolta sentimentalmente. Tuttavia, le origini della tradizione sono piuttosto particolari, perché per i Vichinghi, il popolo da cui abbiamo ereditato il nostro amore per il vischio, la pianta era inizialmente associata alla morte.
Vischio è una parola che ci fa pensare a qualcosa di appiccicoso e colloso, proprio come la sostanza prodotta dalle bacche di vischio quando le si schiaccia. Infatti, abbiamo anche un aggettivo, vischioso, che deriva chiaramente dalla nostra parola per vischio e significa proprio questo: “appiccicoso”. In effetti, l’essere appiccicoso è una delle caratteristiche speciali del vischio, che permette a questa pianta emiparassita sempreverde di attaccarsi letteralmente al suo ospite e prosperare.
Il vischio (viscum album) ha attirato l’attenzione dei nostri antenati nelle regioni settentrionali dell’Europa – da dove proviene la leggenda che sto per raccontarvi – perché può crescere e prosperare nella stagione più fredda, spesso attaccato ad alberi spogli e dormienti: il contrasto tra i suoi verdi e lussureggianti rami e l’asprezza della natura nella stagione fredda, ha portato i Vichinghi, migliaia di anni fa, a credere che ci fosse qualcosa di magico in esso.
Nell’antica mitologia norrena, il vischio è associato a Baldur, il fratello minore di Thor. Sua madre, Frigg, ebbe una premonizione della morte prematura di Baldur e, nel tentativo di evitare, o almeno ritardare, il destino di Baldur, fece giurare a tutte le creature della natura, a tutti gli elementi e tutte le piante, che non gli avrebbero mai fatto del male. Dimenticò, però, il vischio. Alcune versioni della leggenda dicono che Frigg, in realtà, escluse volentieri il vischio, perché era una pianta giovane incapace, secondo lei, di nuocere ad un altro essere.
Loki, il dio della malizia e dell’inganno, approfittò della dimenticanza di Friggs: da rami di vischio ricavò frecce avvelenate che regalò, con inganno, al fratello cieco di Baldur, Hǫðr.
Ora, grazie all’azione di Frigg, Baldur era praticamente invulnerabile, per cui gli piaceva giocare con gli altri dei lasciando che gli lanciassero addosso qualsiasi cosa gli venisse in mente: niente poteva ferirlo, alla fine. È a una di queste sessioni ludiche che Hǫðr andò, portando con sé le frecce di vischio avvelenato. Purtroppo, quando colpì il fratello con una di esse, lo uccise.
Quando Frigg, inconsolabile, arrivò sulla scena, pianse sul corpo di suo figlio, e le sue lacrime divennero le bacche bianche e appiccicose del vischio. Da allora, la gente mette rami di vischio sulla porta di casa, in segno di rispetto per i morti e a perenne ricordo dell’evento.
C’è, tuttavia, una conclusione alternativa alla leggenda, ed è qui che troviamo la radice della nostra tradizione del “bacio sotto il vischio”. Questa versione della storia dice che, una volta resasi conto dell’errore che aveva commesso, Frigg cercò di nasconderlo dichiarando il vischio un simbolo di amore universale ed eterno, invitando tutti a baciarsi sotto di esso per rafforzare il loro legame.
I Celti abbracciarono il significato positivo della pianta e considerarono il vischio un simbolo di fertilità. È interessante notare che il vischio appare anche nell’Eneide di Virgilio quando Enea usa un “ramoscello d’oro” per viaggiare attraverso l’Ade come una persona viva: per alcuni studiosi, il ramoscello d’oro non è altro che un ramo di vischio, simbolo del potere della vita contro la morte.
Nonostante la sua origine incredibilmente antica, l’abitudine di appendere il vischio alla porta e di baciarsi sotto di esso nel periodo natalizio per ottenere amore e felicità si è sviluppata molto più recentemente, nell’Inghilterra vittoriana. E fu il più vittoriano di tutti gli scrittori, Charles Dickens, a menzionarlo per la prima volta nel 1836.
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