How do we have to behave at the table? Galateo tells us (Photo: Pattarisara Suvichanarakul Dreamstime)

Every Italian knows the word Galateo, but not many, I reckon, are acquainted with its rules. Actually, some of us may even be a tad confused about what it actually is: a book, a series of social norms, a historical treatise? In fact, it is a bit of all these things.

But let us proceed with some order, from the beginning.

We should start by saying that the idea of teaching “good manners” isn’t an Italian invention but rather of the Greek theologian Clement of Alexandria who, some 200 years before Christ, proposed in his Pedagogue early rules of good behavior, from the way to dress properly and behave at the table, all the way to the use of perfumes. The idea was embraced by the Romans, who were keen on the concept of decorum, a way of being and behaving that showed the moral and social status of the individual. In fact, we even still have an adjective in Italian, decoroso, coming from the old Roman idea of decorum. 

A beautifully set table (Photo: Alyona Buratsova/Dreamstime)

However, it is undeniable that, when we think or speak about galateo, our minds go almost immediately to the Renaissance and to the elegant courts of Tuscany and Venice. To be fair, we should also mention the great humanist Erasmus of Rotterdam who discussed good manners for children in some of his works. But the first book entirely dedicated to the art of behaving well is all Italian and was published in Venice by the Aldine Press in 1528: it was The Book of the Courtier(Il Libro del Cortegiano), by courtier and diplomat Count Baldassare Castiglione. His Cortegiano was one of the most influential publications on etiquette in the 16th century, and its rules were embraced across Europe. Good courtiers, Castiglione wrote, should be respected in society in name of their beautiful manners, mirror to the purity of their soul and height of their intellect.

Portrait of Giovanni della Casa (Copyrighted work available under Creative Commons agreement. Author: The Yorck Project. License: Public Domain)

Some thirty years later, between 1550 and 1555, Roman Catholic Monsignor Giovanni della Casa, from Florence, wrote his Galateo overo de’ Costumi,  a treatise on – you guessed it – good manners. Now, of course, della Casa’s work is the one that gave the name to the “discipline,” at least in Italy, where in spite of other, more international terms like bon-ton and etiquette (we say etichetta), good manners are still widely referred to as “galateo.”

But where does the word itself come from? Probably from a name, because the author dedicated his work to a dear friend, Monsignor Galeazzo Florimonte, bishop of Sessa Arunca (Campania), known for his impeccable manners. If you take his name and latinize it, a practice that was still quite popular in the Renaissance, you’d get Galatheus: the step from it to Galateo is, indeed, incredibly short. The text is structured as a traditional pedagogical text, where an older teacher, who often speaks in first person, instructs a young pupil about specific subjects, in this case, good manners, ethics, and aesthetics. Some examples of what we’d find in it? Never speak too much nor too little, never look into the plate of others, chew with your mouth shut, never put your elbows on the table. Sounds familiar? Yes, indeed: we still follow these rules today!

Of course, della Casa and Castiglione could not anticipate the way our society evolved in time, so it’s only normal that some of their suggestions became obsolete. But fear not, because galateo has evolved with time. In Italy, we tend to follow the work of Lina Sotis, a famous journalist at Il Corriere della Sera who penned, back in the 1970s, her own etiquette manual, simply called Bon-Ton. Sotis remains an icon of Italian journalism and etiquette: she was the first woman to work in the current affairs section at Il Corriere della Sera and kept writing for the popular Milan daily (it is the best selling daily in the country) until 2009 when she retired. However, she still keeps a column, Qui Lina, where she discusses with readers about a bit of everything, good manners included.  

Ogni italiano conosce la parola Galateo, ma non molti, credo, ne conoscono le regole. In realtà, alcuni di noi possono anche essere un po’ confusi su cosa sia effettivamente: un libro, una serie di norme sociali, un trattato storico? In effetti, è un po’ tutte queste cose.
Ma procediamo con un po’ di ordine, dall’inizio.

Cominciamo col dire che l’idea di insegnare le “buone maniere” non è un’invenzione italiana ma del teologo greco Clemente di Alessandria che, circa 200 anni prima di Cristo, propose nel suo Pedagogo le prime regole di buona condotta, dal modo di vestire bene e comportarsi a tavola, fino all’uso dei profumi. L’idea fu abbracciata dai Romani, che erano appassionati del concetto di decoro, un modo di essere e di comportarsi che mostrava lo status morale e sociale dell’individuo. Infatti, abbiamo persino un aggettivo in italiano, decoroso, che deriva dall’antica idea romana di decorum.
Tuttavia, è innegabile che, quando pensiamo o parliamo di galateo, la nostra mente vada quasi immediatamente al Rinascimento e alle corti eleganti della Toscana e di Venezia. Per essere corretti, dovremmo anche menzionare il grande umanista Erasmo da Rotterdam che in alcune delle sue opere discusse le buone maniere per i bambini. Ma il primo libro interamente dedicato all’arte di comportarsi bene è tutto italiano e fu pubblicato a Venezia dalla Stampa Aldine nel 1528: era Il Libro del Cortegiano, del cortigiano e diplomatico conte Baldassare Castiglione. Il suo Cortegiano fu una delle pubblicazioni più influenti sul galateo nel XVI secolo, e le sue regole furono abbracciate in tutta Europa. I buoni cortigiani, scrisse Castiglione, dovrebbero essere rispettati in società in nome delle loro belle maniere, specchio della purezza della loro anima e dell’altezza del loro intelletto.

Una trentina d’anni dopo, tra il 1550 e il 1555, il cattolico romano monsignor Giovanni della Casa, da Firenze, scrisse il suo Galateo overo de’ Costumi, un trattato – avete indovinato – sulle buone maniere. Ora, naturalmente, l’opera di della Casa è quella che ha dato il nome alla “disciplina”, almeno in Italia, dove nonostante altri termini più internazionali come bon-ton e etiquette (noi diciamo etichetta), le buone maniere sono ancora ampiamente indicate come “galateo”.

Ma da dove viene la parola? Probabilmente da un nome, perché l’autore ha dedicato la sua opera a un caro amico, monsignor Galeazzo Florimonte, vescovo di Sessa Arunca (Campania), noto per le sue impeccabili maniere. Se si prende il suo nome e lo si latinizza, pratica ancora piuttosto diffusa nel Rinascimento, si otterrebbe Galatheus: il passo da qui a Galateo è, infatti, incredibilmente breve. Il libro è strutturato come un tradizionale testo pedagogico, dove un maestro più anziano, che spesso parla in prima persona, istruisce un giovane allievo su argomenti specifici, in questo caso le buone maniere, l’etica e l’estetica. Alcuni esempi di ciò che vi troveremmo? Mai parlare troppo o troppo poco, mai guardare nel piatto degli altri, si mastica con la bocca chiusa, mai mettere i gomiti sul tavolo. Vi suona familiare? Sì, infatti: ancora oggi seguiamo queste regole!

Certo, della Casa e Castiglione non potevano anticipare il modo in cui la nostra società si sarebbe evoluta nel tempo, quindi è normale che alcuni dei loro suggerimenti siano diventati obsoleti. Ma non temete, perché il galateo si è evoluto con il tempo. In Italia, tendiamo a seguire il lavoro di Lina Sotis, una famosa giornalista de Il Corriere della Sera che ha scritto, negli anni ’70, il suo manuale di galateo, chiamato semplicemente Bon-Ton. La Sotis rimane un’icona del giornalismo e del galateo italiano: è stata la prima donna a lavorare nella sezione di attualità del Corriere della Sera e ha continuato a scrivere per il popolare quotidiano milanese (è il più venduto del Paese) fino al 2009, quando si è ritirata. Tuttavia, tiene ancora una rubrica, Qui Lina, dove discute con i lettori di un po’ di tutto, buone maniere comprese.


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