A traditional Easter colomba. Photo: Marina Bakush/Dreamstime

It doesn’t matter if you’re from the North or the South: a colomba will find its way on your Easter table. This sweet and fragrant “lievitato” is very reminiscent of another traditional Italian cake, panettone, and there are plenty of good reasons we should call the two “siblings.”

The same buttery flavor and pillow texture, a penchant for candied peels and sultanas, but also for less traditional, more creative fillings, from chocolate chips to a variety of creams. Estimators, of course, will be quick to point out there are two relevant differences between christmassy panettone and Easter colomba: the shape, of course — with colomba being a tad flatter and reminiscent of a flying dove or a cross — and the sugar glaze, which is compulsory on colomba but not on panettone. 

Just like panettone, colomba is a culinary creation made in Lombardia, but we don’t have to dig back into medieval history to discover how and why it was invented. In fact, we only need to take a short stroll in time to the 1930s, and enjoy the lights and glam of Milan in those years. 

Milan was already the capital of panettone, thanks to, among others, the work and ingenuity of the Motta family, that had the merit to turn a typically Milanese cake into a nationally loved one. Panettone production at the Motta pastry stores was large and required the use of special machines able to mix, knead ad bake large quantities of panettone dough. But what to do with them once the Christmas season was over? Leaving them inactive for 10 months a year seemed like a waste but Dino Villani, Motta’s commercial director, had a winning idea: a panettone-like cake for Easter. They called it colomba (“dove”) and had the exact same ingredients as panettone: butter, flour, egg, sugar and candied fruit. The only addition, a deliciously crunchy layer of almonds and glaze on top.

A colomba ready to be baked. Photo: Andreadonetti/Dreamstime

Motta bestowed the responsibility to make colomba popular to Cassandre,  famous art deco designer, who also created a perfect slogan: Colomba pasquale Motta, il dolce che sa di primavera (“Motta’s Easter colomba: the cake that tastes like spring”). Indeed, Italians do associate Easter also to the  beginning of  the warm season, with Easter Monday picnics and gatherings representing for many the first “day out” after the cold months of winter. The shape of colomba, just like its name, is of clear Christian inspiration, as the dove is symbol of the Holy Spirit and, more in general, is associated to ideas of Salvation and Hope.

Contrarily to what happens with many popular Italian dishes, we are certain the origins of modern colomba are those reported above. However, some believe the cake may have earlier roots. A legend says that the first colomba was created in the 6th century in Pavia when, after three years of siege, Lombard king Alboin was offered a loaf shaped like a dove as a peace token on Easter Sunday. However, Alboin’s “colomba” was much more rustic than ours: it was made only with eggs, flour and yeast.

Interesting is also the story that associates colomba with Saint Colombanus, glorious Irish monk who made of Bobbio his home in the 7th century. Story goes he and his monks were invited to a banquet by Lombard queen Theodelinda, who offered them dozens of sumptuous dishes. The humble monks wanted to refuse the food as a sign of penitence and Colombanus, who was  their abbot and understood a refusal to eat could have offended the queen, changed each dish in beautiful bread loaves shaped like doves, which his monks ate with gusto. 

There is one last legend we should tell. We’re always in the Middle Ages, year 1176. During the battle of Legnano, one of the Milanese leaders saw a few doves resting on his army’s flags: surprised and inspired by the animals, he asked his cooks to bake dove-shaped bread for the soldiers, so that they could acquire the birds’ nobility and courage. 

Non importa se sei del Nord o del Sud: una colomba si farà strada sulla tua tavola pasquale. Questo dolce e fragrante “lievitato” ricorda molto un altro dolce tradizionale italiano, il panettone, e ci sono molte buone ragioni per considerarli “fratelli”.
Lo stesso sapore burroso e la stessa consistenza, morbida come un cuscino, una predilezione per le scorze candite e l’uva sultanina, ma anche per ripieni meno tradizionali e più creativi, dalle gocce di cioccolato a una varietà di creme. Gli estimatori, naturalmente, saranno veloci a sottolineare che ci sono due differenze rilevanti tra il panettone natalizio e la colomba pasquale: la forma, naturalmente – con la colomba che è un po’ più piatta e ricorda una colomba volante o una croce – e la glassa di zucchero, che è obbligatoria sulla colomba ma non sul panettone.
Proprio come il panettone, la colomba è una creazione culinaria lombarda, ma non c’è bisogno di scavare nella storia medievale per scoprire come e perché è stata inventata. Basta infatti fare una breve passeggiata nel tempo fino agli anni ’30, e godersi le luci e il glamour della Milano di quegli anni.
Milano era già la capitale del panettone, grazie, tra gli altri, al lavoro e all’ingegno della famiglia Motta, che ebbe il merito di trasformare un dolce tipicamente milanese in un dolce amato a livello nazionale. La produzione di panettoni presso le pasticcerie Motta era ampia e richiedeva l’utilizzo di macchine speciali in grado di impastare, lavorare e cuocere grandi quantità di impasto per i panettoni. Ma cosa farne una volta finita la stagione natalizia? Lasciarle inattive per 10 mesi all’anno sembrava uno spreco, ma Dino Villani, direttore commerciale di Motta, ebbe un’idea vincente: un dolce simile al panettone per Pasqua. Lo chiamarono colomba e aveva esattamente gli stessi ingredienti del panettone: burro, farina, uova, zucchero e frutta candita. L’unica aggiunta era la guarnizione con uno strato deliziosamente croccante di mandorle e glassa.
Motta affidò la responsabilità di rendere popolare la colomba a Cassandre, famoso designer art decò, che creò anche uno slogan perfetto: Colomba pasquale Motta, il dolce che sa di primavera. In effetti, gli italiani associano la Pasqua anche all’inizio della stagione mite, con i picnic e i raduni di Pasquetta che rappresentano per molti la prima “giornata fuori” dopo i freddi mesi invernali. La forma della colomba, così come il suo nome, è di chiara ispirazione cristiana, in quanto la colomba è simbolo dello Spirito Santo e, più in generale, è associata alle idee di Salvezza e Speranza.
Contrariamente a quanto accade per molti piatti popolari italiani, siamo certi che le origini della moderna colomba siano quelle riportate sopra. Tuttavia, alcuni credono che il dolce possa avere radici precedenti. Una leggenda dice che la prima colomba fu creata nel VI secolo a Pavia quando, dopo tre anni di assedio, al re longobardo Alboino fu offerta una pagnotta a forma di colomba come pegno di pace la domenica di Pasqua. La “colomba” di Alboino era però molto più rustica della nostra: era fatta solo con uova, farina e lievito.
Interessante è anche la storia che associa la colomba a San Colombano, glorioso monaco irlandese che fece di Bobbio la sua casa nel VII secolo. Si racconta che lui e i suoi monaci furono invitati a un banchetto dalla regina longobarda Teodelinda, che offrì loro decine di piatti sontuosi. Gli umili monaci vollero rifiutare il cibo in segno di penitenza e Colombano, che era il loro abate e che capì che rifiutarsi di mangiare avrebbe potuto offendere la regina, cambiò ogni piatto in bellissimi pani a forma di colombe che i suoi monaci mangiarono con gusto.
C’è un’ultima leggenda da raccontare. Siamo sempre nel Medioevo, anno 1176. Durante la battaglia di Legnano, uno dei condottieri milanesi vide alcune colombe appoggiarsi sulle bandiere del suo esercito: sorpreso e ispirato dagli animali, chiese ai suoi cuochi di preparare del pane a forma di colomba per i soldati, in modo che potessero acquisire la nobiltà e il coraggio degli uccelli.


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