Making espresso ... one for me and one for whoever fancies it (Photo: Bogdan Hoda/Dreamstime)

Literally, a caffè sospeso is a “pending” or “suspended” coffee … but what does it mean and what’s the story behind this habit popular in Naples and, today, also here and there in other parts of the country?

First things first, let’s explain what it is: a caffè sospeso is the charitable habit of paying for coffees in advance, for people who may not be able to afford one. You have your daily espresso at your local bar and, when it’s time to pay, you tell your barista to charge you for one, two, three – or twenty, it’s really up to you – coffees that can then be enjoyed by whoever comes after you. It’s a small gesture, but considering how we Italians feel about coffee, it’s pretty important nevertheless. Il caffè remains, for those who love it, more than a simple drink: it is a moment of relaxation and self-care and, in those short minute or two while we stand at the counter of a bar, time and troubles stop. If you look at it this way, then you understand why caffè sospeso is worth much, much more than the couple of dollars of its actual price.

If today you can find caffè sospesi in cafés across the country, especially in big cities and especially in the South, it still remains strictly connected with the place it was born, Naples. The tradition came to be, as it often happens with small, but meaningful acts of charity and goodness, in the harshest of times, during the Second World War. When you’d get your espresso al bar, back then, you’d often pay for two, just in case someone was not as lucky as you, and couldn’t afford such a small, but essential pleasure. There are also other hypotheses for its origin, though. According to Riccardo Pazzaglia, Neapolitan writer and journalist who passed away in 2006, the habit was the result of the – many! – good-hearted diatribes that would arise among friends when it came to paying for coffees at the bar: some wanted to offer a tazzina di caffè to their friends, others weren’t sure if this or that person at the table had it or not, so you’d often end up paying for one or two coffee that hadn’t been consumed. When you realized it, instead of asking for the money back, you’d just leave a coffee paid and pending at the counter, for whoever came after you.

A caffè sospeso is a coffee you pay for but don’t consume, leaving it “suspended” for someone else (Photo: Lucas Gojda/Dreamstime)

Whichever version you prefer, the habit did indeed lose popularity during the second post-war period, only to be revived in 2010 by the historical Neapolitan café Caffè Gambrinus, on the occasion of its 150th birthday. In 2011, a Caffè Sospeso Day was created and the tradition bypassed Neapolitan and Italian frontiers to become a bit of a global phenomenon: the practice started to be applied in places as distant and different as Argentina and Ukraine, Ireland and the US, Canada and Romania, Spain and Australia. In 2013, even Starbucks UK embraced the trend and signed up for a charity initiative where donations were made for each suspended coffee purchased by its customers.

In 2020, during the first, harshest months of the pandemic, Italians began using the caffè sospeso format for Covid-19 tests: you’d get one and could pay for another to be offered to someone who needed it but may not be able to afford it (we are talking about non-compulsory tests, those you could get done at the pharmacy, as molecular tests were paid by the State).

Perhaps, the best description of the beauty of caffè sospeso  was given by Neapolitan writer and philosopher Luciano De Crescenzo, who wrote, in 2008, that Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per sé stesso, ed un altro per qualcun altro. E’ come offrire un caffè al resto del mondo. Or, to say it in English: “In Naples, when someone is happy, they pay for two coffees: one for themselves, the other for someone else. It’s like offering a coffee to the rest of the world.”

Letteralmente, il caffè sospeso è un caffè “in attesa”…ma cosa significa e qual è la storia di questa abitudine diffusa a Napoli e, oggi, anche qua e là in altre parti del Paese?

Innanzitutto spieghiamo cos’è: il caffè sospeso è la caritatevole abitudine di pagare un caffè in anticipo, per chi magari non può permetterselo. Prendete il vostro espresso quotidiano al bar di fiducia e, al momento di pagare, dite al barista di farvi pagare uno, due, tre – o venti, dipende da voi – caffè che potranno essere gustati da chi verrà dopo di voi. È un piccolo gesto, ma considerando il modo in cui noi italiani intendiamo il caffè, è comunque importante. Il caffè, per chi lo ama, è più di una semplice bevanda: è un momento di relax e di cura di sé e, in quei brevi minuti in cui si sta al bancone di un bar, il tempo e i problemi si fermano. Se lo si guarda in questo modo, allora si capisce perché il caffè sospeso vale molto, molto di più, del suo prezzo effettivo.

Se oggi è possibile trovare il caffè sospeso nei bar di tutto il Paese, soprattutto nelle grandi città e soprattutto al Sud, rimane ancora strettamente legato al luogo in cui è nato: Napoli. La tradizione è nata, come spesso accade con piccoli ma significativi atti di carità e bontà, nei tempi più duri, durante la Seconda Guerra Mondiale. Allora, quando si prendeva l’espresso al bar, spesso si pagava per due, nel caso in cui qualcuno non era fortunato o non poteva permettersi un piacere così piccolo ma essenziale. Esistono però anche altre ipotesi sulla sua origine. Secondo Riccardo Pazzaglia, scrittore e giornalista napoletano scomparso nel 2006, l’abitudine era frutto delle – tante! – diatribe bonarie che nascevano tra gli amici quando si trattava di pagare il caffè al bar: alcuni volevano offrire una tazzina di caffè agli amici, altri non erano sicuri che questa o quella persona al tavolo ce l’avesse o meno, così spesso si finiva per pagare uno o due caffè che non erano stati consumati. Quando ce se ne accorgeva, invece di chiedere indietro i soldi, si lasciava un caffè pagato e in sospeso al bancone, per chi veniva dopo di sè.

Qualunque sia la versione che si preferisce, l’abitudine ha tuttavia perso popolarità nel secondo dopoguerra, per poi essere ripresa nel 2010 dallo storico caffè napoletano Caffè Gambrinus, in occasione del suo 150° compleanno. Nel 2011 è stato istituito il Caffè Sospeso Day e la tradizione ha superato i confini napoletani e italiani per diventare un fenomeno un po’ globale: la pratica ha iniziato a essere replicata in luoghi lontani e diversi come Argentina e Ucraina, Irlanda e Stati Uniti, Canada e Romania, Spagna e Australia. Nel 2013, anche Starbucks UK ha abbracciato la moda e aderito a un’iniziativa benefica in cui venivano effettuate donazioni per ogni caffè sospeso acquistato dai clienti.

Nel 2020, durante i primi e più duri mesi della pandemia, gli italiani hanno iniziato a utilizzare il formato del caffè sospeso per i test Covid-19: se ne prendeva uno e si poteva pagare per offrirne un altro a chi ne aveva bisogno ma non poteva permetterselo (stiamo parlando di test non obbligatori, quelli che si potevano fare in farmacia, perché i test molecolari erano pagati dallo Stato).

Forse, la migliore descrizione della bellezza del caffè sospeso è stata offerta dallo scrittore e filosofo napoletano Luciano De Crescenzo, che nel 2008 ha scritto: “Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per se stesso, ed un altro per qualcun altro. È come offrire un caffè al resto del mondo”.


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