(Ph George Mastoridis da Dreamstime.com)
E’ stato record storico per il Made in Italy alimentare sulle tavole delle festività di tutto il mondo con l’export di vini, spumanti, grappa e liquori, panettoni, formaggi, salumi ma anche caviale Made in Italy che solo per il periodo di Natale raggiunge i 3,2 miliardi di euro, in aumento del 3%. 
 
E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti sulla base delle proiezioni relative al mese di dicembre 2016 su dati commercio estero dell’Istat. 
Ad aumentare è il valore delle esportazioni di tutti i prodotti più tipici del Natale, dallo spumante (+24%) al caviale (+3%), fino ai panettoni (+1%), ma crescono anche i vini (+3%) i salumi (+8%) e i formaggi (+7%), secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi nove mesi del 2016.
 
Un record ottenuto nonostante l’embargo della Russia che ha sancito, a partire dal 6 agosto 2014, il divieto totale all’ingresso di una lista di prodotti agroalimentari che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi.
 
A guidare la classifica di questo Natale all’estero è lo spumante italiano. Mai così tanti brindisi come quest’anno nel mondo sono stati Made in Italy con la domanda che è cresciuta in valore del 46% in Gran Bretagna e del 31% negli Stati Uniti che si classificano rispettivamente come il primo e il secondo mercato di sbocco delle bollicine italiane, le quali però vanno forte anche in Francia, patria dello champagne, dove si registra un aumento degli acquisti del 57%. 
 
Si tratta di risultati che trainano l’intero settore dei vini per i quali si registra complessivamente un aumento del 3 per cento in valore dell’export. 
Ad essere richiesti sono anche il caviale made in Italy, che continua la crescita boom fatta registrare sui mercati internazionali nel giro di un appena un decennio e “incassa” un ulteriore +3%, e i dolci nazionali come panettoni, altri prodotti della pasticceria tipica delle feste, in aumento dell’1 per cento in valore. In salita anche la domanda di formaggi italiani che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del 7 per cento.
 
Con lo spumante, immancabile per quasi nove italiani su dieci (89%), la frutta locale di stagione, e a sorpresa le lenticchie (88%) che beneficiano delle tendenze salutistiche, dalla solidarietà con le aree terremotate dove le coltivano e forse anche perché in un periodo di crisi sono chiamate a portar fortuna secondo antichi credenze. Secondo l’analisi Coldiretti/Ixè  sorpasso sul panettone che con il 75% batte di misura nelle preferenze il pandoro fermo al 72%, la stessa percentuale del cotechino. Si abbandonano le mode esterofile del passato con il 9% di italiani che si permetteranno le ostriche, l’11% lo champagne e il 56% il salmone, presente con però una forte presenza del pesce locale a partire da vongole e alici per le quali si assiste ad una vera riscossa sulle tavole. 
A spingere il fatturato industriale è l’alimentare che fa registrare il maggiore tasso di crescita con un balzo record del 3,4% rispetto allo scorso anno. A sostenere la crescita è l’andamento della domanda sia in Italia che all’estero. 
 
 La spesa alimentare è uno speciale indicatore dello stato dell’economia nazionale poiché si tratta della principale voce del budget delle famiglie italiane dopo l’abitazione. 
“Il record fatto segnare sulle tavole del Natale straniere è significativo delle grandi potenzialità che ha l’agroalimentare italiano che traina la ripresa dell’intero Made in Italy”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale.
 
All’estero – afferma Moncalvo – sono falsi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre. A questa realtà se ne aggiunge una ancora più insidiosa: quella dell’Italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima dai Paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy’, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta”.
Il cambiamento deve ora trasferirsi alle imprese agricole con una adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di sotto dei costi di produzione.

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