(Ph Wokandapix da Pixabay)

Firenze ha avuto l’onore di rivestire il ruolo di capitale delle capitali del vino. Cosa significa?

Che ha ospitato l’Annual General Meeting 2012 delle Great Wine Capitals, incontro nel corso del quale i rappresentanti delle nove capitali mondiali della produzione vitivinicola ovvero le città di Bordeaux, Mainz, Porto, Bilbao, S.Francisco-NapaValley, Città del Capo, Mendoza, Christchur-ch South Island e Firenze si sono incontrate per sviluppare programmi di cooperazione e per promuovere il turismo del vino.
Come ha sottolineato Marco Pallanti, presidente della sezione fiorentina di Great Wine Capitals, il programma ha previsto  una serie di appuntamenti, alcuni di carattere tecnico, altri aperti al grande pubblico, altri ancora rivolti a giornalisti specializzati.
L’occasione è stata preziosa per parlare della situazione del mondo aziendale vitivinicolo, soprattutto in considerazione della profonda crisi globale.
In controtendenza, le previsioni dell’export del vino parlano di un 2012 che chiuderà a 4,5 miliardi in valore, record che supererà quello già storico, per il Belpae-se, del 2011. Ma, in tanti, dicono che si può fare meglio, soprattutto nei Paesi emergenti, e che il momento va sfruttato ora, perché il ritardo su alcuni competitors è già notevole.
La velocità con cui corrono altri, come Cile o Australia, magari con prodotti di minore qualità ma dal prezzo molto competitivo e con sistemi-Paese che li supportano, non lascia tranquilli. E, a detta di molti, uno dei tanti freni al vero e proprio boom del vino italiano nel mondo, che primeggia in mercati oggi importanti come gli Usa, cresce ma non come po-trebbe in altri mercati più “giovani” (come Asia e Russia), è la frammentazione in mille iniziative e fra troppi operatori delle risorse, non solo economiche, ma anche umane e di tempo in cui viene scomposta la promozione italiana. Le iniziative si accavallano e spesso si “replicano” negli stessi luoghi e con gli stessi target, o peggio lanciano messaggi contrapposti sull’Italia enoica in giro per il mondo.
E l’opinione comune tra addetti ai lavori è che sia davvero arrivato il momento della  “cabina di regia” della promozione del vino italiano, soprattutto in un momento in cui alcuni partners istituzionali, come l’Ice, stanno vivendo una profonda fase di trasformazione.
Forse è anche l’ora, se il vino italiano non vuole perdere occasioni importantissime, che i maggiori attori della promozione del Belpaese nel mondo si siedano intorno ad un tavolo, con le istituzioni, riconoscendo reciprocamente il proprio ruolo e definendo una strategia organica, coordinata e più incisiva di promozione all’estero.
Ecco alcune delle numerose aziende toscane che hanno vinto il premio “Best of Wine Tourism” e che durante l’evento fiorentino hanno potuto svelare i loro “segreti” e raccontare la loro storia: Malenchini, Castiglion del Bosco, Castello di Gabbiano, Colognole e Castello del Trebbio, Lavacchio.
La Fattoria di Lilliano – Malenchini occupa una villa medicea a Grassina, nel cuore del Chianti Colli Fiorentini. È gestita da Diletta Malenchini affiancata dall’agronomo ed enologo Stefano Porcinai. Dei 70 ettari di proprietà che circondano la villa, 17 ettari sono coltivati a vigneto e 42 a oliveto. Entrambe le coltivazioni sono gestite nel rispetto dell’ambiente, con riduzione dei trattamenti e delle concimazioni.  I vitigni coltivati sono Sangio-vese, Canaiolo, Merlot e Cabernet Sauvignon. I vini sono es-portati al 90 % negli Usa, Cana-da e Giappone.
Castiglion del Bosco è a Montalcino, immerso in un paradiso naturale e paesaggistico e vanta 1785 ettari tra boschi rigogliosi, prati, oliveti e vigne, 57 ettari di Sangiovese. La proprietà racchiude un sito etrusco del 600 a.C., un antico borgo tipicamente toscano con il castello medievale, le rovine di una cappella gotica e la Chiesa di San Michele Arcangelo che conserva un affresco originale di Pietro Lorenzetti del 1300. Non solo Brunello, che pure è tra i fiori all’occhiello della tenuta, che offre un lussuoso ed esclusivo resort. I vini sono esportati al 50-60 % soprattutto negli Usa.
Il Castello di Gabbiano, appartenuto ai Soderini e risalente al XII secolo, si trova a Mercatale Val di Pesa. Appartato, maestoso e solenne domina la terra che lo abbraccia e offre vini di qualità e soggiorni nel più assoluto relax. Il proprietario è Treasury Wine Estates, illustre brand americano.
Colognole e Castello del Trebbio, nel Chianti Rufina, offrono ospitalità ad alti livelli ed ottimi vini.
Lavacchio infine, nella zona del Chianti Rufina, è sulla sommità del colle di Montefiesole a 450 metri di altitudine. Tipica azienda a conduzione familiare, è immersa nell’incantevole distesa di dolci colline ricche di oliveti e vigneti, tra i comuni di Sieci e Pontassieve. È stata la prima ad aderire ai programmi di produzione biologica; adesione convinta, scaturita dalla filosofia che l’azienda ha sempre perseguito: armonizzare la propria attività con gli equilibri della natura.

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