Un calendario ricco di appuntamenti prestigiosi per l’eccellenza italiana in diversi campi dell’arte, dal cinema con la rassegna tutta Made in Italy Cinema Italian Style, alla musica con la nomination ai Los Angeles Music Awards 2013 della pianista e compositrice siciliana Giuseppina Torre.
Dopo un’emozionante performance all’Istituto Italiano di Cultura in occasione dell’evento Movie’n’Food nella serata del 13 novembre, il giorno seguente Giuseppina si è esibita alla cerimonia di premiazione dei Los Angeles Music Awards 2013, in qualità di unica artista italiana selezionata in due delle trenta categorie del concorso. Il suo ultimo album, Il Silenzio delle Stelle, recentemente pubblicato in Italia, è stato infatti scelto e premiato come “Instrumental Album of the Year”, assicurandole così anche il premio “International Artist of the Year”. Una splendida doppietta, che va ad aggiungersi a quella ottenuta lo scorso anno come “Solo Performer” ed “International Artist of the Year” 2012.
L’abbiamo incontrata alla vigilia della premiazione e le abbiamo chiesto, innanzitutto, come ci si sente a rappresentare l’Italia in una competizione così importante: “Sto vivendo un sogno, sono felice che la mia musica venga apprezzata a livello internazionale qui a Los Angeles. Essere l’unica artista italiana in gara è un onore e un grande traguardo sia personale che professionale “.
In occasione dei Los Angeles Music Awards ti esibisci di fronte a un pubblico d’eccezione, come ti prepari per questa performance?
Ovviamente la concentrazione è essenziale, l’esperienza aiuta ad attutire un po’ la tensione, ma l’adrenalina e l’emozione non mancano mai, specie in una cerimonia così impeccabile con tanto di red carpet, cena di gala e ospiti illustri.
Parlando di esperienza, da quanto tempo ti dedichi a comporre musica? E come è nata questa passione?
Suono da sempre, ho iniziato con gli studi classici e mi sono diplomata al conservatorio, ma poi ho capito che interpretare la musica di altri non mi bastava più, che avevo tanto di mio da esprimere. Tuttavia non è facile proporre un repertorio inedito, perché spesso il pubblico ai concerti ama ascoltare brani conosciuti di autori classici. Si tratta di un genere musicale sempre di nicchia, e al suo interno alcuni artisti sono ancora restii ad allargarne gli orizzonti, cosa che io invece ritengo d’importanza fondamentale oggigiorno. Anche l’offerta delle stagioni concertistiche sta cambiando, proponendo musica classica insieme a quella contemporanea e jazz per attrarre un pubblico più ampio. Ma credo che questo sia un buon momento in termini di interesse per noi autori di musica contemporanea.
Quale ritieni essere il punto di forza della tua musica?
La capacità di evocare immediatamente emozioni. Me ne accorgo mentre suono, il pubblico si emoziona perché la mia musica è suggestiva, malinconica, a volte crepuscolare. Arriva dritta al cuore.
Da dove trai l’ispirazione? Hai un modello di riferimento?
L’ispirazione deriva dalla mia esperienza di vita presente e passata. Non ho un modello in particolare, la mia musica è naturale ed estremamente personale. Mi è stato detto che si avvicina più al genere e alle atmosfere di Ludovico Einaudi che non a quelli di Giovanni Allevi, ma chi mi ascolta impara presto a riconoscere il mio stile.
Cosa ti aspetta nell’immediato futuro, dopo i Los Angeles Music Awards?
Innanzitutto la promozione del disco in Italia, e spero in una possibile distribuzione anche qui negli Stati Uniti. Sono grata al Console Generale Giuseppe Perrone e al Direttore Alberto Di Mauro per avermi invitata anche quest’anno, dandomi l’opportunità di esibirmi all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles e di far conoscere sempre di più la mia musica al pubblico locale.