On March 2nd, San Francisco celebrated the First Italian Design Day. Hundred Italian institutes worldwide greeted designers, entrepreneurs, journalists, and professors, who acted as Ambassadors of culture and helped understand the impact Italian design has today on art, philosophy, and society itself.
Industrial designer Giulio Iacchetti was the Ambassador for the Bay Area, after being elected by the Milan Triennale Art and Design Museum. Born near Cremona, Lombardy, Mr Iacchetti, 50, discussed Italian design in the postwar time, focusing on the features that make it unique and explaining the reasons behind its huge success. Together with his experience for brands like Alessi, Foscarini, Globo Ceramiche, Jannelli&Volpi, Hastens, Meritalia, Moleskine, Pandora design, Mr Iacchetti also carries out an intense academic work for several universities and design schools, in Italy and abroad.
Italian Consul General, Lorenzo Ortona, introduced Mr Iacchetti to the audience pointing that “San Francisco is a great city to host industrial design events and that’s why we are participating with Italian professionals to the Design Week this coming June”. He stated. “Giulio is the perfect design Ambassador of Italy and his talk with Marina Pugliese conveys to the public the strength of combining the traditional extraordinary Italian handcraft world with the genius vision and experimentation of our designers”.
Giulio, when did you fall in love with design?
Officially when I was 25, however I have been interested in creating things since I was a little kid. I belonged to a large family and there were always moments when to look for solutions to some sort of issues or problems. All members of my family used to do so using creativity first. That’s what they taught me as a child and that lesson is still somehow with me.
A sort of training that became something else over time…
My father taught me how to fix problems and how to turn precariousness into something positive. When you have very little, you try to do more. My grandfather used to craft wood, my uncle worked with marble, my dad did not specialize in using a certain material, however the lack of specialization was a source from which to glean ideas. As a kid, I loved to play music but we could not afford a bass guitar, yet my dad helped me make one from scratch.
Giulio considers his education path as a sequence of mistakes: he left architecture studies after only two years, then he attended a design school which left him unsure about the future. Only later on, he earned a degree in Conservation of Artistic Assets. While he is proud of such achievement (“It does not matter how long it takes, yet it should make you happy”, he said), Mr Iacchetti took a moment to reflect on today’s role of designers in society.
Would you call yourself an artist?
Artists are meant to work with empty spaces, whereas designers achieve their best goals when dealing with limits. Being a designer in Italy means to open yourself towards the world and to all human beings. I’d say designers and architects live in a human dimension that allows them to do whatever they want.
How did your experience working at well-known Italian companies help your career?
I learned how to use my knowledge and skills for a variety of projects, designing objects for different spaces and purposes. As human beings were at the core of those works, I dealt with both the freedom and the responsibility coming with them. A designer’s idea will never be relevant if it doesn’t become a tangible product. The connection between design and industrial world is not only strong but also crucial.
How is design supporting today’s Italian economy?
Italian companies have just one destiny: working with “il bello”, all the stunning things that make people’s life better. Everybody in the world looks up to our design and takes the challenge to compete with it, in a positive way. This beautiful game has been helping Italian companies grow for years.
As pointed by Mr Iacchetti, companies, schools, and magazines in Milan also give an essential contribution to the industry. The Salone del Mobile is a unique experience in both the Italian and the global scenarios: any given design week in the world looks at the Milan’s Furniture Fair as a model to follow. That’s the context where the idea of an Italian Design Day in the world was born.
“I think this is a great opportunity” Mr Iacchetti said. “This started as a proposal from the Ministry of Foreign Affairs, because they finally understood that design is strategic. I am glad to be part of a group of people who want to express the value of our design on welcoming diversity and representing the Italian spirit in the world.”
What do you think of your role as Ambassador?
I am proud of it, of course. I also believe that, in the future, it can become an opportunity to showcase Italian projects and to allow new generations to learn about them. I would like to see new relationships between the industry’s professionals and the institutions. It would give Italian designers a chance to tell their stories abroad and the cultural institutes the possibility to host exciting events.
Il 2 marzo San Francisco ha celebrato il primo Italian Design Day. Cento istituti italiani nel mondo hanno accolto designer, imprenditori, giornalisti e professori che hanno svolto il ruolo di Ambasciatori della cultura ed aiutato a capire l’impatto che il design italiano ha oggi sull’arte, la filosofia e la società stessa.
Il designer industriale Giulio Iacchetti è stato l’Ambasciatore per la Bay Area, dopo essere stato indicato dal Museo del Design e dell’Arte della Triennale di Milano. Nato vicino a Cremona, Lombardia, Iacchetti, 50 anni, ha discusso di design italiano dell’epoca postbellica, concentrandosi sulle caratteristiche che lo rendono unico e spiegando le ragioni dietro al suo enorme successo.
Insieme con la sua esperienza per marchi come Alessi, Foscarini, Globo Ceramiche, Jannelli&Volpi, Hastens, Meritalia, Moleskine, Pandora Design, Iacchetti porta avanti anche un intenso lavoro accademico per molte università e scuole di design, in Italia e nel mondo.
Il Console generale d’Italia, Lorenzo Ortona, ha presentato Iacchetti al pubblico mettendo in evidenza che “San Francisco è una grande città che ospita eventi di design industriale ed ecco perché noi parteciperemo con professionisti italiani alla Design Week il prossimo giugno”, ha detto. “Giulio è l’Ambasciatore italiano del design perfetto ed il suo dialogo con Marina Pugliese porta al pubblico la forza di combinare il tradizionale e straordinario mondo artigianale italiano con la visione geniale e la sperimentazione dei nostri designer”.
Giulio Iacchetti al lavoro. Foto: Max-Rommel
Giulio, quando si è innamorato del design?
Ufficialmente quando avevo 25 anni, nondimeno sono stato interessato a creare cose sin da quando ero un bambino piccolo. Appartenevo ad una grande famiglia e c’erano sempre momenti in cui bisognava cercare soluzioni a qualche necessità o problema. Tutti i membri della mia famiglia le trovavano usando innanzitutto la creatività. Questa è quel mi insegnarono da bambino e questa lezione in qualche modo è ancora con me.
Una sorta di allenamento che col tempo è diventato qualcos’altro…
Mio padre mi insegnò come risolvere problemi e come trasformare la precarietà in qualche cosa di positivo. Quando hai molto poco, cerchi di fare di più. Mio nonno incideva il legno, mio zio lavorava il marmo, mio padre non si specializzò nell’usare un certo materiale, nondimeno la mancanza di una specializzazione era una fonte dalla quale tirare fuori idee. Da bambino, mi piaceva fare musica ma noi non potevamo permetterci un basso, eppure mio padre mi aiutò a farne uno improvvisato.
Giulio considera il suo percorso formativo come una sequenza di errori: ha lasciato gli studi di architettura dopo appena due anni, poi ha frequentato una scuola di design che lo lasciò incerto sul futuro. Solamente più tardi, ha preso un diploma in Conservazione dei Beni Artistici. Orgoglioso di tale conseguimento (“non importa quanto tempo prende, ma ti deve rendere felice”, ha detto), Iacchetti si è preso un momento per riflettere sul ruolo odierno dei designer nella società.
Si definirebbe un artista?
Per artisti si intendono coloro che lavorano con gli spazi vuoti, mentre i designer realizzano i loro migliori risultati quando trattano con i limiti. Essere un designer in Italia vuole dire aprirsi verso il mondo e a tutti gli esseri umani. Direi che designer e architetti vivono in una dimensione umana che permette loro di fare qualunque cosa vogliano.
Quanto la sua esperienza di lavoro in note società italiane ha aiutato la sua carriera?
Ho imparato a usare la mia conoscenza e le mie abilità per una varietà di progetti, disegnando oggetti per spazi e scopi diversi. Poichè gli esseri umani sono al centro di quei lavori, io ho gestito la libertà e la responsabilità che viene con loro. L’idea di un designer non sarà mai utile se non diventa un prodotto tangibile. Il collegamento tra design e mondo industriale non solo è forte ma anche cruciale.
Quanto il design sta sostenendo l’economia italiana di oggi?
Le imprese italiane hanno solo uno destino: lavorare con il “bello”, con tutte le cose meravigliose che migliorano la vita delle persone. Tutti nel mondo guardano al nostro design e provano a competere con esso in modo positivo. Questo bel gioco per anni ha aiutato le società italiane a crescere.
Come indicato da Iacchetti, società, scuole e periodici a Milano danno un contributo essenziale all’industria. Il Salone del Mobile è un’esperienza unica tanto nel contesto italiano quanto negli scenari globali: ogni Settimana del Design nel mondo guarda alla Fiera del Mobile di Milano come a un modello da seguire. Questo è il contesto in cui è nata l’idea di un Italian Design Day nel mondo.
“Io penso che questa sia una grande opportunità” ha detto Iacchetti. “Tutto ciò è cominciato come una proposta del Ministero degli Esteri, perché hanno finalmente capito che il design è strategico. Sono contento di far parte di un gruppo di persone che vogliono esprimere il valore del nostro design che sa accogliere la diversità e rappresentare lo spirito italiano nel mondo”.
Cosa pensa del suo ruolo di Ambasciatore?
Ne sono orgoglioso. Credo anche che, in futuro, possa diventare un’opportunità per mettere in mostra i progetti italiani e permettere alle nuove generazioni di imparare. Vorrei vedere nuove relazioni tra i professionisti dell’industria e le istituzioni. Darebbe ai designer italiani l’opportunità di portare all’estero le loro storie e agli Istituti Culturali la possibilità di ospitare eventi emozionanti.
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