“Dopo un’infanzia segnata dai film di Billy Wilder e un’ossessione per la Nutella, ho lavorato per anni a Rai Tre, come sceneggiatrice per Un Posto Al Sole e collaboratrice ai testi e regista per il programma Sfide”.
Leggere il ritratto che Giulia fa di se stessa ti porta immediatamente a fraternizzare, prima ancora che con l’artista, con la persona. Grazie a un coinvolgente senso dell’umorismo, quella sottile e intelligente ironia che fa sembrare leggere anche le cose più importanti, ci si sente sin da subito incuriositi dalla personalità di questa giovane regista e sceneggiatrice, e quando la sensazione di divertimento provocato da quella simpatica “ossessione” si dissolve, si rimane colpiti dalle sue esperienze professionali.
Arrivata a Los Angeles nel 2011 dopo aver ottenuto una borsa di studio Fulbright, Giulia ha conseguito un Master in Writing for Screen and Television alla University of Southern California, e la sua sceneggiatura Venus Transit si è guadagnata lo Sloan Filmmaker Fund Grant al Tribeca Film Festival di New York.
Un riconoscimento prestigioso che le ha permesso di occuparsi a tempo pieno del suo ultimo lavoro, arrivato già alla quinta riscrittura e pronto per essere girato. Amante della cinematografia classica americana – oltre a Wilder uno dei suoi autori prediletti è Sidney Pollack -, ha come sogno nel cassetto quello di poter ritornare in Italia e mettersi alla prova dietro la macchina da presa. Abbiamo avuto l’occasione di parlare con Giulia dei suoi progetti presenti e futuri, con l’augurio che quest’artista italiana di talento possa trovare la strada del successo qui a Hollywood, nella casa del cinema.
Com’è nata l’idea della tua sceneggiatura?
Venus Transit è la mia sceneggiatura di tesi, con cui ho ottenuto l’MFA in Writing for Screen and Television alla USC nel maggio 2014. Era un progetto che avevo in mente da tempo, volevo scrivere una storia che avesse come protagonista una scienziata ed ero e sono tuttora una grande fan di Margherita Hack. È così che è nata Iris, la protagonista del mio film, che possiede sicuramente il suo spirito battagliero e il gusto per la battuta tagliente. Mi affascinava poi l’idea di un fenomeno astronomico così evocativo come il transito di Venere, una cornice perfetta per questo film. A questo ho unito la mia passione per il road movie e così e nato una sorta di “Thelma & Louise geriatrico”, con una donna di 80 anni e una di oltre 40 come eroine, pronte a intraprendere insieme un’avventura affascinante.
Come procede la lavorazione e quando uscirà il film?
Al momento sono alla quinta riscrittura – il lavoro dello sceneggiatore non finisce mai! -, e con il mio agente stiamo cercando finanziatori e ovviamente le due possibili protagoniste. Dalla scelta delle attrici dipende molto del successo del film, e la sceneggiatura ha le potenzialità per attirare dei grandi nomi. Una volta definito questo tassello fondamentale, vorrei girare Venus Transit entro la fine di quest’anno.
Ti piacerebbe tornare a lavorare in Italia in futuro con un progetto simile?
In Italia sono nata e cresciuta, girovagando tra i vicoli di Trastevere e sognando una carriera a Hollywood. Ho lavorato tanto e con successo a Rai Tre, per Un Posto al Sole e Sfide, due esperienze diverse ma molto formative, che si sono rivelate fondamentali quando mi sono ritrovata catapultata qui. Ovviamente sarei entusiasta di girare un film in Italia! Ho già pronta una sceneggiatura, un po’ lontana da Venus Transit, ambientata a Roma e con protagonisti tre ventenni. Anche se si tratta di due mondi molto differenti, anche qui, come in Venus Transit, unisco dramma e commedia, questa volta per raccontare la storia di un triangolo di amore, amicizia e ambizione sullo sfondo di un festival di musica e poesia un po’ pazzo.
Quali sono gli autori di riferimento che ti hanno ispirato nel corso della tua carriera?
Premesso che vado in crisi anche quando mi chiedono il mio piatto preferito, sono una devota di Billy Wilder, Sidney Pollack e Ettore Scola. Li venero per la loro capacità di raccontare con grande leggerezza storie in cui si parla di temi a volte anche pesanti, con l’obiettivo sempre chiaro di intrattenere il pubblico. Ridere di se stessi è il primo comandamento, e in questo cerco di seguire l’insegnamento di un’altra fuoriclasse del genere, Nora Ephron.