Some people are bound to leave a mark. They are able to change their life, transforming it so much it turns into the life of others. Throughout years and continents, in the worst places on earth, Gino Strada’s project was just that: safety, survival, intervention, so that all the poor souls buried under the rubble of war, hatred, and devastation could breathe again.
Strada was born in Lombardia, a quiet place free from conflicts and disasters, where he had graduated with a degree in emergency medicine at the Università Statale, Milan. However, he had decided to abandon a quiet existence to follow a very daring dream: saving the least fortunate in countries plagued by poverty, landmines, ethnic wars, and violence.
His project, Emergency, came to be in 1994, after years of collaboration with the International Red Cross. In less than 30 years, it gave hope to 11 million people, and it all came from that visionary dream many doctors and nurses share, that audacious choice to fight on the front line, where you hear gunshots in the streets and bombings are frequent.
You need to be brave for this. You need to be strong, if you want to survive looking into the face of pain every day. Tough, if you want to lock eyes with people who’ll never get justice for what they suffered, and will always receive less than what they deserve and need. Even of what’s indispensable, at least for the way we, the privileged ones, conceive life.
Wounds to stitch up, legs to amputate, pain to soothe. But, as dreadful and horrifying as physical injury can be, it is nothing compared to rage, cruelty, impotence and to being defenseless in front of the greatest of all injustices: being left alone in fear and sorrow.
This is it. Gino Strada and his doctors chose to leave the rearguard and live, with difficulty, where Humanity and its right to dream, play and smile fights every day against hatred and tragedy, just to gain a slice of ground to live on. They chose to care and cure, to stitch, assist and comfort those who no longer have a voice to call for help. Because we can’t stay indifferent forever. Because it’s easy and simple to look at what happens on TV, while sitting on the couch, without ever getting involved.
Careful, here, about a fundamental point: Emergency is an independent and neutral association, created to bring medical care to those living in war. It doesn’t stand for any faction nor creed. It opens hospitals, maternity and pediatric centers, bringing on the battlefield, often inside makeshift structures, clinics and rapid response hubs, medications and highly specialized staff, in places where even finding drinking water can be a challenge.
Gino Strada: an Italian who did leave a mark. After his sudden and premature death, Giuseppe Satriano, Archbishop of Bari-Bitonto, who is still fighting against the symptoms of long-Covid, months after testing negative, describes him powerfully: “A pain in the neck for the opulent indifference of many: a tragic loss for Humanity.”
Indeed. Because we’re all poorer when people like that die: people who fight to make health a right for all, to ensure healthcare is universal, public, free. Fight for a more generous, altruistic vision of the world, of their profession, of their time of Earth.
The pandemic should have taught us all how essential – strategic, even – not focusing solely on ourselves is. How a face mask, even if fastidious, is important not only for our safety, but for that of others. How a vaccine can lower morbidity, slow down the virus and limit infections. Protecting ourselves, but also helping others. Only if we are all on the same page, on the same side of the barricade, we can turn the tide once and for all.
As a war surgeon Strada, this stubborn doctor, learned to cohabit with pain, but not with indifference. His charisma and sense of solidarity, his humanism applied to medicine are among the most important examples we have not only to keep dreaming a better world, but also to access the instruments needed to turn the dream into reality.
It’s of Italians like Gino Strada we must be proud of. It’s people like him we must claim as Italian, as our own.
Ci sono persone destinate a lasciare un segno. Capaci di prendere la propria vita e trasformarla, farla crescere così tanto da diventare la vita di altri. Il suo progetto, negli anni, nei vari continenti, nei posti peggiori della Terra, è stato questo: la salvezza, la sopravvivenza, l’intervento capace di riprendere per i capelli tutte quelle anime finite sotto le macerie di guerra, odio, distruzione e rovina.
Gino Strada era nato in Lombardia, un luogo placido senza conflitti né cataclismi e aveva studiato medicina e chirurgia d’urgenza all’Università Statale di Milano. Ma aveva scelto di rinunciare alla vita tranquilla per inseguire un sogno coraggioso: salvare povera gente nei Paesi disastrati dalla povertà, dalle mine antiuomo, da tormentati conflitti etnici, da violenza e mancanza di mezzi.
Il suo progetto, Emergency, nasce nel 1994 dopo una lunga esperienza con la Croce Rossa Internazionale. In meno di 30 anni quel sogno visionario, quella scelta audace che porta medici e infermieri in prima linea, proprio in quei luoghi dove si sente sparare tra le case e le bombe esplodono con frequenza, ha restituito speranze di vita a 11 milioni di persone.
Ci vuole coraggio a fare un lavoro del genere. Bisogna avere tanto stomaco per reggere l’affronto quotidiano del dolore. Richiede una forza tenace riuscire ogni giorno a guardare negli occhi persone che non avranno mai giustizia per quello che hanno subito e che riceveranno sempre meno del dovuto, del necessario, dell’indispensabile, almeno per come noi privilegiati intendiamo la vita.
Le ferite da suturare, le gambe da amputare, il dolore da lenire. Ma ogni lesione fisica, per quanto strazi e faccia male, è nulla a confronto della rabbia, della crudeltà, dell’ingiustizia, dell’impotenza, dell’essere indifesi e di subire il torto più grande: essere lasciati soli nel proprio dolore.
Ecco. Gino Strada e i suoi medici hanno scelto di non restare a guardare, di partire e vivere con fatica là dove l’umanità e i suoi diritti al sogno, al gioco, al sorriso, combattono ogni giorno per strappare all’odio e alla tragedia un po’ di terra su cui vivere. Hanno scelto di medicare, curare, ricucire, portare assistenza, cure e conforto a chi non ha neanche voce per chiedere aiuto, perché non si può rimanere sempre indifferenti. Perché è facile e comodo guardare dal divano di casa quel che succede in TV e lasciare scorrere immagini e lacrime senza mai sporcarsi le mani.
Attenzione a un punto fondamentale: Emergency è un’associazione indipendente e neutrale nata per portare cure medico-chirurgiche alle vittime delle guerre. Non prende le parti di una o dell’altra fazione. Apre ospedali, centri maternità, presidi pediatrici, porta sul campo, sotto le tende, dentro strutture spesso di fortuna ambulatori e punti di primo soccorso, che portano farmaci e alta specializzazione dove magari non c’è nemmeno l’acqua potabile.
All’indomani della scomparsa prematura e inaspettata di Gino Strada, di questo italiano che ha lasciato un segno, l’arcivescovo di Bari-Bitonto Giuseppe Satriano, che dopo mesi combatte ancora con i postumi del Covid, lo ha descritto in modo efficace: “Una spina nel fianco della opulenta indifferenza di tanti: una grave perdita per l’umanità”.
Già. Perché siamo tutti più poveri quando vengono meno persone così, che si battono per la salute quale diritto primario di tutti, per una sanità universale, pubblica, gratuita, per una visione del mondo, della propria professione e del proprio tempo sulla terra, più generosa e altruista.
Questa faticosa pandemia dovrebbe averci insegnato quanto sia fondamentale, persino strategico, non concentrarci solo sui noi stessi. Quanto una mascherina, pur sopportata con fastidio, sia un presidio importante per noi ma anche per gli altri. Quanto un vaccino possa stemperare la morbilità, frenare la corsa virale a replicarsi e moltiplicare i contagi. Proteggere noi ma aiutare anche gli altri. Solo se tutti stiamo dalla stessa parte, sullo stesso fronte, potremo invertire la rotta.
Da chirurgo di guerra, questo medico ostinato aveva imparato a convivere con il dolore ma non con l’indifferenza. Il suo carisma di solidarietà e il suo umanesimo applicato alla medicina sono tra le testimonianze più importanti che abbiamo tra le mani per continuare a sognare un mondo migliore e avere strumenti per costruire, dare corpo e sostanza a questi sogni.
Sono italiani come Gino Strada le persone di cui dobbiamo andare fieri, di cui dobbiamo rivendicare l’italianità, le radici in comune.
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