Giancarlo Giannini says it unequivocally: a Hollywood star is far more valuable than an Oscar. Everyone in the film industry strives for the prized statuette and dreams of holding it on the Dolby Theatre stage. But in the end, says the 80-year-old actor, dubber, and director, the Oscar only rewards you for one film. Having your name engraved on the Walk of Fame, on the other hand, awards you for your whole artistic career, encompassing all of your work. It makes your artistic memory eternal, erases the distance, and states you did leave a mark. “When they give you a star here, you’re an actor forever,” he remarked.
Indeed, how could one not be proud? From its inception, this coveted award has only been given to two Italian male performers. The first was Rodolfo Valentino, the Apulian Latin lover who arrived in America in 1913 from the tiny hamlet of Castellaneta Marina; the silent film star who, with his smoldering looks and irresistible appeal, conquered eternal remembrance in the history of cinema in a career that spanned only a handful of years. Even today, he is remembered as if he died yesterday, rather than in the sweltering summer of 1926. In those days, displays of hysteria and devotion, as well as thirty suicides, accompanied his funerals in New York. Tens of thousands of people attended a ceremony that was also replicated in Los Angeles, where his remains were buried in the Hollywood Forever Cemetery Mausoleum, and where a ceremony remembers him every year among crimson rose petals and veiled ladies in grief, dressed in early 1900s garb.
No male actor before him had become so famous worldwide thanks to the seventh art but, back then, the competition was limited to very few names. Today, earning a space among the over 2,730 brass stars is much more difficult. So, in many ways, it is a double success for Giancarlo Giannini, who can now read his name engraved in red granite just a few steps away from Gina Lollobrigida’s, who passed away a few weeks ago. “Not having worked with her is one of my regrets. Many years ago – said the actor, who was born in Liguria, moved to Naples as a child and to Rome at 18, where he then made his theatre debut – she proposed that we do a comedy together on Broadway, but then nothing came of it.”
The significance of his award stems from the emotional dedication he made in Los Angeles: “It’s a huge honor for me, and I owe it all to Lina Wertmüller: I wouldn’t be here if she didn’t believe in me. We used to come here with film pizzas in our arms to show to a local producer. She was a genius, yet she was underappreciated in Italy.” But still, two years before her death at the age of 93, Hollywood bestowed upon her the honor of a star in 2019, recognizing her as one of the most well-known Italian directors and screenwriters in the world. She started as an assistant director for Fellini in La Dolce Vita and 8 e Mezzo, and obtained her biggest successes in the 1970s with Giancarlo Giannini, in films such as The Seduction of Mimi, Love and Anarchy, Swept Away, and Seven Beauties (for which Giannini was nominated for an Oscar).
The path to Italian artistic glory, from 1958 to today, has only 16 stars: there’s the world of opera, for which Italy is famous worldwide, with Enrico Caruso and Arturo Toscanini, Renata Tebaldi and Licia Albanese, Beniamino Gigli and Ezio Pinza, Luciano Pavarotti and Andrea Bocelli. There’s the world of music of great conductors and arrangers like Annunzio Paolo Mantovani or Ennio Morricone who, with his notes, made cinema immortal. Then, there’s the cinema of great actresses like Anna Magnani, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, and the world of directing masters like Bernardo Bertolucci and, of course, Lina Wertmuller.
There are only two actors: Rodolfo Alfonzo Raffaelo Pierre Filibert Guglielmi di Valentina d’Antonguolla, the symbol of silent cinema who received his star in 1960, and Giannini, who has always been greatly loved in the US. This was publicly confirmed at the star unveiling by producer Michael Gregg Wilson who, along with Barbara Broccoli, wanted him in two chapters of their James Bond saga, Casino Royale and Quantum of Solace: “You deserve this star, Giancarlo, you charming, handsome, sexy man!” Wilson said.
Lo dice chiaro e tondo Giancarlo Giannini: una stella a Hollywood vale molto più di un Oscar. Tutti, nel mondo del cinema, corteggiano l’ambita statuetta e sognano di poterla sollevare sul palco del Dolby Theatre ma in fondo, dice l’attore, doppiatore e regista 80enne, l’Oscar ti premia per un film. Il nome inciso sulla Walk of Fame invece, ti rende immortale per l’intera carriera artistica, abbraccia tutto il tuo lavoro. Consegna il tuo ricordo al tempo, stacca la distanza, dice che hai lasciato il segno. “Quando ti danno una stella qui – ha detto – sei attore per sempre”.
In effetti, come non esserne orgogliosi? Dall’istituzione del prestigioso riconoscimento, l’onore è toccato solo a due attori italiani. Il primo è stato Rodolfo Valentino, il latin lover pugliese arrivato in America nel 1913 dalla minuscola Castellaneta Marina, il divo del cinema muto che con lo sguardo seduttivo e un fascino irresistibile, in una manciata di anni ha conquistato la memoria eterna nella storia del cinema. Ancora oggi è celebrato come se si fosse spento solo ieri e non in una calda estate del lontano 1926. In quei giorni di gloria, scene di isteria e fanatismo, oltre che una trentina di suicidi, accompagnarono i suoi funerali a New York. Decine di migliaia furono le persone che seguirono una cerimonia che si ripetè anche a Los Angeles, dove le sue spoglie furono sepolte nel Mausoleo dell’Hollywood Forever Cemetery e dove ogni anno una cerimonia lo ricorda tra petali di rose rosse e dame velate in lutto, vestite secondo la moda del primo Novecento.
Nessun interprete maschile prima di lui era diventato così famoso a livello mondiale grazie alla settima arte ma in effetti, allora, la competizione era limitata a pochissimi nomi.
Oggi, conquistarsi uno spazio tra le oltre 2730 stelle in ottone è ben più arduo. Un successo doppio, se vogliamo, è quindi quello di Giancarlo Giannini che oggi può leggere il suo nome impresso nel granito rosso a pochi passi da quello di Gina Lollobrigida, scomparsa nelle scorse settimane: “Non aver lavorato con lei è uno dei miei rimpianti. Moltissimi anni fa – ha raccontato l’attore nato in Liguria, trasferitosi bambino a Napoli e a 18 anni a Roma quando poi debuttò a teatro – mi propose di fare insieme una commedia a Broadway, ma poi non se ne fece nulla”.
Il merito del suo riconoscimento, sta nella dedica che emozionato ha fatto a Los Angeles: “Per me è un grande onore e lo devo tutto a Lina Wertmüller: non sarei qui se non avessi avuto lei a valorizzarmi. Venivamo qui con le pizze dei film sottobraccio per farle vedere a un produttore locale. Era un genio, purtroppo poco apprezzata in Italia”. Hollywood però, due anni prima della sua scomparsa a 93 anni, le ha regalato nel 2019 la gioia di una stella celebrandola come una delle registe e sceneggiatrici italiane più riconosciute in tutto il mondo. Da aiuto regista di Fellini nella Dolce vita e 8 e mezzo, siglò i suoi maggiori successi negli anni Settanta proprio con Giancarlo Giannini, in film come Mimì metallurgico ferito nell’onore, Film d’amore e d’anarchia, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto e Pasqualino Settebellezze (per cui Giannini fu nominato all’Oscar).
La via della gloria artistica italiana, dal 1958 ad oggi, conta appena 16 stelle: c’è il mondo dell’opera e della lirica per cui l’Italia è famosa nel mondo da Enrico Caruso ad Arturo Toscanini, da Renata Tebaldi a Licia Albanese, da Beniamino Gigli ad Ezio Pinza, da Luciano Pavarotti ad Andrea Bocelli; c’è quello musicale dei grandi direttori d’orchestra e arrangiatori come Annunzio Paolo Mantovani o come Ennio Morricone, che con le sue note ha reso immortale il cinema. C’è poi il cinema delle grandi interpreti come Anna Magnani, Sophia Loren, Gina Lollobrigida e quello dei maestri dietro la macchina da presa come Bernardo Bertolucci e appunto Lina Wertmuller.
Solo due gli attori: Rodolfo Alfonzo Raffaelo Pierre Filibert Guglielmi di Valentina d’Antonguolla, il simbolo del cinema muto che ricevette la stella nel 1960, e Giannini che gli Usa hanno sempre amato molto. Lo ha confermato pubblicamente alla posa della stella il produttore Michael Gregg Wilson, che con Barbara Broccoli l’ha voluto in due capitoli della loro saga su James Bond, ‘Casino Royale’ e ‘Quantum of Solace’: “Te la meriti questa stella, Giancarlo, razza di uomo affascinante, bello e sexy che sei!”, ha detto Wilson.