Let’s face it, February is the strangest month: it’s in full winter, but people feel like it’s spring already; it’s the shortest of months, and the only one with 28 days. If that wasn’t enough, it’s got an extra day every four years. It’s nothing, though, if you think how, once upon a time, it didn’t even exist – yes, you read it right.
The Gregorian Calendar, the one the world follows today, was first implemented in the 16th century – more about it shortly – but, before then, time was not the same for everyone, and February, with its shortness and changing length, is the most significant vestige of it.
We should begin by clarifying the meaning itself of the word “February” (or febbraio, in Italian), which comes from the Latin februus, or “purifying,” because this was the period when the ancient Romans celebrated their traditional rites of purification, the Lupercales. Mind, they wouldn’t have said, at least in the early centuries of their glorious existence, that Lupercales took place in February because February didn’t exist. Indeed, the earliest Roman calendar, which is traditionally believed to have been ratified by Romulus himself in 753 BC, only included 10 months. It would start in March and end in December, and it was based, like most ancient ways to keep track of time, on the cycle of the moon and seasons. It counted a total of 304 days, divided into six 30-day months, and four 31-day months. Even though two millennia have passed, we still see traces of the old Roman calendar in the way we call our months: September means “the seventh month” in Latin, October “the eighth,” November “the ninth,” and December “the tenth.” There were, however, some significant issues: because it followed the lunar cycle, the old calendar wasn’t always in sync with the solar year: to avoid confusion, another calendar based on key moments of the agricultural year was also created.
According to Livy and what he writes in his Ab Urbe Condita, the history of the city of Rome, it is for this reason that the second king of the Capital, Numa Pompilius, introduced, between 754 BC and 673 BC, two extra months at the end of the year, Ianuarius and Februarius.
The year continued to start in March and now counted 355 days in total, but this was a problem because the solar year lasts 365 days, 5 hours, and 48 minutes. So, to avoid a conspicuous difference between the civil and the lunar calendar to develop, an extra month calledMercedonius, an intercalary month that lasted 27 days, was added after the 23rd of February. Mercedonius, too, was part of the reform wanted by Numa Pompilius. To be fair, though, it all remained a bit convoluted, with years of 12 and 13 months, a lunar calendar, and an agricultural one to follow.
However, Rome had to wait a few centuries before getting things tidied up a little with the introduction, in 46 BC, of the Julian Calendar, named after Julius Caesar, even if it was conceived by the Egyptian astronomer Sosygenes of Alexandria. This calendar was based on the solar cycle and allowed for a more precise calculation of time. It became the official calendar of Rome and its Empire and, later, of Europe and America. The most significant creation of the Julian Calendar was that of the “leap year” when an extra day was added after the 24th of February to compensate for the extra hours that, every year, the Earth took to complete its revolution around the sun.
There were, however, more issues on the horizon. Because the difference between the solar and the civil calendar may have been tiny at the beginning, but it increased through the centuries to the point that, in the 15th century, years were 10 days shorter than they were supposed to be. This is why Pope Gregory XIII promulgated a new calendar in 1582, the Gregorian Calendar, which is the one we still follow today. The Gregorian Calendar is largely the same as the Julian but it introduced some significant changes in the calculation of leap years. According to it, leap years are only those divisible by four and, among century years – years divisible by 100, thus considered the end of a century – only those divisible by four hundred. The Gregorian Calendar was adopted by the Catholic and Protestant West, while some Orthodox churches maintained the Julian, which is why there is a dissonance in the date of the Catholic and Orthodox Easter still today.
Curiously, the Gregorian Calendar didn’t only affect the length of February, but also that of October, at least in 1582, when the 10th month of the year became, all of a sudden, 10 days shorter to compensate for the days’ accumulation due to the discrepancies between the solar and the Julian calendar.
Diciamolo, febbraio è il mese più strano: siamo in pieno inverno, ma la gente si sente già in primavera; è il mese più corto e l’unico con 28 giorni. Come se non bastasse, ha un giorno in più ogni quattro anni. Niente di che, però, se si pensa che una volta non esisteva nemmeno – sì, avete letto bene.
Il Calendario Gregoriano, quello che il mondo segue oggi, è stato implementato per la prima volta nel XVI secolo – ne parleremo tra poco – ma, prima di allora, il tempo non era uguale per tutti e febbraio, con la sua brevità e la sua lunghezza variabile, ne è il retaggio più significativo.
È bene innanzitutto chiarire il significato stesso della parola “febbraio” che deriva dal latino februus, cioè “purificatore”, perché questo era il periodo in cui gli antichi Romani celebravano i loro tradizionali riti di purificazione, i Lupercales. Però badate, loro stessi non avrebbero detto, almeno nei primi secoli della loro gloriosa esistenza, che i Lupercales si svolgevano a febbraio perché febbraio non esisteva. Infatti, il primo calendario romano, che tradizionalmente si ritiene sia stato ratificato da Romolo stesso nel 753 a.C., comprendeva solo 10 mesi. Iniziava a marzo e terminava a dicembre e si basava, come la maggior parte dei modi antichi di tenere traccia del tempo, sul ciclo della luna e delle stagioni. Contava un totale di 304 giorni, suddivisi in sei mesi da 30 giorni e quattro da 31 giorni. Anche se sono trascorsi due millenni, vediamo ancora tracce dell’antico calendario romano nel modo in cui chiamiamo i nostri mesi: settembre in latino significa “il settimo mese”, ottobre “l’ottavo”, novembre “il nono” e dicembre “il decimo”. Tuttavia, c’erano alcuni problemi significativi: poiché seguiva il ciclo lunare, il vecchio calendario non era sempre in sincronia con l’anno solare: per evitare confusione, fu creato anche un altro calendario basato su momenti chiave dell’anno agricolo.
Secondo Livio e quanto scrive nella sua Ab Urbe Condita, la storia della città di Roma, è per questo motivo che il secondo re della Capitale, Numa Pompilio, introdusse, tra il 754 a.C. e il 673 a.C., due mesi in più alla fine dell’anno, Ianuarius e Februarius.
L’anno continuava a iniziare a marzo e contava 355 giorni in totale, ma questo era un problema perché l’anno solare dura 365 giorni, 5 ore e 48 minuti. Quindi, per evitare che si creasse una vistosa differenza tra il calendario civile e quello lunare, dopo il 23 febbraio fu aggiunto un mese in più chiamato Mercedonius, un mese intercalare che durava 27 giorni. Anche il Mercedonius faceva parte della riforma voluta da Numa Pompilio. A dire il vero, però, tutto rimaneva un po’ contorto, con anni di 12 e 13 mesi, un calendario lunare e uno agricolo da seguire.
Tuttavia, Roma dovette aspettare qualche secolo prima di fare un po’ di ordine con l’introduzione, nel 46 a.C., del Calendario Giuliano, che prende il nome da Giulio Cesare, anche se fu ideato dall’astronomo egiziano Sosygenes di Alessandria. Questo calendario si basava sul ciclo solare e permetteva un calcolo più preciso del tempo. Divenne il calendario ufficiale di Roma e del suo Impero e, successivamente, dell’Europa e dell’America. La creazione più significativa del Calendario Giuliano fu quella dell'”anno bisestile“, quando fu aggiunto un giorno in più dopo il 24 febbraio per compensare le ore in più che, ogni anno, la Terra impiegava per completare la sua rivoluzione intorno al Sole.
All’orizzonte, tuttavia, si profilavano altri problemi. Perché la differenza tra il calendario solare e quello civile poteva essere minima all’inizio, ma aumentò nel corso dei secoli fino al punto che, nel XV secolo, gli anni erano più corti di 10 giorni rispetto a quelli previsti. Per questo motivo, nel 1582 Papa Gregorio XIII promulgò un nuovo calendario, il Calendario Gregoriano, che è quello che seguiamo ancora oggi. Il Calendario Gregoriano è in gran parte uguale a quello Giuliano, ma ha introdotto alcuni cambiamenti significativi nel calcolo degli anni bisestili. In base ad esso, gli anni bisestili sono solo quelli divisibili per quattro e, tra gli anni secolari – anni divisibili per 100, quindi considerati la fine di un secolo – solo quelli divisibili per quattrocento. Il Calendario gregoriano fu adottato dall’Occidente cattolico e protestante, mentre alcune chiese ortodosse mantennero quello giuliano, motivo per cui ancora oggi esiste una discrepanza fra la data della Pasqua cattolica e quella ortodossa.
Curiosamente, il Calendario Gregoriano non influenzò solo la durata di febbraio, ma anche quella di ottobre, almeno nel 1582, quando il decimo mese dell’anno divenne improvvisamente più corto di 10 giorni per compensare l’accumulo di giorni dovuto alle discrepanze tra il calendario solare e quello giuliano.
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