Fabrizia Lanza (center) and her staff offer a host of themed retreats and workshops led by guest chefs from around the world (Photo: Anna Tasca Lanza)

Author and cooking school owner Fabrizia Lanza grew up in Sicily, immersed in the world of food and wine. Raised on her family’s 200-acre agricultural estate in Regaleali, southeast of Palermo, she is part of a well-known Sicilian winemaking family.

More than two decades ago, Lanza left the island to study in Italy and France. After earning an art history degree, she worked as a curator and then museum director in northern Italy, but her roots in her native Sicily ran deep. In 1989, her mother, Anna Tasca Lanza, opened a farm-to-table cooking school called Case Vecchie, dedicated to preserving and sharing the great food culture of Sicily. After 20 years of living away, Fabrizia returned home in 2009 to help her mother run the school.

Fabrizia Lanza celebrates Sicilian cooking in her new book, “The Food of Sicily: Recipes from a Sun-Drenched Culinary Crossroads” (Photo: Anna Tasca Lanza)

Anna Lanza died in 2010, and Fabrizia stepped in to carry on her mother’s legacy. Today, the school is frequented by chefs, amateur cooks, and people who want to learn more about the food traditions and culture of Sicily. Not surprisingly, the heart of Case Vecchie is its kitchen, housed in a historic stone building. Guest accommodations are charming, with period furnishings from the estate, as well as an infinity pool and walking trails nearby. The property also includes a working farm, an extensive vegetable garden, an orchard, and an herb garden, all grown according to organic principles.

In addition to workshops and classes, Lanza also developed a 10-week intensive program she calls Cook the Farm, which explores the gaps between eating, cooking, farming, and understanding food from a global perspective. She is the author of several books, including Olive: A Global History, Coming Home to Sicily, which discusses her return to Sicily, and her most recent cookbook, The Food of Sicily: Recipes from a Sun-Drenched Culinary Crossroads.

Lanza spoke to Seattle audiences from Italy on a January day that was grey and windy in the Pacific Northwest. This article is based on that presentation.

Tell us about writing your new cookbook, The Food of Sicily.

This book was the result of 15 years of work. I traveled all over Sicily, collecting recipes and broadening my perspective. The cookbook includes what I learned over those years as I toured different landscapes and experimented with different foodscapes. There are pasta recipes, like the traditional Sicilian timballo, and fish dishes, like a classic octopus salad or pasta with sardines and wild fennel.

Sicily might be small, but the variety of food is so diverse.

Every little village has its own story around food. The island itself has a complex history and geography; tomatoes grown on Etna are completely different from the tomatoes grown in Regaleali, where I am located. The soil is different, and the climate is different. There is a different ratio of saltiness and minerals. It’s like comparing an aubergine to a carrot—that’s how different tomatoes are in these two areas.

Located in central Sicily, Case Vecchie is home to the Anna Tasca Lanza cooking school, which promotes Sicilian cooking and culture (Photo: Anna Tasca Lanza).

What kinds of ingredients do Sicilians use during the winter?

We are lucky to have an incredibly long growing season in Sicily and a very short winter. But we do get winter, and that’s when I like to eat comforting foods, such as bean soups and meats. We freeze a lot of beans in May, so we have them all year. There is also the miracle of wild fennel, which is wonderful in just about any dish. We use a lot of chard, and we also have a world of citruses available to us.

What are some of your favorite Sicilian recipes?

I like Pizza Messinese, a pizza or focaccia recipe from Messina, which uses escarole and fresh cheese. I share the recipe in my cookbook. Messina is an interesting place, the easternmost city in Sicily. It was completely destroyed by an earthquake in the early 1900s. Today, it’s kind of the “black hole” of Sicily. No one talks about its food, but it has some amazing and delicious recipes that are just not well-known. I also like any recipe with cauliflower: we grow the purple kind here, and it has such a subtle flavor—sweet and creamy. It’s very different from the Romanesco cauliflower, which is more popular in Rome.

How did growing up on a family farm influence your career?

Our small farm has been in our family for more than 200 years. It’s embedded in my life. We make our own wine and olive oil. Life is lived slowly, and food is prepared using authentic and seasonal recipes. I love to share my joy and knowledge of Sicilian food with others from around the world.

The Anna Tasca Lanza cooking school is adjacent to the Tasca vineyards, which the family has owned for nearly 200 years (Photo: Tasca Conti D’Almerita).

It seems important to hold on to these traditions…

I think that tradition is not something fixed. We are building traditions at every moment. I make my recipes different from what my mother or grandmother made. For example, the ingredients might have changed over the decades; the apples we get today are not like the apples we had 50 or 75 years ago. But food is hugely sentimental. When I am tired after a long day, I just want to go home and eat broth with pasta in it—the same food I ate as a child. Food provides memories. It’s being with friends; it’s home.

Fabrizia Lanza, autrice e proprietaria di una scuola di cucina, è cresciuta in Sicilia, immersa nel mondo del cibo e del vino. Cresciuta nella tenuta agricola di famiglia, 200 acri a Regaleali, a sud-est di Palermo, fa parte di una nota famiglia di produttori di vino siciliani.

Più di due decenni fa, Lanza lasciò l’isola per studiare in Italia e in Francia. Dopo aver conseguito una laurea in storia dell’arte, ha lavorato come curatrice e poi direttrice di musei nel nord Italia, ma le sue radici nella nativa Sicilia erano profonde. Nel 1989, sua madre, Anna Tasca Lanza, aprì una scuola di cucina a km 0 chiamata Case Vecchie, dedicata a preservare e condividere la grande cultura gastronomica della Sicilia. Dopo 20 anni vissuti lontano, Fabrizia tornò a casa nel 2009 per aiutare la madre a gestire la scuola.

Anna Lanza morì nel 2010 e Fabrizia intervenne per portare avanti l’eredità di sua madre. Oggi la scuola è frequentata da chef, cuochi amatoriali e persone che vogliono conoscere meglio le tradizioni alimentari e la cultura della Sicilia. Non a caso, il cuore di Case Vecchie è la sua cucina, ospitata in uno storico edificio in pietra. Le sistemazioni per gli ospiti sono affascinanti, con arredi d’epoca della tenuta, nonché una piscina a sfioro e sentieri nelle vicinanze. La proprietà comprende anche un’azienda agricola, un ampio orto, un frutteto e un orto di erbe aromatiche, il tutto coltivato secondo i principi biologici.

Oltre a workshop e lezioni, Lanza ha anche sviluppato un programma intensivo di 10 settimane che chiama Cook the Farm, che esplora il divario tra mangiare, cucinare, coltivare e comprendere il cibo da una prospettiva globale. È autrice di numerosi libri, tra cui Olive: A Global History, Coming Home to Sicily, che parla del suo ritorno in Sicilia, e il suo libro di cucina più recente, The Food of Sicily: Recipes from a Sun-Drenched Culinary Crossroads.

Lanza ha parlato al pubblico italiano di Seattle in una giornata di gennaio grigia e ventosa nel Pacifico nordoccidentale. Questo articolo è basato su quella presentazione.

Ci racconti di come sta scrivendo il nuovo libro di cucina, The Food of Sicily.

Questo libro è il risultato di 15 anni di lavoro. Ho viaggiato in tutta la Sicilia, raccogliendo ricette e ampliando la mia prospettiva. Il libro di cucina include ciò che ho imparato in quegli anni visitando luoghi diversi e sperimentando diversi paesaggi alimentari. Ci sono ricette di pasta, come il tradizionale timballo siciliano, e piatti di pesce, come la classica insalata di polpo o la pasta con sarde e finocchietto selvatico.

La Sicilia sembra piccola, ma la varietà del cibo è così varia

Ogni piccolo paese ha una sua storia sul cibo. L’isola stessa ha una storia e una geografia complesse; i pomodori coltivati sull’Etna sono completamente diversi da quelli coltivati a Regaleali, dove mi trovo. Il terreno è diverso e il clima è diverso. C’è un diverso rapporto tra salinità e minerali. È come paragonare una melanzana a una carota: ecco come sono diversi i pomodori in queste due aree.

Quali ingredienti utilizzano i siciliani durante l’inverno?

Siamo fortunati ad avere una stagione di crescita incredibilmente lunga in Sicilia e un inverno molto breve. Ma arriva l’inverno, ed è allora che mi piace mangiare cibi confortanti, come zuppe di fagioli e carne. Congeliamo molti fagioli a maggio, quindi li abbiamo tutto l’anno. C’è anche il miracolo del finocchietto selvatico, che è meraviglioso in quasi ogni piatto. Usiamo molta bietola, e abbiamo a disposizione anche un mondo di agrumi.

Quali le ricette siciliane preferite?

Mi piace la Pizza Messinese, una ricetta di pizza o focaccia messinese, che utilizza scarola e formaggio fresco. Condivido la ricetta nel mio libro di cucina. Interessante Messina, la città più orientale della Sicilia. Fu completamente distrutta da un terremoto agli inizi del ‘900. Oggi è una specie di “buco nero” della Sicilia. Nessuno parla del suo cibo, ma ha alcune ricette fantastiche e deliziose che semplicemente non sono molto conosciute. Mi piacciono anche tutte le ricette con il cavolfiore: qui coltiviamo il tipo viola e ha un sapore così delicato, dolce e cremoso. È molto diverso dal cavolfiore romanesco, più diffuso a Roma.

In che modo crescere in una fattoria di famiglia ha influenzato la sua carriera?

La nostra piccola azienda agricola appartiene alla nostra famiglia da più di 200 anni. È radicata nella mia vita. Produciamo il nostro vino e il nostro olio d’oliva. La vita viene vissuta lentamente e il cibo viene preparato utilizzando ricette autentiche e stagionali. Amo condividere la mia gioia e la conoscenza del cibo siciliano con altre persone da tutto il mondo.

Sembra importante mantenere queste tradizioni…

Penso che la tradizione non sia qualcosa di fisso. Stiamo costruendo tradizioni in ogni momento. Faccio le mie ricette diverse da quelle che preparava mia madre o mia nonna. Ad esempio, gli ingredienti potrebbero essere cambiati nel corso dei decenni; le mele che otteniamo oggi non sono come quelle che avevamo 50 o 75 anni fa. Ma il cibo è estremamente sentimentale. Quando sono stanca dopo una lunga giornata, voglio solo andare a casa e mangiare brodo con dentro la pasta, lo stesso cibo che mangiavo da bambina. Il cibo alimenta ricordi. È stare con gli amici, è casa.


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