Nel giugno 2013, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno avviato negoziati su quello che si prospetta essere il più grande accordo di libero scambio del mondo. Molte questioni rimangono tuttavia irrisolte.
All’Expo di Milano L’Italo-Americano ha incontrato il tedesco Bernd Lange, presidente della Commissione per il Commercio internazionale del Parlamento europeo e relatore del rapporto che valuterà i risultati dei colloqui sul partenariato transatlantico su commercio e investimenti (Ttip). Oltre ad influenzare le regole del commercio mondiale e a ridurre i costi di esportazione, l’accordo potrebbe far cadere alcune storiche barriere commerciali. Su tutte quelle relative ai prodotti alimentari.
L’Unione Europea e gli Usa hanno standard diversi sul cibo, specialmente sugli Ogm. Pensa che questo possa essere un ostacolo per il trattato?
In Europa abbiamo una legislazione molto chiara sulla sicurezza del cibo, che si basa anche sull’esperienza di frodi alimentari e genetiche. Non vedo alcun motivo per cambiare la nostra legislazione in seguito a un accordo commerciale. Noi resteremo fermi per quanto riguarda le nostre regole, e questo sarà il nostro modo di trattare in merito alla sicurezza del cibo. I nostri partner hanno un approccio differente. Dobbiamo quindi trovare un compromesso rispettando questi due approcci diversi.
Noi da un lato non vogliamo introdurre organismi geneticamente modificati sulle tavole degli europei né carne prodotta con gli ormoni. Dall’altro lato anche gli Stati Uniti impongono limiti alle nostre produzioni: attualmente non è ad esempio possibile esportare negli Usa prodotti caseari per via dei batteri contenuti in alcuni formaggi. Quindi la questione non sta certo nell’allentamento della sicurezza alimentare.
Expo è una grande occasione per parlare di queste questioni e per coinvolgere nella discussione tutti i cittadini europei. Tuttavia, né nel padiglione americano né in quello europeo c’è alcun accenno al Ttip o a una politica agricola comune. Cosa ne pensa?
Abbiamo certamente bisogno di intavolare un dibattito pubblico sulla questione. I moderni trattati commerciali non impattano solamente sulle questioni doganali, perché ormai con la globalizzazione abbiamo superato questo paradigma. Anche nel settore agricolo abbiamo bisogno di standard molto alti, non soltanto per quanto riguarda la sicurezza alimentare ma anche in termini di standard di produzione, etichettatura, rispetto dell’ambiente, e questo deve venir fuori da un confronto pubblico molto ampio perché coinvolge molti aspetti della vita individuale e collettiva.
Ripeto che comunque non cambierà la nostra legislazione, troveremo un compromesso che non danneggi i rispettivi sistemi.
Anche il Canada voleva esportare in Europa carne prodotta con ormoni, abbiamo detto di no e alla fine della trattativa ci siamo accordati sul fatto che potessero esportare in Europa carne di alta qualità che rispettasse i nostri standard per un volume di cinquantamila tonnellate, mentre noi abbiamo ottenuto di poter esportare trentamila tonnellate di formaggio che rispettano i loro standard. Anche con gli Stati Uniti cercheremo di andare nella stessa direzione.