L’enogastronomia si conferma come una delle principali attrattive in grado di motivare gli arrivi turistici in Italia: il 25,9% dei visitatori che arrivano nel nostro Paese degusta vini e piatti made in Italy, il 18,7% acquista in loco prodotti tipici e/o artigianali del territorio, l’11,3% partecipa ad eventi enogastronomici. Ancor più nello specifico, l’1,6% dei turisti partecipa alle fasi di produzione in aziende dell’agroalimentare o dell’artigianato.

La relazione tra turismo ed enogastronomia è stato al centro di “Dal km. zero le emozioni del turismo. Agricoltura e turismo, volano dell’identità nazionale”, workshop organizzato da Unioncamere a Napoli venerdì 24 novembre nell’ambito della seconda tappa del Tour “Le campagne in città” di Coldiretti.

Tra le ragioni di scelta della destinazione di vacanza il turismo enogastronomico è la terza in assoluto, subito dopo quella culturale e naturalistica: il 12,8% dei turisti è mosso da interessi enogastronomici (13,8% degli stranieri), in particolare per interessi connessi al vino (2,8%) alla pasta (0,9%), ai salumi (0,5%). Grande è la soddisfazione espressa dai turisti in arrivo da altri paesi per la il livello qualitativo dei prodotti enogastronomici italiani, con la migliore valutazione tra i fattori di offerta: la media è di 8,2 su 10. Al secondo posto si classifica la ristorazione con una media di 8,1 su 10.

Complessivamente sono quasi 211 milioni le presenze turistiche in Italia prodotte da chi effettua queste tipologie di acquisti, riferibili a oltre 19 milioni di turisti. 

Tale spesa – spiega Unioncamere – produce un totale di impatto economico pari a 6,6 miliardi di euro. Inoltre, durante il soggiorno il 40,9% dei turisti utilizza applicazioni mobile per reperire informazioni durante la vacanza e di questi, il 25,2% lo fa per conoscere dove acquistare prodotti tipici dell’enogastronomia locale.

L’offerta di proposte enogastronomiche di particolare pregio costituisce la prima linea di specializzazione delle imprese turistiche italiane, veicolata dal 25,4% delle strutture ricettive. 

Molto diffusi i consumi legati a quest’offerta: la spesa giornaliera dei turisti vede il 56% dei vacanzieri in Italia che acquista prodotti enogastronomici tipici, per una spesa media di 16 euro a testa. Risulta ancora ampio, tuttavia, il margine di sviluppo dei servizi che offrono un connubio tra agricoltura, enogastronomia e turismo: a detta delle stesse imprese, risultano carenti, sotto questo punto di vista, gli agriturismi (4%), i ristoranti (2,7%) e le pizzerie (2,4%), le enoteche (2%) e le forniture di specialità alimentari tipiche (0,1%).

I territori con il loro gran numero di tipicità enogastronomiche sono considerati, a pieno titolo, parte dell’offerta di turismo culturale del nostro paese; a sua volta, il turismo culturale svolge un ruolo di traino per il territorio e le sue produzioni, in un meccanismo virtuoso che – è il caso di sottolinearlo – non smette di autoalimentarsi. Il turismo culturale in Italia produce un valore aggiunto di 89,9 miliardi di euro e genera un’occupazione pari ad un totale di 1,495 milioni di occupati.


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