The tradition of compiling comprehensive works of knowledge, known today as encyclopedias, finds its origins in ancient Rome. Roman scholars worked to systematically gather and document the breadth of human understanding, laying the foundation for an encyclopedic tradition that has evolved over centuries.
One of the earliest Roman figures associated with this endeavor was Marcus Terentius Varro (116–27 BC), especially in relation to his work Disciplinarum Libri IX, or for us non-latinists, the Nine Books of Disciplines. Even if the text has not survived, it is known to have categorized knowledge into areas such as grammar, rhetoric, logic, arithmetic, geometry, astronomy, musical theory, medicine, and architecture, a systematic approach that influenced the structuring of knowledge in subsequent periods.
Following Varro, Pliny the Elder (AD 23–79) — known for having perished during the volcanic eruption that destroyed Pompeii — authored the Naturalis Historia ( Natural History), a monumental work comprising 37 books, which extensively covered topics ranging from natural history and geography to art and medicine. Pliny’s dedication to documenting the known world was unparalleled, and his work became a reference point for scholars in the centuries that followed.
The Roman approach to encyclopedic writing was characterized by a desire for comprehensiveness, organization, and practical utility: unlike the Greek tradition, which often emphasized recording spoken knowledge, Romans aimed to epitomize existing knowledge in accessible written forms. This methodology was inspired by the Roman ideal of the vir bonus, an informed citizen capable of contributing meaningfully to public life.
These early Roman encyclopedists set a precedent for the compilation and dissemination of knowledge, as they preserved information but also reflected the intellectual rigor and curiosity of their time. The legacy of Roman encyclopedism is evident in the structure and purpose of modern encyclopedias, including those we consult online everyday, which continue to serve as repositories of human understanding.
Roman encyclopedias belong to a foundational period in the history of knowledge compilation: through the efforts of scholars like Varro and Pliny the Elder, the Romans established a tradition of organizing and preserving information that has profoundly influenced the way we gather, organize and access knowledge still today.
La tradizione di compilare opere di conoscenza complete, oggi conosciute come enciclopedie, trova le sue origini nell’antica Roma. Gli studiosi romani lavorarono per raccogliere e documentare sistematicamente l’ampiezza della comprensione umana, gettando le basi per una tradizione enciclopedica che si è evoluta nel corso dei secoli.
Una delle prime figure romane associate a questa impresa fu Marco Terenzio Varrone (116–27 a.C.), soprattutto in relazione alla sua opera Disciplinarum Libri IX, o per noi non latinisti, i Nove Libri delle Discipline. Anche se il testo non è sopravvissuto, è noto che classificava la conoscenza in aree quali grammatica, retorica, logica, aritmetica, geometria, astronomia, teoria musicale, medicina e architettura, un approccio sistematico che influenzò la strutturazione della conoscenza nelle epoche successive.
Dopo Varrone, Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), noto per essere morto durante l’eruzione vulcanica che distrusse Pompei, scrisse la Naturalis Historia (Storia Naturale), un’opera monumentale composta da 37 libri, che trattavano ampiamente argomenti che spaziavano dalla storia naturale alla geografia all’arte e alla medicina. L’impegno di Plinio nel documentare il mondo conosciuto non ebbe eguali e la sua opera divenne un punto di riferimento per gli studiosi nei secoli successivi.
L’approccio romano alla scrittura enciclopedica era caratterizzato da un desiderio di completezza, organizzazione e utilità pratica: a differenza della tradizione greca, che spesso enfatizzava la registrazione della conoscenza parlata, i romani miravano a sintetizzare la conoscenza esistente in forme scritte accessibili. Questa metodologia si ispira all’ideale romano del vir bonus, un cittadino informato capace di contribuire in modo significativo alla vita pubblica.
Questi primi enciclopedisti romani stabilirono un precedente per la compilazione e la diffusione della conoscenza, poiché preservavano le informazioni ma riflettevano anche il rigore intellettuale e la curiosità del loro tempo. L’eredità dell’enciclopedismo romano è evidente nella struttura e nello scopo delle enciclopedie moderne, comprese quelle che consultiamo online ogni giorno, che continuano a servire come depositari della comprensione umana.
Le enciclopedie romane appartengono a un periodo fondamentale nella storia della compilazione della conoscenza: attraverso gli sforzi di studiosi come Varrone e Plinio il Vecchio, i romani stabilirono una tradizione di organizzazione e conservazione delle informazioni che ha influenzato profondamente il modo in cui raccogliamo, organizziamo e accediamo alla conoscenza ancora oggi.
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