After visiting Fellini’s hometown of Rimini, our journey through the cinematic roots of the Emilia-Romagna region leads us to the city of Ferrara. Besides being known as one of the “capitals” of the Italian Renaissance, as well as because of its Po River Delta, in more recent times Ferrara happened to be the birthplace of one of the most celebrated and influential film directors of all times: Michelangelo Antonioni, author of such timeless classics as Blow-Up, The Passenger (Professione: reporter), Zabriskie Point, Red Desert (Deserto rosso), and the “existential trilogy” that includes L’avventura, La notte and L’eclisse.
Born in 1912 in his parents’ home along Via Carlo Mayr, located in Ferrara’s city center, Antonioni and his family of wealthy landowners would soon move to the neighborhood of San Giorgio, where the future filmmaker spent most of his youth. Antonioni lived in Ferrara until the end of the 1930s, when – just like Fellini – he eventually moved to Rome to pursue his career as a director: but even so, he remained attached to his hometown for all of his life.
It is not by chance that Antonioni’s very first film was shot in Ferrara: as a matter of fact, after his early attempts at filming in the local madhouse, Antonioni returned to his native city in 1943 – not much far from where Luchino Visconti was shooting Ossessione, the first Italian neorealist film – to direct the short documentary titled Gente del Po (People of the Po Valley, 1947), about the lifestyles of the poor fishermen living and working along the banks of the Po. After all, the wide river that surrounds Ferrara had left a big mark on Antonioni’s cinematic imagination, if already in 1939 he had written an essay titled Per un film sul fiume Po (For a film about the Po River).
Whereas Ferrara’s Po was the main focus of Antonioni’s earliest short film, the city proper – with its streets and corners – features more prominently in his first full-length film, Story of a Love Affair (Cronaca di un amore, 1950). Even though set for the most part in Milan, the film includes a few meaningful scenes that were shot instead in Ferrara, where the love story of the two protagonists begins: thus, Antonioni managed to immortalize on the silver screen some important locations from his young years.
First of all, we notice in this film a glimpse of the high school Antonioni attended in Via Borgo dei Leoni, that is the Liceo “Ludovico Ariosto” (named after the Renaissance poet who wrote the famous romance epic Orlando furioso here in Ferrara, at the court of the House of Este). Story of a Love Affair also includes views of some of the city’s most beautiful historical palaces, Palazzina Marfisa d’Este and Palazzo Prosperi-Sacrati, as well as a brief appearance of Ferrara’s main street, the cobbled Corso Ercole I d’Este. In addition, the film references the local newspaper called “Corriere Padano”, where Antonioni used to work as a journalist and film critic before he became a filmmaker: among his first articles, the one titled Strade a Ferrara, an early homage to the foggy streets of his hometown.
In 1957, Antonioni would turn his camera eye to Ferrara and the Po Valley once again for his film Il grido (The Cry): in particular, he would stop in the nearby towns of Francolino, Pontelagoscuro, and Mizzana, but also in other locations of Emilia-Romagna (such as Ravenna, where he would also set Red Desert) and of Veneto (that is, just on the other side of the Po). By now come to international prominence, Antonioni kept talking and writing several times about his hometown in the following decades: for example, by describing Ferrara’s well-preserved Renaissance city walls in his essay Fare un film è per me vivere. However, it was only in 1995 – the same year he received a honorary Academy Award – that the director got back to the city, already ill, to shoot what would be his last full-length film, Beyond the Clouds (Al di là delle nuvole).
The first episode of the film, “Story of a Love Affair that Never Existed” (Cronaca di un amore mai esistito), explicitly links back to Antonioni’s first feature not only because of its title, but also because of its setting. In it, Ferrara’s most famous symbols appear one after another: the Castello Estense (Este Castle), with its drawbridge and towers, the Palazzo dei Diamanti (Diamonds Palace), covered with thousands of spiky diamond-shape blocks of white marble, and the local Cathedral, with its majestic facade and loggias. Yet there is even more that Antonioni managed to capture: namely, the Ducal Palace overlooking Piazza del Municipio and the Sala Estense theater, but also the Loggiato dei Cappuccini (Colonnade of the Capuchins) in the enchanting lagoon town of Comacchio, near the Po Delta.
Even though Antonioni had to leave Ferrara to become a filmmaker, this is the place he returned to at the end of his career. Following his last wishes, upon his death in 2007 the director was buried next to his parents in the Certosa of Ferrara, the city’s ancient churchyard. Since then, his co-citizens have given his name to a local street and plans have been made to re-open a museum celebrating his life and works.
Dopo aver visitato Rimini, la città natale di Fellini, il nostro viaggio attraverso le radici cinematografiche della regione Emilia-Romagna ci conduce alla città di Ferrara. Oltre ad essere nota come una delle “capitali” del Rinascimento italiano, così come per il delta del fiume Po, in tempi recenti Ferrara è diventata il luogo di nascita di uno dei più celebri e influenti registi cinematografici di tutti i tempi: Michelangelo Antonioni, autore di classici senza tempo come Blow-Up, Professione: reporter, Zabriskie Point, Il deserto rosso, e la “trilogia esistenziale” che include L’avventura, La notte e L’eclisse.
Nato nel 1912 nella casa dei suoi genitori lungo via Carlo Mayr, situata nel centro città di Ferrara, Antonioni e la sua famiglia di benestanti proprietari terrieri traslocò presto nel quartiere San Giorgio, dove il futuro regista trascorse la maggior parte della giovinezza. Antonioni visse a Ferrara fino alla fine degli anni Trenta, quando – proprio come Fellini – si trasferì a Roma per intraprendere la carriera da regista: nonostante questo, rimase legato alla città natale per tutta la vita.
Non è dunque un caso che il primo film di Antonioni sia stato girato a Ferrara: anzi, dopo i suoi primi tentativi di girare un film nel manicomio locale, Antonioni ritornò nella sua città natale nel 1943 – non molto lontano da dove Luchino Visconti stava girando Ossessione, il primo film neorealista italiano – per dirigere un breve documentario intitolato Gente del Po (1947), sulla vita dei poveri pescatori che vivevano e lavoravano lungo gli argini del Po. Dopotutto, il grande fiume che circonda Ferrara aveva lasciato una profonda traccia nell’immaginazione cinematografica di Antonioni, se già nel 1939 lui aveva scritto una composizione intitolata Per un film sul fiume Po.
Mentre il Po di Ferrara è stato il focus principale del primo corto di Antonioni, proprio la città – con le sue strade e i suoi angoli – è stata ben rappresentata nel suo primo lungometraggio, Cronaca di un amore (1950). Anche se girato in gran parte a Milano, il film include alcune scene significative girate proprio a Ferrara, dove comincia la storia d’amore dei due protagonisti: così, Antonioni riuscì ad immortalare sul grande schermo alcuni luoghi importanti dei suoi anni giovanili. Prima di tutto, notiamo in questo film uno scorcio del liceo che Antonioni ha frequentato in via Borgo dei Leoni che è il Liceo “Ludovico Ariosto” (chiamato come il poeta rinascimentale che scrisse il famoso poema epico romanzesco Orlando Furioso proprio a Ferrara, alla corte del casato degli Este).
Anche “Storia di un Affare d’Amore” include prospettive di alcuni dei più bei palazzi storici della città, Palazzina Marfisa d’Este e Palazzo Prosperi-Sacrati, così come c’è una rapida apparizione della strada principale di Ferrara, il lastricato corso Ercole I d’Este. In più, il film cita il giornale locale che si chiama “Corriere Padano”, dove Antonioni ha lavorato come giornalista e critico cinematografico prima di diventare regista: fra i suoi primi articoli, quello intitolato Strade a Ferrara, è un primo omaggio alle strade nebbiose della sua città natale.
Nel 1957, Antonioni avrebbe rivolto ancora una volta l’occhio della sua telecamera su Ferrara e la valle del Po per il film “Il grido”: in particolare, si sarebbe fermato nelle vicine città di Francolino, Pontelagoscuro e Mizzana, ma anche in altre località dell’Emilia-Romagna (come Ravenna, dove lui avrebbe poi ambientato Il deserto rosso) e del Veneto (che è proprio sull’altro lato del Po).
Ormai raggiunto il rilievo internazionale, Antonioni continuò a parlare e scrivere molte volte della sua città natale nei decenni seguenti: per esempio, descrivendo le ben conservate mura urbane rinascimentali di Ferrara nel suo saggio Fare un film è per me vivere. Comunque fu solo nel 1995 – lo stesso anno in cui ricevette l’Oscar alla carriera dall’Academy – che il direttore ritornò in città, già malato, per girare quello che sarebbe stato il suo ultimo lungometraggio “Al di là delle nuvole”.
Il primo episodio del film, “Cronaca di un amore mai esistito” si ricollega esplicitamente al suo primo girato non solo per il titolo ma anche per la sua ambientazione. In esso, i simboli più famosi di Ferrara appaiono uno dopo l’altro: il Castello Estense, con il suo ponte levatoio e le torri, il Palazzo dei Diamanti coperto da migliaia di blocchi a forma di punta di diamante in marmo bianco, e la Cattedrale del posto, con la sua facciata maestosa e le logge. Ma c’è ancora altro che Antonioni riuscì a catturare: vale a dire, il Palazzo Ducale che si affaccia su Piazza del Municipio e il teatro Sala Estense, ma anche il Loggiato dei Cappuccini nell’incantevole città lagunare di Comacchio, vicino al delta del Po.
In conclusione, anche se Antonioni ha dovuto lasciare Ferrara per diventare un regista, questo è il luogo in cui è ritornato a fine carriera. Seguendo i suoi ultimi desideri, alla morte nel 2007, il regista è stato sepolto vicino ai suoi genitori nella Certosa di Ferrara, l’antico sagrato della città. Da allora, i suoi concittadini hanno dato il suo nome ad una strada del posto e sono stati fatti progetti per ri-aprire un museo che ne celebri la vita e le opere.
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