Nei primi otto mesi del 2019 le vendite in Italia per l’editoria di varia nei canali trade raggiungono quota +5%. Il che vuole dire che i libri italiani segnano una significativa crescita nell’export durante il 2018, con la vendita dei diritti a +9% rispetto all’anno precedente, e un balzo del 5% nel giro d’affari dei primi otto mesi del 2019 per l’editoria di varia adulti e ragazzi nei canali trade (librerie, Gdo, store online compresa stima Amazon), che dopo quasi otto anni vede aumentare anche il numero di copie vendute: +4%.
L’editoria italiana, con questi numeri, risulta dunque più forte sul piano internazionale, confermando inoltre la sua prima posizione tra le industrie culturali del Paese.
Come evidenziato dal Rapporto dell’Associazione Italiana Editori sullo stato dell’editoria 2019 negli ultimi quindici anni la crescita media annua dei diritti venduti all’estero è stata del 19,9%, trainata dall’editoria per bambini e ragazzi e in anni più recenti dalla narrativa: insieme rappresentano oltre il 60% dell’export.
Il presidente di AIE Ricardo Franco Levi ha parlato, in riferimento alla crescita dell’export, di “risultati straordinari, che tuttavia crediamo possano essere ulteriormente migliorati”. Si guarda, infatti, al Salone del libro di Parigi nel 2021 e a quello di Francoforte del 2023, “due occasioni in cui l’Italia, ospite d’onore, avrà grandissime opportunità di promozione culturale ed economica, com’è sempre quando si parla di libri”. Il sottosegretario al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, Anna Laura Orrico, ha spiegato invece che “il governo è impegnato a promuovere la lettura e a definire misure concrete che riconoscano all’editoria quel ruolo strategico che gli è dovuto. Vogliamo lavorare ad una nuova legge per l’editoria che, sul modello della legge sul cinema, aiuti e sostenga tutta la filiera del libro, dagli editori ai distributori, alle librerie, ai lettori”.
Il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2019 presentato a Francoforte evidenzia una crescita del 2,1% dell’intero settore (editoria di varia, scolastica, universitaria, professionale) nel 2018 (3,17 miliardi di euro), comprendendo in questo dato il peso di Amazon (stimato da AIE) e l’usato. L’anno precedente la crescita era stata del 4,5%. “Questo risultato conferma che, a parità di perimetro di mercato e al netto dei ricavi pubblicitari, della spesa per l’acquisto di hardware e dispositivi per l’accesso ai contenuti e dei contributi pubblici, l’industria editoriale resta la prima industria culturale del Paese” ha ricordato ancora Levi.
Nel 2018 le case editrici italiane hanno venduto all’estero complessivamente 7.883 diritti di edizione ai loro colleghi stranieri e hanno comprato diritti per 9.358 titoli. Rispetto al 2017 si assiste a una crescita del 9,0% nelle vendite all’estero e a un più modesto +0,7% nell’acquisto. È però sugli andamenti di medio-lungo periodo che si possono apprezzare meglio le trasformazioni che attengono alle dinamiche di internazionalizzazione, e autoriali. Negli ultimi quindici anni, la vendita di diritti presenta un tasso medio annuo di crescita ben superiore (+19,9%) rispetto a quello degli acquisti (+4,3%). Driver di crescita si confermano l’editoria per bambini e ragazzi e in anni più recenti la narrativa: insieme rappresentano oltre il 60% dell’export.