Miseria e nobiltà, Alessandro Cuomo, Jimmy Kimmel, cultura italiana, Ritalin american
Il Console Generale Antonio Verde e Alessandro Cuomo

In una delle scene più celebri di “Miseria e Nobiltà” (film di Mario Mattioli del 1954 interpretato da Totò), a un gruppo di popolani napoletani squattrinati viene servita un’intera pentola di pasta al pomodoro.

Non solo: due camerieri ben vestiti apparecchiano la tavola e la imbandiscono con piatti in ceramica, servizi d’argenteria e altre portate. Per una famiglia abituata alla miseria, essere serviti da parte dei dipendenti di una famiglia nobiliare pare quasi un miraggio. Spinti dalla fame e dall’incredulità del dono, i poveri iniziano a mangiare con le mani e s’infilano la pasta fin nelle tasche delle giacche, per essere sicuri di non perdere nulla di quanto viene loro offerto.

La scena cattura uno spaccato di Italia uscito sì dalla guerra, ma che continua comunque a lottare strenuamente per la sopravvivenza. Senza soldi e in condizioni disperate, la famiglia trova nell’unione alle persone più care la vera forza che la spinge ad andare avanti. «Torno alla miseria, però non mi lamento – dice nelle battute finali Felice Sciosciamocca interpretato da Totò –. Mi basta sapere che il pubblico è contento».

 Jimmy Kimmel e Alessandro Cuomo 

 Jimmy Kimmel e Alessandro Cuomo 

A questa scena, passata alla storia del cinema italiano, è ispirato anche uno dei momenti clou de «Il Manager», cortometraggio realizzato da Alessandro Cuomo, presentato mercoledì scorso al Festival del Cinema Italiano di Los Angeles.

Appena arrivato in città, il «Manager» (interpretato proprio da Cuomo) viene chiamato a risollevare le sorti di un ristorante italiano di LA alla deriva, il Vivoli. Il proprietario del locale, senza altre soluzioni, chiede aiuto all’amico Antonio che a sua volta contatta il «Manager». La missione è semplice: far tornare a respirare le tasche del locale.

Incompetente ma furbo – nel curriculum con il quale si presenta millanta, infatti, esperienze di altissimo livello – il «Manager» adotta una tattica “efficace” per riportare persone all’interno del ristorante, ovvero quella di offrire per tutta la notte bevande e vivande ai propri clienti.

Il caos regna sovrano: musica ad alto volume e persone che ballano sui tavoli dominano la scena. Qualcuno inizia a mangiare con le mani e s’infila la pasta in tasca. Il richiamo alla scena di «Misera e Nobiltà» è palese, e rimarcato – nel caso ce ne fosse bisogno – con la dedica di Cuomo a Totò a inizio film. Il senso e il risultato, tuttavia, sono molto lontani dall’originale.

«Il significato – ha spiegato Cuomo, classe 1979 ed originario di Napoli – è che gli italiani sono felici anche con un piatto di spaghetti. L’Italia è spesso maltrattata e condannata da chi dice che tutto va male. Io, al contrario, dico che l’Italia è il paese più bello del mondo e nel mio cortometraggio lo faccio attraverso un’esasperazione della felicità, dell’energia e dell’espressività, ma mai per dire che siamo un popolo incivile».

«La cultura di molti paesi – prosegue Cuomo – è spesso incentrata sul lavoro, sul fare soldi e sul comportarsi come la società esige. Gli italiani, come già quelli impersonati da Totò, anche se non hanno niente sanno accontentarsi ed essere felici in altro modo, con poco». E alla domanda sull’eccessivo utilizzo dello stereotipo “pizza e mandolino” nel suo corto, Cuomo risponde: «L’alternativa è l’idea italiana della mafia, delle raccomandazioni e delle mazzette. Queste, a mio avviso sono le sfumature che si vedono della nostra cultura. Io ho scelto quella più energica e colorita».

Dopo aver studiato arte drammatica a Napoli, Cuomo ha iniziato la sua esperienza oltreoceano due anni fa sul set di X-Men Giorni di un futuro passato, dove ha lavorato tre mesi a fianco del produttore Bryan Singer come apprendista. Successivamente, il trasferimento a Hollywood per dare concretezza ai grandi progetti.

«Vedere come funzionano le grandi produzioni americane mi ha aperto un mondo tutto nuovo – ha aggiunto Cuomo –. Ma nella vita nulla sarebbe possibile senza le persone che incontriamo lungo la strada. Nel mio caso, i numi tutelari sono stati Pascal Vicedomini (Fondatore e Produttore del Los Angeles, Italia Film Festival), la grandissima Doris Roberts (5 Emmy come attrice non protagonista in serie tv e una stella sulla Walk of Fame), Donato Ciaraulo e gli amici del ristorante Vivoli che hanno creduto e sponsorizzato il cortometraggio sul Manager».

Alla terza rappresentazione della sua ultima produzione (già in scena a Capri a dicembre e al Sunday Cinema di LA lo scorso agosto), Cuomo – con le 500 persone in sala al Los Angeles, Italia Film Festival di quest’anno – ha fatto il botto, ma da buon napoletano rimane scaramantico: «Credo molto nei miei progetti e sono al lavoro su un lungometraggio, un thriller. Ma ogni volta mi ripeto: questa volta sarà l’ultima».

Intanto, due settimane fa, Cuomo era sul set di The Secret in their Eyes con Julia Roberts e Nicole Kidman. La risposta alla domanda «lo rifarai?» è ovviamente sempre la stessa, ma in cuor suo anche Cuomo spera in una risposta differente.

 
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