Cosmogonie è la prima mostra personale dell’architetto Mario Coppola, a cura di Angela Tecce, direttore della Fondazione Real Sito di Carditello. L’esposizione si inaugurerà il 14 ottobre a Napoli presso la sede del Plart in occasione della Tredicesima Giornata del Contemporaneo indetta dall’Associazione dei Musei d’arte contemporanea italiani e resterà aperta fino al 22 dicembre.

Mario Coppola (1984), architetto e designer napoletano, sperimenta nei suoi progetti la fusione tra design, architettura e ambiente. Nel 2010, dopo aver lavorato a Londra presso lo studio Zaha Hadid Architects su numerosi progetti, fonda a Napoli Ecosistema Studio, dove, in rete con artigiani, imprese campane e collaborazioni internazionali con altri architetti sviluppa e realizza progetti volti a una simbiosi uomo-biosfera e crea oggetti direttamente ispirati ai caratteri di complessità, dinamismo e leggerezza del mondo contemporaneo. Il design di Mario Coppola s’ispira alla forma e al cinematismo della natura e del corpo umano, gettando un ponte tra lo spazio domestico e l’ambiente naturale.

La mostra Cosmogonie è stata concepita intorno all’opera Dafne, monumentale installazione site-specific plasmata in fluida continuità con le volte della Fondazione Plart, con una serie di sculture e rilievi di grande formato realizzati proprio per l’occasione. Ispirate alle teorie della complessità, le opere si configurano come luogo in cui prende forma l’inestricabile intreccio tra uomo, natura e macchina; non a caso, gli oggetti in mostra emergono dalle pareti o dal pavimento alla conquista dello spazio, frutto di una sensibilità colma di reminiscenze dell’arte antica e moderna, da Bernini a Moore, da Michelangelo a Boccioni.

Come scrive il filosofo Leonardo Caffo nel catalogo della mostra, siamo di fronte al “sogno di poter estrarre un senso dalle cose, di fare architettura o arte a partire da dei semplici materiali, la speranza di poter trasformare oggetti naturali in oggetti artefattuali  verso un interior design continuo in cui lo spazio da arredare è la metafisica stessa”. Quest’aspetto volutamente polivalente e ibrido con l’ambiente, si unisce a una sperimentazione inedita e incessante che, partendo dall’interesse per la poetica organica e vitalista, trova la sua espressione formale attraverso le più recenti tecnologie digitali, dalla modellazione virtuale alla stampa 3d.

Nella solida strutturazione teorica di queste premesse si rintraccia la genesi delle opere in mostra – Apollo e Dafne reloaded, Intreccio, Palpebra, Colonnorgano, Nodi, increspatura – realizzate in PLA (acido polilattico), una bioplastica interamente ricavata dall’amido vegetale, biodegradabile ed ecologica, stampate in 3d con tecnologia FDM (modellazione a deposizione fusa). Un processo che s’inserisce perfettamente nella ricerca della Fondazione Plart, nata per promuovere la storia e la cultura dei materiali polimerici, a partire dalla conservazione, lo studio e la comunicazione delle opere d’arte e di design in plastica.

Mario Coppola

Nato e cresciuto tra Napoli e Punta Licosa, Mario coltiva da sempre la passione per l’ecologia, studiando da vicino le forme e il funzionamento degli organismi viventi e delle strutture naturali. Nel 2008 si laurea con lode in architettura presso la “Federico II” di Napoli, in seguito completa un master di II livello al Politecnico di Milano e lavora nello studio di Zaha Hadid Architects a Londra su numerosi progetti in diversi periodi.

Nel 2010 torna a Napoli, dove prosegue la sua ricerca sulla fusione tra natura, design e architettura e diviene dottore di ricerca in Progettazione Architettonica e Ambientale con una tesi sull’architettura contemporanea “post-decostruttivista” letta dalla prospettiva teorica della complessità di Edgar Morin, secondo il quale tale lavoro “apre nuove prospettive”; contemporaneamente è tutor presso il DiARC di Napoli e visiting tutor nel DRL presso l’Architectural Association School of Architecture di Londra. Sugli stessi argomenti scrive numerosi saggi, tiene lezioni presso università italiane ed estere, intervenendo a convegni nazionali e internazionali. Nel 2015, pubblica il volume Architettura PostDecostruttivista I: La linea della complessità.


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