L’antica tradizione canora del Coro Brenta ha fatto visita alla Baia di San Francisco nell’ultimo fine settimana del mese di aprile con una serie di concerti che hanno incantato il pubblico americano.
I circa trenta elementi provenienti dal Trentino si sono esibiti dapprima nell’antica Basilica di Mission Dolores, poi nella Cattedrale di Saint Mary a Cathedral Hill, per concludere il tour della Bay Area all’Italian Heritage Foundation di San Jose.
La loro visita è stata resa ancora più speciale dall’incontro con un concittadino davvero unico a San Francisco: il Console Generale d’Italia Mauro Battocchi, al quale è stato conferito un riconoscimento per il suo ruolo di promozione culturale svolto all’estero.
Fondato a Tione di Trento nel 1946, il Coro Brenta raccoglie e custodisce un ricco patrimonio di tradizione folclorica di tutto rispetto. Un repertorio di classici canti montanari fedelmente legati alla tradizione trentina.
Il Coro Brenta è diretto dal 1987 da Giacomo Scandolari, mentre il presidente è Giuseppe Stefenelli, il quale ha rilasciato alcune dichiarazioni a L’Italo-Americano, in occasione della prima visita storica a San Francisco.
“Il Coro Brenta aveva già fatto tournée in Europa, ed era stato negli Stati Uniti a New York e in Canada a Toronto. Grazie all’invito del Console Generale d’Italia Mauro Battocchi, nostro compaesano di Tione di Trento, abbiamo potuto portare la voce delle nostre valli anche dall’altra parte dell’America”, ci ha detto Stefenelli.
“Siamo riusciti a portare qui venticinque dei trenta componenti del Coro, un numero sufficiente per poter eseguire le nostre canzoni popolari”.
I testi interpretati dal Coro Brenta sono espressione della tradizione e del sapere popolare più autentico, elemento che ha davvero affascinato i fortunati spettatori a San Francisco.
“Pur nascendo dal popolo, i canti sono stati elaborati nel tempo da musicisti professionisti che credono in questo tipo di composizione. La maggior parte di questi sono datati, anche se ci sono alcuni di più recente composizione, canzoni d’autore con testi attuali tratti da poesie e prose che vengono poi musicate”, ha aggiunto Stefenelli.
“In molti casi invece, canzoni d’autore che piacciono alla gente diventano popolari, ad esempio, ‘Vecchio Scarpone’ è un pezzo del Festival di Sanremo che è stato adottato dal popolo.
Altre provengono dai momenti di vita quotidiana: ci sono serenate, canti del lavoro, quelli degli alpini e dei militari che risalgono alle due grandi guerre e anche canti che narrano momenti di vita contadina e familiare o tragedie del popolo”.
“Questi canti inoltre trovano diverse interpretazioni. La stessa melodia viene usata con più testi, o magari diverse melodie utilizzano lo stesso testo. Il popolo può utilizzare certi canti per narrare tragedie familiari, e gli stessi riadattati con altre parole vengono usati per gli sposalizi.
“Il testo scritto dell’Inno Nazionale d’Italia ad esempio, composto nel 1847 da Goffredo Mameli, è nato all’inizio con l’idea di adattarlo a una musica che già esisteva anche se poi fu musicato dal genovese Novaro”.