Buone notizie per l’Italia. Nonostante la sfavorevole congiuntura economica internazionale, l’export di formaggi e latticini ha segnato un boom nel 2012 superando per la prima volta le 300 mila tonnellate.
Secondo dati Istat, si registra un aumento del +7% (2 miliardi di euro in valore) rispetto all’anno precedente e si conferma un trend di lungo periodo: dal 2000 a oggi, il volume è cresciuto del 77%.
Il mercato più importante in Europa si rivela quello francese mentre fuori dalla Comunità europea sono gli Stati Uniti il Paese a cui fanno più gola i nostri formaggi. La Francia assorbe il 21,02% delle nostre esportazioni, la Germania il 13,06% e gli Usa il 9,92%.
Anche i nuovi Paesi “emergenti” hanno contribuito all’ottima performance del 2012. Nei Paesi del “Mist” (sigla che raggruppa Messico, Indonesia, Corea del Sud e Turchia) l’export è cresciuto del 27,8%, superando le 3.700 tonnellate lanciando la sfida agli altri Paesi in crescita ormai da un decennio, meglio conosciuti con l’acronimo “Brics” (Brasile, Rus-sia, India, Cina e Sudafrica).
Da segnalare è il recente dietrofront turco al blocco dell’ingresso dei formaggi italiani. La Turchia, dall’1 febbraio consentiva l’accesso ai soli formaggi ot-tenuti da latte pastorizzato per questioni sanitarie. “Dopo aver chiesto l’intervento del Governo, della Commissione e del Parlamento europeo – spiega il presidente di Assolatte Giuseppe Ambrosi – siamo riusciti a riaprire le porte alle nostre produzioni di pregio”.
Negli Stati Uniti, benchè le importazioni di prodotti caseari siano soggette a regole più complicate rispetto ad altri prodotti alimentari, le vendite non sono mai andate così bene. Il consumo di formaggio in America è aumentato dell’80% negli ultimi trent’anni.
All’interno di questa tendenza generale, il consumo procapite e la vendita di formaggio di produzione non americana sono triplicati. Tra le produzioni straniere, quelle italiane sono le più vendute, seguite dalle francesi e dalle neozelandesi. Tra i tipi di formaggi Dop (Denominazione di origine protetta) più importati troviamo il Parmigiano-Reggiano e il Grana Padano (raggruppati per fini statistici, in to-tale 10.659 tonnellate nel 2012), poi Provolone, Ricotta, Mascarpone, Mozzarella e Asiago, anche se bisogna ricordare che le imitazioni dei formaggi di tipo italiano costituiscono la fetta più importante del mercato a stelle e strisce.
Anche su scala mondiale, la categoria Grana Padano e Parmigiano Reggiano guida la classifica in valore dei formaggi nostrani più venduti all’estero seguiti dai formaggi freschi (mozzarella, ricotta e altri) e dai formaggi grattugiati. Quarto posto per il Fiore Sardo e il Pecorino Romano; quinto posto per il Gorgonzola. Se si considera invece la quantità, è la tipologia Mozzarella, Ricotta e altri formaggi freschi ad avere la meglio superando la soglia delle 74 mila tonnellate esportate.
Nel 2012, fa sapere Assolatte, le esportazioni rappresentano in volume il 25,7% della produzione nazionale di formaggi, che supera il milione di tonnellate, costituite per il 45% da produzioni Dop. Quanto al fatturato, il valore dei soli formaggi italiani è di circa 10 miliardi di euro e sale a 15 miliardi se si considera l’intero settore lattiero caseario.
Ma le buone notizie non finiscono qui: tra gennaio e marzo 2013 le esportazioni di formaggi italiani sono aumentate del 5,8%. Merito della crescita dei clienti storici in Europa e Nordamerica ma anche dell’apertura di nuovi mercati in Asia, Oceania, Africa.
Considerando che in Italia ci sono circa 400 tipi di formaggi diversi e che all’estero se ne conoscono solo una piccola parte, si può dire che il futuro dell’export dei formaggi ha tutte le carte in tavola per essere roseo.
Non ci resta altro che brindare con un bicchiere di Marsala e una fetta di Gorgonzola.