Photo: Fabio Lotti/Dreamstime

Early one morning in 1959 a ceramic artist from Turin known simply as Clizia arrived in Bussana Vecchia, a medieval hilltop village about five miles northeast of Sanremo that had been a complete ghost town for 72 years.

On Feb. 23, 1887 a devastating earthquake flattened the hamlet, knocking off the roofs of its two churches and reducing all stone buildings to rubble. The survivors headed for safer ground in the valley below, where they founded Bussana Nuova.

Photo: Nicolay Stoimenov/Dreamstime

Bussana Vecchia, 80 miles northwest of Genoa, was an absolute ruin.

That morning in 1959 Clizia was nonetheless determined to settle in the shattered village, turning a derelict house into his nest. And soon he began holding art camps in summer.

The craggy ruins of the abandoned town spilled out around the art students. They were seated with 360-degree views of the rolling foothills, the scent of the sea filling the air. The priceless setting between the Ligurian Sea and the Alps remains intact today.

At the time. there was no electricity in the village, no tap water or sanitation, but the light was perfect for artists. They came by the dozens that year and the years ahead in the ’60s: painters and sculptors, ceramists, musicians and poets, all part of an unusual experiment – an artists’ colony.

Soon Clizia and a handful of others were sketching plans for what in 1964 was named Il Villaggio Internazionale degli Artisti with its own constitution nourished by the counterculture spirit.

The village maintains its charm and beauty intact. Ph: Maurizio Falcone

It was their way of letting the outside world know the artists had arrived. The hippie community stimulated both the creativity of individual artists and the economy of this sleepy corner of Liguria. Artists continued to revitalize Bussana Vecchia in the ensuing years while the anomalous village itself stirred the artists, many of them from cities all over the world.

Even though times have changed and problems escalated, for some artists in the colony life is still truly intellectually exciting. “Yes, certainly it is,” says painter and sculptor Colin Wilmot, one of the founders of the Villaggio Internazionale degli Artisti.

Artists from all over the world moved back into the village starting in the early 1960s. Ph: Maurizio Falcone

“The richness of the village is that there are both people who live here all the year and others who have to be in New York, London, Paris, Amsterdam and various other European countries in order to do what they do,” says Mr. Wilmot. He refers especially to British visual artist Daniel Harvey and composer Francis Shaw.

“So there is a continual exchange of ideas from outside the village,” Wilmot says.

Born in England in 1940, Wilmot spent his childhood in Singapore. He moved to Bussana Vecchia in 1966.

“I was a painter and the light here was and is perfect for painting,” he says. “The village offered an opportunity to make a space for me to both live and work. The idea of bringing an abandoned, ruined village to life again and exclusively for creative people was very exciting, and very much in line with the thinking and ideals of the 1960s.”

Today the distinctive, almost magical village of about 100 residents means a lot to him. “It is my home, my place of work and the source of my income,” he says.

But there have been periodic confrontations with the authorities over the decades. Last December the Bussanesi panicked when they received tax notices for tens of thousands of euros from the Demanio, the Italian Department of State Property, calling them illegal occupants. Each artist’s house or studio was carved out of wreckage.

“Our houses are safe,” says ceramist Daniela Mercante, resident of Bussana since the ’80s. “Household accidents never happened here. We secured and restored our homes, taking care only to preserve the pockmarked exteriors that lent the village its ruined charm,” she says.

Wilmot doesn’t know if Bussana’s inhabitants will be protected in the end. “I really do not know. The present situation is very worrying and costly as lawyers have to be paid to defend us,” he says.

But he believes that the international community can do something for them.

“The international community can bring pressure to bear on the various authorities and point out the injustice of our situation,” Wilmot says. “We have cleared rubble and restored the village at our own expense, generated a lot of publicity, and been of both cultural and material benefit to the region.”

You arrive on foot in Bussana Vecchia. There are no parking lots and the streets have no lights. “In wintertime some leave. It is harsh with no heating system,” says Daniela.

The two local churches are still gutted, creating a strangely appealing setting.

The postman does not enter the village. He puts mail in the residential mailboxes that hang on a giant wall at the hamlet’s entrance.

“To me Bussana Vecchia is like Macondo, the imaginary utopian town invented by Garcia Marquez in ‘One Hundred Years of Solitude’,” says painter and musician Silvano Manco, a resident since 1979. “You find your personal rhythm to your day, away from the global rhythm. We are so close and yet so far from the surrounding reality. This place has always mesmerized me. You feel you are travelling without moving,” he says.

Una mattina presto, nel 1959, un’artista ceramista torinese conosciuta semplicemente come Clizia arrivò a Bussana Vecchia, un borgo medievale in cima a una collina a circa cinque miglia a nord-est di Sanremo che era stata una città fantasma per 72 anni.

Il 23 febbraio 1887 un terremoto devastante aveva appiattito il borgo, abbattendo i tetti delle sue due chiese e riducendo in macerie tutti gli edifici in pietra. I sopravvissuti si diressero verso un terreno più sicuro nella valle sottostante, dove fondarono Bussana Nuova.

Bussana Vecchia, 80 miglia a nord-ovest di Genova, era un’assoluta rovina.

Quella mattina, nel 1959, Clizia decise tuttavia di stabilirsi nel villaggio distrutto, trasformando una casa abbandonata nel suo nido. E presto iniziò a tenere campi d’arte in estate.

Le scoscese rovine della città abbandonata si riversarono intorno agli studenti d’arte. Stavano seduti con una vista a 360 gradi delle colline ondeggianti, il profumo del mare che riempiva l’aria. Oggi resta intatta l’impagabile cornice tra il Mar Ligure e le Alpi.

Al tempo non c’era elettricità nel villaggio, né acqua del rubinetto né servizi igienici, ma la luce era perfetta per gli artisti. Vennero a dozzine quell’anno e negli anni seguenti negli anni ’60: pittori e scultori, ceramisti, musicisti e poeti, tutti parte di un insolito esperimento – una colonia di artisti.

Presto Clizia e un pugno di altre persone disegnarono piani per quello che nel 1964 fu chiamato il Villaggio Internazionale degli Artisti con una propria costituzione nutrita dallo spirito della controcultura.

Era il loro modo di far sapere al mondo esterno che gli artisti erano arrivati. La comunità hippie ha stimolato la creatività dei singoli artisti e l’economia di questo angolo assonnato della Liguria. Gli artisti hanno continuato a rivitalizzare Bussana Vecchia negli anni successivi, mentre l’anomalo villaggio ha stimolato esso stesso gli artisti, molti dei quali provenienti da città di tutto il mondo.

Anche se i tempi sono cambiati e i problemi si sono intensificati, per alcuni artisti la vita nella colonia è ancora veramente emozionante dal punto di vista intellettuale. “Sì, certamente lo è”, dice il pittore e scultore Colin Wilmot, uno dei fondatori del Villaggio Internazionale degli Artisti. “La ricchezza del villaggio è che ci sono sia persone che vivono qui tutto l’anno che altre che devono essere a New York, Londra, Parigi, Amsterdam e in altri Paesi europei per fare quello che fanno”, dice Mr. Wilmot. Si riferisce in particolare all’artista visivo inglese Daniel Harvey e al compositore Francis Shaw. “Quindi c’è un continuo scambio di idee con l’esterno del villaggio”, dice Wilmot.

Nato in Inghilterra nel 1940, Wilmot ha trascorso l’infanzia a Singapore. Si è trasferito a Bussana Vecchia nel 1966.

“Ero un pittore e la luce qui era ed è perfetta per la pittura”, dice. “Il villaggio ha offerto l’opportunità di creare uno spazio per me sia per vivere che per lavorare. L’idea di riportare in vita un villaggio abbandonato e in rovina in un modo nuovo ed esclusivo, per i creativi è stata molto eccitante e molto in linea con il pensiero e gli ideali degli anni ’60”. Oggi il caratteristico e quasi magico villaggio di circa 100 residenti significa molto per lui. “È la mia casa, il mio posto di lavoro e la fonte delle mie entrate”, dice.

Ma ci sono stati scontri periodici con le autorità nel corso dei decenni. Lo scorso dicembre i Bussanesi si sono fatti prendere dal panico quando hanno ricevuto avvisi fiscali per decine di migliaia di euro dal Demanio, il Dipartimento delle proprietà dello Stato Italiano, che li ha definiti occupanti illegali. La casa o lo studio di ogni artista è stato tirato fuori da un relitto. “Le nostre case sono sicure” dice la ceramista Daniela Mercante, residente a Bussana dagli anni ’80. “Qui gli incidenti domestici non sono mai accaduti. Abbiamo assicurato e restaurato le nostre case, prestando attenzione solo a preservare gli esterni butterati che hanno dato al villaggio il fascino della rovina”, dice.

Wilmot non sa se alla fine gli abitanti di Bussana saranno tutelati. “Io davvero non lo so. La situazione attuale è molto preoccupante e costosa in quanto gli avvocati devono essere pagati per difenderci”, dice. Crede però che la comunità internazionale possa fare qualcosa per loro. “La comunità internazionale può esercitare pressioni sulle varie autorità e sottolineare l’ingiustizia della nostra situazione”, afferma Wilmot. “Abbiamo ripulito le macerie e ripristinato il villaggio a nostre spese, generato molta pubblicità e siamo stati un vantaggio culturale e materiale per la regione”.

Si arriva a piedi a Bussana Vecchia. Non ci sono parcheggi e le strade non hanno luci. “In inverno alcuni partono. È dura senza sistema di riscaldamento “, afferma Daniela.

Le due chiese locali sono ancora sventrate, creando un ambiente stranamente attraente. Il postino non entra nel villaggio. Mette la posta nelle cassette della posta residenziale che pendono su un muro gigante all’ingresso del borgo.

“Per me Bussana Vecchia è come Macondo, l’immaginaria città utopica inventata da Garcia Marquez in Cent’anni di solitudine”, dice il pittore e musicista Silvano Manco, residente dal 1979. “Trovi il tuo ritmo personale per la giornata, lontano dal ritmo globale. Siamo così vicini eppure così lontani dalla realtà circostante. Questo posto mi ha sempre ipnotizzato. Senti che stai viaggiando senza muoverti”, dice.


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