Ralph Bufano’s decades of museum management expertise have had a major impact on art and aviation museums from Maryland to Missouri, New York to Wisconsin. On the West Coast, from 1991 to 2005, he was president and CEO of Seattle’s Museum of Flight, the largest independent nonprofit air and space museum in the world.
Raised in Rochester, N.Y., Bufano inherited his love of aviation: both his grandfather and father were military pilots. He learned to fly at an early age and joined the U.S. Air Force’s aviation cadets program. He spent his military career in air-to-air missile installations, attended the University of Minnesota, and then Harvard where he studied business and arts administration.
When Bufano arrived at the Museum of Flight in 1991, it was $2 million in debt. His hands-on leadership, unwavering vision and exuberant personality, along with a supportive board of trustees, helped him turn the situation around.
Today, the museum has a robust $26 million budget, employs about 160 staff, and welcomes some 370,000 visitors each year. Its collection includes more than 175 air and space craft, thousands of artifacts, millions of photographs, a world-class library, and innovative education programs and visitor activities.
Recently, Bufano was the keynote speaker at the 2023 Festa Italiana luncheon, sponsored by the Italian Club of Seattle, where he talked about bringing a piece of Italian aviation history to the attention of Northwest audiences. This article is based on his remarks.
You’ve had a long career in museums from coast to coast. Tell us more.
I spent 38 years in museum and arts management, beginning at the Corning Glass Center and Museum in Corning, New York. In the Midwest, I worked at the Paine Art Center and Arboretum before taking over as director of the Experimental Aircraft Association Aviation Foundation in Oshkosh, Wisconsin. I led the Kansas City Museum in Missouri and the Ward Museum in Salisbury, Maryland, among other positions.
How did you establish the “Italian connection” at the Museum of Flight?
Most people don’t know this, but the most historical exhibit in the museum has its roots in Italy.
Displayed in the World War I gallery is the Caproni Ca 20, a monoplane built by Giovanni Caproni which is the world’s first fighter plane. Only one Ca 20 was ever built before the Italian government, on the eve of World War I, rejected the design in favor of heavier bombers. We found this airplane in a monastery north of Milan. The Caproni family had stored it there for more than 80 years.
Who was Giovanni Caproni?
Giovanni Caproni, called Gianni, was a man ahead of his time. He had a gift for science and was trained as an engineer. He became fascinated with aviation as a student in Germany and began building bombers before World War I. He designed his first aircraft when he was only 23. His Ca 9 so impressed the Italian Army that they ordered 200 of them. It was Italy’s first mass-produced military aircraft. For his contributions to aviation, the King of Italy appointed him a count in 1940.
How did you acquire the Ca 20 for the Museum of Flight?
When I visited the Caproni’s in the late 1990s, the plane was in storage on the second floor of the family monastery. It still had its original fabric, its original engine. Imagine — from 1914! The museum curatorial team told me: don’t touch a thing!
I met with Caproni’s son, Umberto. I knew others had tried to buy the aircraft, but since I speak Italian, I was able to negotiate with the family in Italian. To convince Caproni of my intentions, I wrote him a letter, telling him why the family should sell the plane to us. I said this would honor your father and the world would see this aircraft on display. And the count said to me: fine, the plane is yours. Let’s go to the bank.
At that point, I had to explain that is not how we do business in our country. I told him I needed to return to Seattle and convince my board, then I had to raise the money. We drafted a letter of agreement and sealed the deal with a handshake.
The Ca 20 is on display, so evidently it all worked out.
After I paid the first check for $75,000, the count said, okay, you can have the plane. Pay me the rest when you can. That was it! Retrieving the aircraft from the monastery’s second story was an adventure. A crew arrived, disassembled it, and then lowered the parts, piece by piece, out the window. We crated it up and shipped it to Paine Field, north of Seattle. There it was carefully reassembled and taken to the Museum of Flight. We display it as we found it, with its original fabric. Countess Caproni came to the exhibit opening. They are generous and kind people.
Are you still involved in museum work?
In 2005, I started Bufano Management Company, a museum consulting company with my wife Paulette. I am also co-owner of Gallery Mack with my son Michael. It’s one of Seattle’s oldest art galleries, founded by Barbara Mack in 1977. With these connections in Seattle, I’m staying put. Seattle is my home.
I decenni di esperienza nella gestione museale di Ralph Bufano hanno avuto un impatto notevole sui musei d’arte e dell’aviazione, dal Maryland al Missouri, da New York al Wisconsin. Sulla costa occidentale, dal 1991 al 2005, è stato presidente e amministratore delegato del Museum of Flight di Seattle, il più grande museo aerospaziale indipendente e no-profit del mondo.
Cresciuto a Rochester, New York, Bufano ha ereditato il suo amore per l’aviazione: sia suo nonno che suo padre erano piloti militari. Ha imparato a volare in tenera età e si è unito al programma dei cadetti dell’aeronautica americana. Ha trascorso la carriera militare fra installazioni missilistiche aria-aria, ha frequentato l’Università del Minnesota e poi Harvard, dove ha studiato amministrazione aziendale e artistica.
Quando Bufano arrivò nel 1991, il Museo del Volo aveva un debito di 2 milioni di dollari. La sua leadership pratica, la visione incrollabile e la personalità esuberante, insieme a un consiglio di amministrazione solidale, lo hanno aiutato a cambiare la situazione.
Oggi il museo dispone di un robusto budget di 26 milioni di dollari, impiega circa 160 dipendenti e accoglie circa 370.000 visitatori ogni anno. La sua collezione comprende più di 175 veicoli aerei e spaziali, migliaia di manufatti, milioni di fotografie, una biblioteca di livello mondiale e programmi educativi innovativi e attività per i visitatori.
Di recente, Bufano è stato il relatore principale al pranzo della Festa Italiana 2023, sponsorizzato dall’Italian Club di Seattle, dove ha parlato di come portare un pezzo di storia dell’aviazione italiana all’attenzione del pubblico del Nord-Ovest. Questo articolo si basa sulle sue osservazioni.
Ha avuto una lunga carriera nei musei da una costa all’altra. Ci dica di più.
Ho trascorso 38 anni nel campo della gestione artistica e museale, iniziando al Corning Glass Center and Museum di Corning, New York. Nel Midwest, ho lavorato al Paine Art Center and Arboretum prima di assumere la direzione della Experimental Aircraft Association Aviation Foundation a Oshkosh, Wisconsin. Tra gli altri incarichi, ho diretto il Kansas City Museum nel Missouri e il Ward Museum a Salisbury, nel Maryland.
Come è nato il “legame italiano” al Museo del Volo?
La maggior parte delle persone non lo sa, ma la parte più storica del museo ha le sue radici in Italia.
Nella Galleria della Prima Guerra Mondiale è esposto il Caproni Ca 20, un monoplano costruito da Giovanni Caproni che è il primo aereo caccia al mondo. Fu costruito un solo Ca 20 prima che il governo italiano, alla vigilia della prima guerra mondiale, rifiutasse il progetto a favore di bombardieri più pesanti. Abbiamo trovato questo aereo in un monastero a nord di Milano. La famiglia Caproni lo aveva conservato lì per più di 80 anni.
Chi era Giovanni Caproni?
Giovanni Caproni, detto Gianni, era un uomo in anticipo sui tempi. Aveva un dono per la scienza e aveva una formazione da ingegnere. Mentre era studente in Germania, si appassionò all’aviazione e iniziò a costruire bombardieri prima della prima guerra mondiale. Progettò il suo primo aereo quando aveva solo 23 anni. Il suo Ca 9 impressionò così tanto l’esercito italiano che ne ordinò 200. Fu il primo aereo militare prodotto in serie in Italia. Per il suo contributo all’aviazione, il Re d’Italia lo nominò conte nel 1940.
Come ha acquisito il Ca 20 per il Museo del Volo?
Quando visitai i Caproni alla fine degli anni ’90, l’aereo era in deposito al secondo piano del monastero di famiglia. Aveva ancora il suo tessuto originale, il suo motore originale. Immaginate: dal 1914! Il team curatoriale del museo mi ha detto: non toccare nulla!
Ho incontrato il figlio di Caproni, Umberto. Sapevo che altri avevano tentato di acquistare l’aereo, ma poiché parlo italiano ho potuto negoziare con la famiglia in italiano. Per convincere Caproni delle mie intenzioni gli scrissi una lettera spiegandogli perché la famiglia avrebbe dovuto venderci l’aereo. Ho detto che questo avrebbe onorato suo padre e che il mondo avrebbe visto questo aereo in mostra. E il conte mi ha detto: va bene, l’aereo è tuo. Andiamo in banca.
A quel punto ho dovuto spiegare che non è così che facciamo affari nel nostro Paese. Gli ho detto che dovevo tornare a Seattle e convincere il mio consiglio di amministrazione, poi dovevo raccogliere i soldi. Abbiamo redatto una lettera di accordo e siglato l’accordo con una stretta di mano.
Il Ca 20 è in mostra, quindi evidentemente ha funzionato tutto.
Dopo aver pagato il primo assegno di 75.000 dollari, il conte ha detto, okay, puoi avere l’aereo. Pagami il resto quando puoi. Questo è tutto! Recuperare l’aereo dal secondo piano del monastero è stata un’avventura. E’ arrivata una squadra, l’ha smontato e poi ha calato le parti, pezzo per pezzo, fuori dalla finestra. L’abbiamo imballato e spedito a Paine Field, a nord di Seattle. Lì è stato accuratamente rimontato e portato al Museo del Volo. Lo esponiamo come l’abbiamo trovato, con il suo tessuto originale. All’inaugurazione della mostra è venuta la contessa Caproni. Sono persone generose e gentili.
E’ ancora coinvolto nel lavoro museale?
Nel 2005 ho fondato con mia moglie Paulette la Bufano Management Company, una società di consulenza museale. Sono anche comproprietario della Gallery Mack insieme a mio figlio Michael. È una delle gallerie d’arte più antiche di Seattle, fondata da Barbara Mack in 1977. Con questi contatti a Seattle, resto lì. Seattle è la mia casa.
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