A Bologna, dal 1 al 10 febbraio 2018, la galleria Maurizio Nobile presenterà le opere di tre artisti: lo scultore Giuseppe Ducrot, il pittore Wolfango e lo scultore Tristano di Robilant.

GIUSEPPE DUCROT

E’ il secondo anno che la galleria propone una mostra dedicata a Giuseppe Ducrot, forte del significativo interesse dimostrato per l’artista dalla città di Bologna.

Il magnifico scenario di Palazzo Bovi Tacconi, sede storica della galleria, sarà il prestigioso contenitore per l’installazione di sei sculture a carattere sacro e profano dell’artista.

Giuseppe Ducrot approda alla scultura nei primi anni Novanta, sperimentando nuove tecniche su ceramica invetriata, terracotta, marmo e fusione in bronzo a cera persa. Attualmente collabora con la storica Ceramica Gatti di Faenza, dove la produzione delle tipologie classiche si perpetua fedelmente insieme a quella delle opere di creazione contemporanea. Per Ducrot, infatti, fonti d’ispirazione sono l’arte classica romana, ma anche le invenzioni scenografiche barocche, che trapelano con straordinaria capacità di mimesi nelle sue opere. In questo dialogo con l’antico e i modelli del passato si definisce il primo punto d’incontro con le opere trattate dalla galleria Maurizio Nobile, specializzata in dipinti, disegni e sculture dal XVI al XIX secolo.

Il Cardinale Barberini del 2009, presentato in mostra, realizzato con una tecnica mista su terracotta invetriata e gesso, incarna, come anche gli altri busti ispirati ai modelli barocchi, una rivisitazione della ritrattistica ufficiale decisamente moderna per le dissonanti scelte cromatiche e per il trattamento delle superfici.

Lo spigoloso profilo del cardinale forma un dittico con l’importante silhouette di Carlo V dall’inconfondibile prognatismo. Il rosso e il nero, i colori degli abiti ufficiali dei due, caratterizzano totalmente, in questi bassorilievi, i due personaggi effigiati, sigillandoli nel loro ruolo storico e simbolico. La scelta dei soggetti e la maniera di lavorare la materia, così legato a modelli passati, conferiscono alle sue opere una particolare solennità evocativa di significati.

WOLFANGO

E’ uno dei pittori più importanti della città, scomparso a gennaio dello scorso anno. Artista schivo ma dotato di grande talento, comincia molto tardi la sua attività espositiva (1986), guadagnando in città l’attenzione del pubblico.

Diverse sue opere sono visibili in luoghi pubblici di Bologna: nell’ex chiesa di Santa Lucia, nella cui Aula absidale è tuttora esposto il suo quadro La cassetta dei rifiuti, dipinto nel 1968; nel vestibolo contiguo alla chiesa di San Giovanni in Monte si trova, invece, un’altra grande opera, Resurgo, del 1978. Un terzo quadro Il cassetto, del 1976-77, è visibile nella Sala Stampa del Comune di Bologna, in Palazzo d’Accursio, mentre Lo scatolone dei giocattoli, realizzato nel 1999 e Lo scatolone della spesa del 1971, di proprietà della Fondazione Carisbo, sono conservati a Bologna negli spazi museali di Genus Bononiae.

La recente scomparsa dell’artista ha dato il via a una serie di celebrazioni dedicate alla sua memoria: il 21 gennaio si concluderà una mostra di disegni nella Sala Ercole di Palazzo d’Accursio, mentre durante Arte Fiera verrà inaugurata un’altra mostra di pittura a Palazzo Pepoli.

La galleria esporrà all’interno dei propri spazi sei opere dell’artista: due disegni carboncino e pastello su carta e quattro dipinti ad acrilico. In particolare, l’uso di quest’ultimo medium, permise al pittore di realizzare tele di grandissime dimensioni ottenendo una restituzione estremamente veristica dei soggetti raffigurati, come nel caso de Il piatto dell’uva, 1970.

Wolfango ha consacrato la maggior parte della sua attività pittorica alla Natura Morta ripresa con prospettiva zenitale; la galleria Maurizio Nobile rende omaggio in particolare alla raffigurazione del cibo.

Tra le opere da segnalare due imponenti disegni: Gli asparagi del sole (1992) e L’asparago di Altedo (1992) e un’emozionante tela inedita raffigurante delle Caldarroste avvolte in carta di giornale, la quale il pittore ha ripreso più volte dal 2011 e che ancora oggi sosta paziente sul cavalletto del suo studio.

TRISTANO DI ROBILANT

All’interno della mostra verranno esposte sei opere dello scultore Tristano di Robilant (1964). Le sculture dell’artista esplorano diversi linguaggi e l’utilizzo di diversi materiali, quali il vetro, il metallo e la ceramica. La raffinatezza delle forme si sposa all’eleganza dei colori e della luce che gioca sulle superfici traslucide. I titoli delle sue opere, sempre enigmatici, fanno spesso riferimento alla filosofia, alla letteratura e alla storia, attraverso richiami ai più grandi scrittori del passato come Dante, Virgilio e Proust.

L’artista, cresciuto tra l’Italia e l’Inghilterra, vive e lavora da anni a Ripabianca, un paese umbro con una ricca tradizione nella produzione e lavorazione della ceramica e della terracotta.

Tristano di Robilant ha esposto i suoi lavori in tutto il mondo da San Diego a Roma, da New York a Londra, da Milano a Zurigo, da Berlino a Bruxelles; alcune delle sue opere, inoltre, fanno parte delle collezioni permanenti del MAXXI (Roma), del Museo del Vetro (Murano), di Albright-Knox Art Gallery (Buffalo) e del Museum of Contemporary Art (San Diego).


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