Dal 1992 la Federazione delle Associazioni Abruzzesi (Faa) conferisce la Medaglia d’oro ad una personalità d’origine abruzzese che con il suo prestigio illustra l’Abruzzo negli Stati Uniti d’America.
Mario Fratti, il grande drammaturgo aquilano che dal 1963 vive a New York, professore emerito della Columbia University e dell’Hunter College, fu il primo ad essere insignito del riconoscimento, 23 anni fa. Negli ultimi anni tre le donne premiate: nel 2011 Gigliola Staffilani, eminente matematica al Mit, originaria di Martinsicuro, nel 2014 Annalisa Di Ruscio, ematologa e brillante ricercatrice ad Harvard, quest’anno Laura Benedetti, docente alla Georgetown University di Washington e scrittrice, per sei anni direttrice del Dipartimento di Italiano di quell’ateneo.
Rosetta Romagnoli, presidente della Faa e per molti anni battagliera componente del Cram, il Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo, ha accolto il Console Generale d’Italia a Boston, Nicola De Santis, e le tante delegazioni delle associazioni abruzzesi aderenti alla Federazione, provenienti da Massachusetts, Pennsylvania e California. La cerimonia è iniziata con squilli di chiarine e l’entrata dei figuranti della Giostra cavalleresca nei magnifici costumi rinascimentali arrivata direttamente da Sulmona, dove ogni estate la rievocazione medioevale richiama migliaia di turisti.
“Sono davvero lieta ed onorata – ha esordito la presidente Romagnoli – insieme a tutti i componenti del direttivo della Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Usa, di avere come ospite insigne la professoressa Laura Benedetti, docente di letteratura italiana alla Georgetown University di Washington e scrittrice. E sono onorata di consegnarle, per unanime decisione, la Medaglia d’Oro che la Faa da 23 anni, ogni anno, conferisce a personalità di origine abruzzese che con la loro opera negli Stati Uniti d’America illustrano e onorano l’Abruzzo, terra natale che tanto amiamo. La formazione e la vita accademica della professoressa Benedetti trapunta un ricamo di luoghi – L’Aquila, Roma, Edmonton, Baltimora, Cambridge, Parigi e Washington – dove insieme al talento ha messo in comunione le radici profonde del suo sapere, della sua cultura, della sua umanità, in fondo della sua abruzzesità”.
E’ stata poi la volta del console generale, Nicola De Santis: “Saluto con sincero piacere la Federazione delle Associazioni Abruzzesi negli Stati Uniti. Alla comunità abruzzese va riconosciuto l’innegabile merito di aver saputo contribuire, nonostante le difficoltà e i sacrifici iniziali, al progresso culturale, civile ed economico dei Paesi d’elezione, senza mai dimenticare la bellissima terra d’origine. La solidità dei valori, unita con la tenacia e dedizione al lavoro, sono comuni denominatori di tutte le comunità abruzzesi nel mondo. Sono questi valori che vi hanno permesso di conquistare la stima e il rispetto delle comunità straniere che vi hanno accolto e sono questi valori che continuate a trasmettere con orgoglio alle nuove generazioni.
Desidero esprimere un sincero ringraziamento per la vostra continua azione in favore della promozione dell’insegnamento della lingua italiana, in particolare nelle scuole americane. La conoscenza della lingua italiana – ha detto poco prima di consegnare alla giovane Rachel Garland, distintasi negli studi della lingua italiana, un attestato di merito e una borsa di studio – è fattore portante della nostra identità per trasferire cultura e senso delle radici alle generazioni future”.
A Mario Fratti è toccato il compito di presentare Laura Benedetti. Lo ha fatto da par suo, da drammaturgo. Con una lode per la scrittrice, avendo fresca memoria della lettura del romanzo “Un paese di carta”, primo impegno nella narrativa della scrittrice, mentre numerosi sono i suoi libri di saggistica e gli articoli pubblicati.
Fratti, dopo l’elogio all’associazionismo abruzzese per l’amore per le proprie radici culturali, con rapidi tratti ha descritto le qualità letterarie del romanzo di Laura Benedetti, citandone il personaggio principale, Alice, emigrante abruzzese.
Poi il console ha consegnato la Medaglia d’oro. Commosso il ringraziamento di Benedetti. “Ringrazio Rosetta Romagnoli e la Faa per avermi conferito la Medaglia d’Oro. Riceverla è non solo un onore, ma anche una tappa significativa di questo mio itinerario che dall’Aquila ha attraversato il Canada, gli Stati Uniti e la Francia per concludersi, almeno per il momento, con un ritorno negli Stati Uniti, prima a Cambridge, e poi, dal 2002, a Washington. Non è stato un viaggio uniformemente facile o esaltante ma sempre formativo, sempre stimolante. In uno dei libri che mi erano cari quando ero giovane, Illusioni di Richard Bach, avevo trovato questa frase: “Per vivere libero e felicemente devi sacrificare la noia. Non sempre è un facile sacrificio”. Solo a vent’anni si può prendere sul serio la promessa di vivere “libero e felicemente”, però devo dire che la noia l’ho sacrificata, e volentieri, e che in questo mio percorso non mi sono mai annoiata. Qualcosa di questi viaggi, delle persone che ho incontrato, delle storie che mi sono state raccontate o che ho immaginato, rivive nel mio ultimo libro, Un paese di carta, la storia di tre generazioni di donne tra l’Italia e gli Stati Uniti.
A differenza dei cinque libri che l’hanno preceduto, Un paese di carta è un romanzo, e mi ha dato la possibilità di esplorare, con la libertà della scrittura creativa, alcuni temi che mi sono cari, come la difficoltà e la necessità della comunicazione tra le generazioni, il linguaggio come elemento fondamentale della personalità, l’italianità come retaggio culturale (il “paese di carta” cui allude il titolo) contrapposta all’Italia delle cronache contemporanee, la ricerca dell’identità. La prima recensione l’ha definito un romanzo migrante, forse sotto l’influsso dei titoli di giornale che con particolare frequenza ci annunciano nuovi arrivi sulle coste italiane, spesso purtroppo nuove tragedie nel Mediterraneo.
Non credo sia inutile ricordare che se siamo qui è perché siamo tutti migranti, perché per necessità o per curiosità ci siamo spinti oltre la terra in cui siamo nati, arricchendo il Paese che ci ha dato accoglienza e arricchendoci moltissimo noi stessi, magari non immagazzinando beni materiali ma sicuramente accumulando incontri, esperienze, scambi, nuove lingue e nuove prospettive, e sviluppando una consapevolezza più profonda e complessa del nostro stesso essere italiani.
Ci sono esempi illustri di nostri connazionali – ha proseguito la professoressa Benedetti – che hanno affinato la loro percezione dell’Italia fuori dai suoi confini. Penso a Luigi Pirandello, che ha scritto la tesi di laurea sul dialetto della sua Girgenti mentre era studente in Germania; a Italo Calvino, che a Parigi ha scritto non solo alcuni dei suoi libri più famosi, ma anche un acuto commento dell’Orlando furioso; per non parlare degli esuli politici come Gaetano Salvemini e Arturo Toscanini, che tennero alto il nome dell’Italia nel periodo più buio della sua storia recente.
Al di là dei nomi più famosi, siamo a migliaia, a milioni, a far parte di quest’Altra Italia – per citare il titolo di un libro di Goffredo Palmerini – che con talento e perseveranza si è affermata nei campi più diversi, dal teatro alla medicina, spesso infrangendo pregiudizi e stereotipi.
Il mio legame con l’Italia è inseparabile dal mio lavoro, quello di trasmettere la lingua e la cultura italiana agli studenti americani e di guidarli così nell’esplorazione di un Paese che è stato una vera fucina di esperienze letterarie, artistiche e musicali. È un lavoro che non si può svolgere in isolamento, ma che ha bisogno che una comunità, questa comunità, continui a coltivare la propria identità e la trasmetta alle nuove generazioni. Ed ha bisogno dell’attenzione delle autorità italiane perché, al di là delle dichiarazioni di principio, sostengano la nostra cultura attraverso iniziative concrete come la creazione di scuole in lingua italiana, borse di studio per studenti e insegnanti, organizzazione di mostre e convegni, e altre iniziative che mantengano e rafforzino questo legame così vitale ed essenziale tra la penisola e l’Italia che vive ed opera al di là delle Alpi e del Mediterraneo, con tenacia e dignità”.
Laura Benedetti ha poi proseguito così: “Il mio legame con l’Italia è inseparabile dal mio lavoro, quello di trasmettere la lingua e la cultura italiana agli studenti americani e di guidarli così nell’esplorazione di un Paese che è stato una vera fucina di esperienze letterarie, artistiche e musicali. È un lavoro che non si può svolgere in isolamento, ma che ha bisogno che una comunità, questa comunità, continui a coltivare la propria identità e la trasmetta alle nuove generazioni”.
BIOGRAFIA – Laura Benedetti è nata e cresciuta a L’Aquila. Dopo una Laurea in Lettere con il massimo dei voti all’Università “La Sapienza” di Roma, ha continuato i suoi studi in Nord America, conseguendo un Master of Arts alla University of Alberta e un Ph.D. alla Johns Hopkins University.
Ha insegnato 8 anni alla Harvard University e dal 2002 alla Georgetown University, dove attualmente è professore ordinario, organizzando, come direttrice del dipartimento di italiano dal 2009 al 2015 numerosi convegni e seminari, spesso in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Washington D.C. Ha pubblicato, tra l’altro, una monografia su Torquato Tasso (La sconfitta di Diana. Un percorso per la “Gerusalemme liberata”), gli atti di due convegni (Gendered Contexts: New Perspectives in Italian Cultural Studies) e l’edizione di un trattato rinascimentale (dedicato a Giovambattista Giraldi Cinzio, Discorso dei romanzi).
I suoi articoli spaziano dalla letteratura medievale alla produzione narrativa più recente, che ha seguito da vicino per dieci anni quale curatrice della voce “letteratura italiana” per l’Encyclopedia Britannica Year in Review.
Il suo volume, The Tigress in the Snow: Motherhood and Literature in Twentieth-Century Italy, ha ricevuto nel 2008 il Premio Internazionale Flaiano per l’italianistica, mentre la sua traduzione inglese dell’ultimo lavoro di Lucrezia Marinella Esortazioni alle donne e agli altri se a loro saranno in grado (1645), corredata di un’introduzione e di un apparato critico di oltre quattrocento note, ha reso di nuovo accessibile questo rarissimo volume, ultima ed emblematica fatica di Lucrezia Marinella (1571-1653). L’ultimo lavoro è il romanzo “Un paese di carta” che traccia il percorso di tre generazioni di donne tra l’Italia e gli Stati Uniti. Per la sua attività di studiosa e per il suo impegno nella diffusione della cultura italiana, Laura Benedetti è stata insignita nel 2014 del premio “Wise Woman” dalla National Organization of Italian American Women di Washington, D.C.