“Questo per me è un ritorno in Puglia. Qui ho passato una parte significativa della mia esperienza aeronautica, qui ho svolto gran parte della mia attività di volo dai corsi di preparazione a Galatina alla conversione sui velivoli Amx ad Amendola, vicino Foggia”.
Samantha Cristoforetti, sorridente e radiosa nella sua tuta blu dell’Esa, racconta ai bambini la sua avventura spaziale lunga 199 giorni. “E’ molto bello confrontarmi con i ragazzini ma è anche un po’ preoccupante quando sono così giovani, di quarta o quinta elementare. Non mi capita molto spesso e non sai bene come devi parlare. Ho deciso di rivolgermi a loro come a dei piccoli adulti. Sono sempre molto preparati, svegli, molto vivaci, disciplinati e non addormentati, mi hanno fatto una bella impressione. Se sono rappresentativi delle nuove generazioni pugliesi, siamo tranquilli”.
A Bari per Apulia Space Day, l’evento organizzato dal Distretto Tecnologico Aerospaziale Pugliese in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Nereus, la Rete delle Regioni Europee che utilizzano tecnologia spaziale, ha immediatamente trasmesso la sua passione.
“Ho sentito come siano stati attivati tanti corsi di ingegneria aerospaziale in Puglia, ed è bello che anche la formazione faccia passi da gigante in questa regione, anche per creare il ricambio generazionale che nei prossimi decenni sarà importante. Ancora di più mi fa piacere che ci siano tanti dei nostri cervelli che ritornano.
Quando si parla di cervelli in fuga secondo me non è tanto preoccupante che se ne vadano. Anzi, è importante che facciano un’esperienza internazionale e che poi ritornino. Lo scambio è importante, anzi noi dovremmo attirare cervelli stranieri verso di noi. Se c’è uno scambio ben venga. L’industria aerospaziale è molto internazionale e più si internazionalizza la forza lavoro, anche nelle strutture organizzative, meglio è. In Italia siamo veramente bravi a formare gli ingegneri e a produrre eccellenze.
In Italia si fanno benissimo i miracoli, siamo i più bravi del mondo a fare i miracoli, poi però non facciamo le cose normali. Ecco, a me è sembrato che il distretto aerospaziale sia un modo per normalizzare l’eccellenza, per non avere più solo punte di eccellenza che fanno miracoli, ma per normalizzarla e cercare obiettivi a lungo termine. Una soluzione questa che ci permette di porci a livello internazionale offrendo una certa affidabilità. È una stupidaggine non riuscire a mettere insieme e in rete le competenze perché avere le capacità, avere l’eccellenza, e perdersi sul fare sistema è un peccato. Quindi mi fa molto piacere che invece qui si stia lavorando per fare sistema, per crescere e per fare sempre meglio”.