Ennio Morricone, left, with President Mattarella (Copyrighted work available under Creative Commons agreement. Foto: Paolo Giandotti - quirinale.it. License: Public Domain)

Poetry is more than the words making its verse, more than rhymes and assonances. It evokes entire worlds, paints feelings, creates sensations. It is, essentially, an expression of the soul, the way feelings communicate, a form of sharing. Poetry must give voice to our emotions, help us see beyond the immediate, sublimate our life experience to leave a trace of it.

The work of musical notes, the power of music, is not that different: it connects us with our soul and leads us to faraway worlds. It makes us dream, soothes the pain, expresses our energy, and changes our sensations. It creates emotional short-circuits. It is an instrument of expression and sharing, a transcendent and aesthetic experience, it is the voice of our thoughts and moods.

Here, beauty, listening, openness to others are the common denominator. They develop our ability to abstract, they increase our analytical and linguistic competencies, they refine our concentration, our self-control, our attention, the way we perceive and analyze our being. They lead us to imagination. Why shouldn’t we, then, let poetry and imagination, listening and melodies, guide us?

Claudio Abbado, one of the most famous and greatest conductors in the world, who conducted some of the most prestigious orchestras on Earth, said: “We shouldn’t teach music to children to make them great musicians, but to make sure they learn to listen and, as a consequence, to be listened to.” Evidently, it isn’t only a matter of sounds, chords, harmonies or rhythms. Music, just like poetry and art, means development, it is the expression and transmission of sensibility, perceptions, sharing, and not only of creativity and skills. Abbado continued, stating that “culture is a primary, common good, as essential as water. Theaters, libraries, cinemas are like aqueducts.” If water is essential, then the aqueduct is a network that connects all of us, from which we all drink to survive and to receive an essential element. We cannot live without it.

Famous Italian conductor Claudio Abbado (Copyrighted work available under Creative Commons agreement. Author: senato.it. License: CC BY 3.0 it)

There is more. German philosopher Hans Gadamer, founder of hermeneutics and one of the most important thinkers of the 20th century, said: “Culture is the only thing humanity has that, when shared, grows instead of becoming smaller.” This conception sees art as growth; it sees the aesthetic experience as something that can radically change those who create it and those who benefit from it, and that leads us to gain a greater vision of ourselves and the world surrounding us. According to Gadamer’s interpretation, art translates as the understanding of reality, that is, it is a hermeneutical act: continuous interpretation, elaboration aimed at understanding. A research method that wants to reach the real core of the matter. In the end, it’s the exact same approach that led the creative and expressive art of a musical genius, who contributed to the creation of large segments of popular culture, intended as shared knowledge and beauty: Ennio Morricone.

The creative moment, research: this is his white page. A musical experience that is also visual, empathic, captivating, evocative, that leaves a mark in our memory: this is the result. His soundtracks -hundreds and hundreds of them – the memorable songs he arranged, the music that made him popular not only among the musical élites but also among common people: they left a sign. A sign that goes beyond performers and movies, because they lived independently from them: such autonomy is the result of Morricone’s hermeneutic research. His key to leaving a mark in this world is his work on notes and the constant, methodical quest for a perfect sound. A communicative power that transcends the barriers of space and time; music that can touch the heart, the thoughts, and the soul of everyone, because it creates true, extraordinary emotions.

Rolling Stones magazine considers him the best Italian artist of all times and the awards he received (among them, three Grammy Awards, three Golden Globes and five nominations to them, six Baftas, ten David di Donatello and six more nominations, ten Nastri d’Argento and one nomination, two European Film Awards, one Leone d’Oro to lifetime achievements, two Oscars, one of which to lifetime achievements, and five more nominations) do not do him justice. If cinema chose him, if directors so different from one another – from Bertolucci to Tarantino, from Polanski to Almodovar – chose him, it’s because of his expressivity, his ability to communicate, to deliver emotions, to be evocative. If they chose him, it means art needs all of these qualities.

La poesia è molto più della somma delle parole che ne compongono i versi, delle rime e delle assonanze. Evoca mondi, dipinge sentimenti, costruisce sensazioni, è essenzialmente un’espressione dell’animo, la comunicazione del sentire, una forma di compartecipazione. Compito della poesia è dare voce alle emozioni, farci vedere oltre l’immediato, sublimare il nostro vissuto ma anche lasciarne traccia.

Non è molto differente la suggestione delle note, il potere della musica: ci mette in contatto con la nostra anima, ci trasporta in mondi lontani, ci fa sognare, calma le ferite, esprime la nostra energia, trasforma le nostre sensazioni, crea cortocircuiti emotivi. Strumento di espressione e condivisione, esperienza trascendente ed estetica, è una voce dei pensieri e degli stati d’animo.

Comune denominatore sono la bellezza, l’ascolto, l’apertura all’altro. Sviluppano la capacità di astrazione, aumentano le competenze analitiche e linguistiche, affinano la concentrazione, l’autocontrollo, l’attenzione, la percezione e l’analisi del proprio essere. Portano all’immaginazione.

Perché dunque non dovremmo lasciarci guidare dalla poesia e dall’immaginazione, dall’ascolto e dalle melodie?
Claudio Abbado, fra i più grandi e celebri direttori d’orchestra a livello internazionale, che diresse alcune delle più prestigiose orchestre al mondo, ha detto: “Non si deve insegnare la musica ai bambini per farli diventare grandi musicisti, ma perché imparino ad ascoltare e, di conseguenza, ad essere ascoltati”. E’ evidente che non è semplicemente questione di suoni, accordi, armonie o ritmi.

La musica, come la poesia e l’arte sono esperienze di sviluppo, espressione e trasmissione di sensibilità, di percezioni e di condivisione, non solo di creatività e maestria. Sempre citando Abbado “la cultura è un bene comune primario come l’acqua. I teatri, le biblioteche, i cinema sono come tanti acquedotti”. Se l’acqua è un bene essenziale, l’acquedotto è una rete che collega tutti e da cui tutti si approvvigionano per sopravvivere e ricevere un elemento essenziale. Non ne possiamo fare a meno.

Non solo. Citando il tedesco Hans Gadamer fondatore dell’ermeneutica e uno dei più importanti filosofi del Novecento, “la cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande”. E’ una concezione che parla dell’arte come esperienza di crescita e sviluppo, dell’esperienza estetica come ciò che modifica radicalmente chi la fa e chi ne beneficia, che comporta un’accresciuta visione di noi stessi e del mondo circostante. Nell’interpretazione di Gadamer assume le caratteristiche della comprensione della realtà, ossia di un atto ermeneutico: è continua interpretazione, atto di elaborazione finalizzato a capire, metodo di ricerca che vuole arrivare al nocciolo duro della questione. In fondo è lo stesso atteggiamento che ha guidato l’arte creativa ed espressiva di un genio musicale che ha contribuito a scrivere pezzi corposi della cultura popolare, non solo italiana, in quanto conoscenza e bellezza condivisa: Ennio Morricone.

La sua pagina bianca è proprio il momento creativo, la ricerca. Il risultato è un’esperienza sonora e visiva al tempo stesso, empatica, coinvolgente, suggestiva, che lascia un segno nella memoria. Le sue centinaia e centinaia di colonne sonore, le memorabili canzoni che ha arrangiato, i motivi che lo hanno fatto conoscere a tutti e non solo alle élite orchestrali, hanno lasciato il segno al di là dei film o degli interpreti canori, proprio perché hanno saputo vivere di vita propria e questa autonomia è il frutto di questa ricerca ermeneutica. Il lavoro sulle note, la costante e metodica ricerca della perfezione sonora sono state le sue chiavi per lasciare un segno nel mondo: un potere comunicativo che supera le barriere di spazio e tempo, musica capace di arrivare al cuore, ai pensieri, all’anima di chiunque perché sa far nascere in ognuno emozioni straordinarie, vere, profonde.

La rivista Rolling Stone lo considera il miglior artista italiano di tutti i tempi, e i premi vinti (fra i tanti tre Grammy Awards, 3 Golden Globes e 5 candidature, sei Bafta, dieci David di Donatello e altre 6 candidature, 10 Nastri d’argento e una candidatura, due European Film Awards, un Leone d’Oro alla carriera, due Oscar di cui uno alla carriera e altre 5 nomination) non bastano a rendergli adeguato tributo. Se il cinema lo ha scelto, se registi molto diversi (da Bertolucci a Tarantino, da Polanski ad Almodovar) lo hanno scelto per le sue doti espressive, comunicative, emozionali, evocative, è perché l’arte ha bisogno di queste doti.


Receive more stories like this in your inbox