Trulli of Alberobello have a curious history. Photo: Dreamstime

Alberobello’s trulli are among the most characteristic buildings in Italy. They are so  rare and beautiful  that, today, they  are part of the UNESCO World Heritage List. Their name comes from the Greek and means “dome.” Their structure is characterized by a circular central room with, when  necessary, other circular rooms around it, each with its own pinnacled roof. Their walls are very thick, which guarantees ideal temperatures throughout the year, but also means trulli are often not that big inside. 

Historians tell us the first trullo-like structures appeared in Puglia during prehistory, especially in the Itria valley, where tholos, beehive-shaped tombs, were common. Sure, they were not trulli, but their conic form is really reminiscent of Puglia’s most famous houses. 

To find real trulli we have to fast forward to the 14th century, when the area known today as the town of Alberobello was gifted to the Count of Conversano by Robert of Anjou, prince of Taranto and then, later, king of Naples for most of the first 50 years of the 1300s. It was a present to show gratitude for the count’s services during the  Crusades. 

Trulli are dry-mortarless constructions for a very curious reason: basically, they had  to be easy to tear down. Yes, to tear down! The Kingdom of Naples used to heavily tax new settlements and  so, to avoid having to pay all that money to an already pretty rich king, locals sharpened their creativity and came out with the idea of building their homes in such a  way it was easy to take them quickly apart when  the king’s emissaries were on their way. And this is how Alberobello existed, but the king never really knew it was there. 

To be truthful to history, though, we should also say that trulli were largely built this way because this was the technique associated with the most typical material of the area,  limestone. However, it’s nice to think about the village that was and wasn’t at the same time, and about how Apulians tricked their king for a while. 

Alberobello as we know it today dates back to 1620, when it became independent from nearby  Noci. Its name, Alberobello (literally, beautiful  tree) comes from the Medieval Latin name given to the area, silva arboris belli, or “the wood of the tree of war.” 

While they may look “the same” to us, trulli have several distinctive features. For instance, they all have different plants, depending on the needs of the families who had them built all those years ago. There is more: take a look at the symbols emblazoning their roofs: each symbolizes the religion of the family living in it, at the time they were built, so they tend to be all different, too.  And if you wonder what those pinnacles on top of them are — they are called pinnacoli in Italian — and why they are all different from one another,  we have the answer for you: they were the coat of arms of the trullo’s owners. 

Trulli with typical symbols painted on their roofs. © Zdeněk Matyáš | Dreamstime.com

If you’re lucky enough to  visit Alberobello, check out Sant’Antonio church, which is a trullo, and also the Trullo Sovrano, the only two story trullo. Speaking of unique trulli, the Trullo Siamese is certainly one of the quirkiest: the  construction is divided in two, with two separate entrances. Legends say that, once upon a time, the double dwelling was home to two brothers and the elder’s fiancée, who — alas!— had an affair with  the younger sibling. For this  reason, the brothers fell out and the house was divided as we see it today, so that the two didn’t have to deal with each other anymore. 

In case you’d like more info about the area, then ask the people at the Alberobello Tourist Office, which is located — quite aptly — in a trullo, called Casa d’Amore, known for being the  first trullo built with mortar in 1797. 

Alberobello, i suoi trulli e il tempo in cui gli Angiò pensavano che non ci fossero

I trulli di Alberobello sono tra gli edifici più caratteristici d’Italia. Sono talmente rari e belli che, oggi, fanno parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Il loro nome deriva dal greco e significa “cupola”. La loro struttura è caratterizzata da una stanza centrale circolare con altre stanze circolari intorno ad essa, se necessarie, ognuna con il proprio tetto a cuspide. Le mura sono molto spesse, il che garantisce una temperatura ideale durante tutto l’anno, ma significa anche che i trulli spesso non sono così grandi all’interno. Gli storici ci dicono che le prime strutture a trullo sono apparse in Puglia durante la preistoria, soprattutto nella Valle d’Itria, dove erano comuni le tholos, tombe a forma di alveare. Certo, non erano trulli, ma la loro forma conica ricorda molto le casette più famose di Puglia. 

Per trovare dei veri e propri trulli bisogna attendere fino al XIV secolo, quando la zona oggi conosciuta come la città di Alberobello fu donata al Conte di Conversano da Roberto d’Angiò, principe di Taranto e poi, più tardi, re di Napoli per la maggior parte dei primi 50 anni del 1300. Un ringraziamento per i servizi resi dal conte durante le crociate. 

I trulli sono costruzioni a secco senza malta per un motivo molto curioso: in sostanza, dovevano essere facili da abbattere. Sì, da abbattere! Il Regno di Napoli era solito tassare pesantemente i nuovi insediamenti e così, per evitare di dover pagare tutto quel denaro a un re già piuttosto ricco, gli abitanti del luogo avevano affinato la loro creatività e avuto l’idea di costruire le loro case in modo tale che fosse facile smontarle velocemente quando gli emissari del re erano in viaggio. Ed è così che Alberobello è nata, ma il re non ha mai saputo che era lì. 

Per essere onesti con la storia, però, dobbiamo anche dire che i trulli furono costruiti in gran parte in questo modo perché questa era la tecnica associata al materiale più tipico della zona, la pietra calcarea. Comunque, è bello pensare al villaggio che c’era e non c’era allo stesso tempo, e a come i pugliesi abbiano ingannato il loro re per un po’. 

Alberobello come la conosciamo oggi risale al 1620, quando divenne indipendente dalla vicina Noci. Il suo nome, Alberobello (letteralmente, bell’albero) deriva dal nome latino medievale dato alla zona, silva arboris belli, o “legno dell’albero della guerra”. 

Anche se a noi possono sembrare “uguali”, i trulli hanno diversi tratti distintivi. In realtà, hanno tutti piante diverse, a seconda delle esigenze delle famiglie che li hanno fatti costruire tanti anni fa. C’è di più: date un’occhiata ai simboli che decorano i loro tetti: ognuno di essi simboleggia la religione della famiglia che lo abitava, al tempo in cui vennero costruiti, quindi tendono ad essere tutti diversi.  E se vi chiedete cosa sono quei pinnacoli e perché siano tutti diversi l’uno dall’altro, abbiamo la risposta per voi: erano lo stemma dei proprietari dei trulli.

Se avete la fortuna di visitare Alberobello, date un’occhiata alla chiesa di Sant’Antonio, che è un trullo, e anche al Trullo Sovrano, l’unico trullo a due piani. A proposito di trulli unici, il Trullo Siamese è sicuramente uno dei più bizzarri: la costruzione è divisa in due, con due ingressi separati. La leggenda narra che, un tempo, la doppia dimora ospitava due fratelli e la fidanzata del maggiore, che – ahimè – aveva una relazione con il fratello minore. Per questo motivo, i fratelli litigarono e la casa venne divisa come la vediamo oggi, in modo che i due non dovessero più avere a che fare l’uno con l’altro.

Se volete maggiori informazioni sulla zona, chiedete al personale dell’Ufficio del Turismo di Alberobello, che si trova – giustamente – in un trullo, chiamato Casa d’Amore, noto per essere stato il primo trullo costruito con la malta nel 1797.

 

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