Varazze, luogo ideale per svernare in un clima mite

  Varazze, luogo ideale per svernare in un clima mite

Protetta dal monte Beigua dai freddi venti di tramontana durante l’autunno e l’inverno, ed esposta alle vivaci e fresche brezze marine del mar Ligure nei pomeriggi estivi, Varazze gode di un clima eccezionalmente mite con temperature primaverili durante tutto l’anno. Facilmente raggiungibile da Milano, Torino e Genova, la località è scelta come meta per svernare durante l’inverno e rinfrescarsi durante le ondate di calore estive. Il comune, che fa parte del Parco naturale regionale del Beigua (39.230 ettari inseriti nella Rete Europea e Globale dei Geoparchi dell’Unesco), è situato sulla costa della Riviera delle Palme, adagiato in un’ampia insenatura tra la punta della Mola e la punta dell’Aspera. Dista 12 km da Savona e 37 km da Genova. “Ad Navalia”.

In tempi antichissimi, era chiamata così la città di Varazze e da questo nome si comprende la lunga tradizione che la lega alla costruzione di imbarcazioni. Il suo territorio, dotato di un arenile adatto al varo (da qui Varagia, Varagine e infine Varazze) e boschi in collina a ridosso della costa, ricchi di ottima legna, hanno permesso la crescita di importanti cantieri navali che hanno reso famosa Varazze in tutto il mondo. Conoscere la città oggi significa immergersi nella storia di un caratteristico borgo medievale, godere del mare, delle spiagge, dei panorami e degli itinerari che la rendono ideale, d’estate come d’inverno, per praticare sport outdoor tra cui vela, subacquea, trekking, mountain bike e surf (Varazze è conosciuta per avere tra le migliori onde di tutto il Mediterraneo).

Aperta tutto l’anno, Marina di Varazze offre 800 posti barca, 900 posti auto, 30 appartamenti: un punto di riferimento per chi vuole trascorrere il proprio tempo libero fra yacht, prestigiose residenze, tutte fronte mare, realizzate con finiture di pregio, negozi, bar e ristoranti nell’elegante Shopping Arcade. La piazzetta è il luogo ideale per concerti, aperitivi ed eventi culturali. 

Zola Predosa, comune di 18.077 abitanti in provincia di Bologna in Emilia-Romagna.

  Palazzo Albergati, fra i massimi esempi di architettura barocca

  Palazzo Albergati, fra i massimi esempi di architettura barocca

Moderno centro industriale e agricolo, fa parte dell’Area Metropolitana bolognese, capoluogo da cui dista 12 km. Il tessuto produttivo alimenta uno tra i più importanti distretti industriali della provincia, sia per numero di aziende (oltre 700),  sia per la qualità dei prodotti, in molti casi di alta tecnologia e specializzazione. Zola Predosa è tra le città decorate per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Croce di guerra al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale.

Dal 1997 è gemellata con il comune svedese di Timra con il quale è impegnata nella promozione di scambi di esperienze nei diversi settori di economia, amministrazione, ambiente, cultura e sport. Nel 2001 ha ottenuto il titolo di città, e sta valorizzando le sue ricchezze naturali, artistiche e architettoniche: la riqualificazione del suo centro, le chiese, le ville, i numerosi esempi di architettura rurale e industriale, la valorizzazione di percorsi ambientali ed enogastronomici. Il Centro Culturale e Museo d’arte Moderna e Contemporanea di Cà la Ghironda e di Palazzo Albergati fanno di questo Comune un polo culturale sempre più importante.

Con l’adesione all’Associazione Nazionale Città del Vino e all’Associazione Strada dei Vini e dei Sapori, con la realizzazione del Parco Fluviale, la valorizzazione dell’Area naturalistica di Monte Capra e Monte Rocca e grazie alla presenza attiva di Palazzo Albergati e della Fondazione Cà La Ghironda, Zola Predosa si inserisce da protagonista negli itinerari turistici della provincia di Bologna. Ma non solo: dopo un percorso lungo e condiviso, l’Amministrazione Comunale ha restituito a Zola Predosa Villa Edvige Garagnani, residenza storica risalente al ‘700, di proprietà comunale dal 1971 e restaurata di recente, recuperando e rifunzionalizzando quello che rappresenta uno degli elementi architettonici più significativi del territorio.

Avella, 7.839 abitanti nella provincia di Avellino in Campania.

  L’anfiteatro dell’antica Avella edificato nel I sec. avanti Cristo

  L’anfiteatro dell’antica Avella edificato nel I sec. avanti Cristo

È famosa per la coltivazione della nocciola, che prende il nome proprio da questo comune (in latino il nocciolo si chiama Corylus avellana, in spagnolo e in portoghese la nocciola è chiamata rispettivamente avellana e avelã). Numerosi ancora oggi i noccioleti che producono le pregiate “nocciole avellane”, il cui legno è citato da Gabriele D’Annunzio ne “I pastori”. Situato nel cuore di una grande conca dell’Appennino Campano, dominata dai massicci montuosi dei Picentini, Avella è circondata a nord dai monti di Avella e a nord-est da Montevergine, il più importante monte del Partenio, meta di pellegrinaggi per venerare la Madonna di Montevergine nel santuario benedettino del XII secolo, posto a 1270 metri.

Città osca, divenuta etrusca, poi sannita e dal 399 a.C. passata sotto la protezione romana, vide il suo antico abitato in parte coincidere, in età sannitica e romana, con il più orientale dei due nuclei dell’attuale centro storico. A 300 metri a est dell’abitato moderno vi è poi l’anfiteatro edificato nel I sec. a.C. sui resti di abitazioni sannitiche. Di questo edificio si conservano strutture in opus reticolatum e la parte centrale ed inferiore della cava con sedili in tufo, mentre la parte superiore non c’è più. Sul lato sud-orientale, il teatro si appoggia in parte alle mura della città di II sec. a.C., di cui è ancora visibile la cortina interna in opus incertum. Nel tardo impero fu iniziata e mai completata la costruzione di stalle per bestie nel podio.

L’unico avvenimento storico di un certo rilievo di cui si sappia da fonti scritte è la fedeltà a Roma che fu punita nell’87 a.C. con la distruzione da parte dei sanniti. Nel lungo periodo di dominazione, Avella meritò più volte la considerazione romana per la fedeltà mostrata in occasione della guerra di Pirro, contro Irpini, Lucani, Sanniti, Pugliesi e delle guerre di Spartaco. Poi Vandali, Goti e Greci la distrussero. I Longobardi se la contesero, i Saraceni la saccheggiarono. La rinascita ci fu in seguito con i Normanni.


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