Acqua, terra e storia. Impasta il tutto e aggiungi i profumi inconfondibili del radicchio tardivo e della casatella. Mentre sali in bicicletta sulle colline di Valdobbiadene e Conegliano Veneto,  fermati ad assaporare il tutto bevendo un bicchiere di Prosecco e ascoltando i racconti della gente. Perché stai apprezzando l’essenza di una terra che racchiude in sé tanti piccoli tesori e che ha fatto del gusto la sua carta d’identità.

Candidata a diventare patrimonio mondiale dell’umanità (nella lista Unesco), le colline del Prosecco rappresentano oggi una delle mete più ambite del turismo enogastronomico italiano. Il turismo “mordi e fuggi” non fa parte però parte della filosofia di vita di chi abita queste terre collocate a metà strada tra l’Adriatico e le vette dolomitiche. Qui si vive a pochi metri dal fiume sacro degli italiani – Il Piave – e si respira ancora l’anima risorgimentale che costò migliaia di vite nella Prima Guerra mondiale. Il tutto intrecciato con la coltivazione della vite, che ha prodotto un mix eccezionale: il Prosecco Superiore Docg.

La storica cittadina di Conegliano in particolare attrae ogni anno numerosi visitatori, affascinandoli con i suggestivi portici e le magnifiche facciate dei palazzi nobiliari che ne ornano il centro storico. Nei ristoranti è possibile assaggiare i prodotti tipici della provincia di Treviso: il radicchio tardivo IGP e la casatella Dop, veri e propri diamanti della cucina territoriale.

Il Radicchio Rosso di Treviso Igp, richiede settimane di pazienti lavorazioni manuali prima di essere servito in tavola. Unico nel sapore con quel gusto gradevolmente amarognolo e croccante, è perfetto per le preparazioni di  antipasti, primi e secondi piatti  ed infine come contorno o base di prelibati dessert. Prodotta  con latte di vacca, la casatella è invece un antico formaggio della tradizione casalinga e va consumato fresco per poterne apprezzare le caratteristiche aromatiche e di particolare succulenza.

Il percorso sulle colline del Prosecco inizia dal Piave, “fiume caro alla patria”. A poca distanza da Moriago, nelle vicinanze di Sernaglia, si incontra il cippo commemorativo dell’Isola dei Morti. Un tempo chiamata Isola Verde, questa zona a ridosso del Piave venne così ribattezzata dopo il sacrificio di migliaia di giovani Arditi che qui persero la vita sfondando le linee austriache. Tra le tante storie giunte a noi dal passato, una testimonianza racconta che nei giorni successivi alla battaglia non si potesse camminare senza calpestare cadaveri…

Abbandonando le rive del Piave la strada sale dolce ma costante verso Valdobbiadene. Il ciclista temerario sceglierà la strada alta della Valdobbiadene per raggiungere l’imponente abbazia cistercense. Il cicloturista sceglierà invece di scendere verso Col di San Martino per attraversare stradine secondarie fino a Farra di Soligo per godere di alcuni bei panorami sulle colline a nord della strada. Il punto di incontro dei due percorsi si trova a Solighetto. L’escursione naturalistica costeggia il torrente Lierza, nell’omonima valle. Qui le automobili scompaiono ed è possibile serpeggiare con la bicicletta tra vecchie case e il corso d’acqua, fino a raggiungere il molinetto della Croda, manufatto di oltre 400 anni la cui grande pala gira a velocità costante senza fermarsi mai.

Sarà davvero difficile alzarsi dalla panchina e lasciare questo luogo sospeso nel tempo ma chi sceglie di visitare Valdobbiadene e Conegliano lo fa (anche) per fermarsi ad assaggiare il simbolo dell’enogastronomia locale, quel Prosecco Superiore che ormai troneggia su milioni di tavole in tutto il mondo.

Chi conosce ancora più nei particolari queste stupende colline nelle quali decine di aziende sono affidate alle mani di giovani imprenditori agricoli, punta deciso in direzione di Cartizze, piccola area di 108 ettari di vigneto compresa tra le colline scoscese di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, nel comune di Valdobbiadene.

Il nome della località, che troviamo riportato nelle mappe catastali, viene fatto risalire, da alcuni, ad un cavaliere di ventura spagnolo, che nel medioevo dopo un lungo periodo di battaglie, si stabilì in queste colline.
Più probabile che il nome possa però derivare da gardiz o gardizze, espressione dialettale che indica i graticci per l’appassimento delle uve. In questo angolo di Valdobbiadene le uve vengono vendemmiate tardi, quando gli acini iniziano a mostrare i primi segni di appassimento naturale. Ciò conferisce al vino una concentrazione di aromi e sapori di intensità inusuale.

I vigneti si snodano su una ripida cresta, ad un’altitudine di 300 metri sul livello del mare e godono di una meravigliosa esposizione solare e di una costante protezione dalle correnti fredde. Roccioso in profondità e friabile in superficie, questo terreno dona all’uva una spiccata acidità, bilanciata dagli zuccheri naturali, preservati ed esaltati dalla vendemmia manuale.

Il Valdobbiadene Superiore di Cartizze è la tipologia più elevata (crù) tra i Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene: questa sottozona è riconosciuta come apice qualitativo della denominazione Prosecco perché qui microclima e terreno generano un’oasi naturale per la coltivazione, favorendo la crescita di viti sane e regalando al vino delle caratteristiche uniche e di particolare pregio.

Considerato il miglior Valdobbiadene Spumante in assoluto, il Cartizze nei suoi 108 ettari conta tantissimi piccoli vigneti, racchiusi in un chilometro quadrato, condotti all’incirca da 140 diversi proprietari terrieri.
La superficie è interamente vocata alla coltivazione della vite, nello specifico alla varietà di uva Glera impiegata come base nella produzione di Prosecco (minimo 85%). Le uve raccolte entro i confini della vallata (che per le sue proprietà ha ottenuto il titolo di Pentagono d’oro) devono essere vinificate solo all’interno del comune di Valdobbiadene. Le bottiglie denominate Cartizze sono prodotte in numero limitatissimo, 1,2 milione all’anno, e devono essere commercializzate solo in bottiglia nella versione Spumante.


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