A trabocco open to the public (Photo: Dmfrancesco/Dreamstime)

Along Italy’s Adriatic coast, you’ll find a unique seaside construction, the trabocchi (or trabucchi): they are a traditional type of fishing machine, popular in the regions of Molise, Puglia, and especially Abruzzo, specifically along the Costa dei Trabocchi, a stretch of coastline between Ortona and Vasto. These traditional fishing machines are pretty unique wooden structures extending out over the water, and they have been used in the region for centuries. They are so important for locals and their heritage that they may soon become part of UNESCO’s World Heritage List. But what are they exactly? 

The origin of this ingenious system of fishing machines is shrouded in mystery and has been the subject of much debate among historians for decades. Some attribute their invention to the ancient Phoenicians, while others propose that trabocchi were first used by French families who settled in Abruzzo after a devastating earthquake in 1627. Some even suggest that Abruzzo farmers, forced by necessity, developed the machines to eliminate the risks associated with fishing from boats.

Despite the uncertain origins of trabocchi, it is clear they have played a vital role in the history and culture of the Abruzzo region. Their earliest written record can be found in the manuscript of Father Stefano Tiraboschi, who, in the Vita Sanctissimi Petri Celestini, described the visits of Saint Peter Celestine to the Monastery of San Giovanni in Venere (1240–1243), where he admired the sea dotted with trabocchi. The name “trabocco” itself has multiple proposed origins, with some suggesting it comes from the word “trabocchetto,” a type of fishing trap, while others claim it derives from the system of ropes used to control its fishing net.

Trabocchi were originally built to allow for fishing without the need for boats, which was especially useful during times of adverse weather conditions. The fishing net, balanced on a system of large poles and ropes, would be submerged and then raised when a school of fish was spotted. Trabocchi were once crucial to the livelihoods of many families of fishermen along the Abruzzo coast, but after World War II, they began to fall out of use due to the introduction of new fishing techniques. However, in recent years, they have experienced a revival as a unique tourist attraction, and they remain a distinctive symbol of the Abruzzo coast. These days, many trabocchi have been restored and converted into restaurants. 

The trabocco in Marina di San Vito Chietino, along the Costa dei Trabocchi (Photo Walter Cicchetti/Dreamstime)

Since 2010, Abruzzo’s trabocchi have been protected by the Sangro Aventino Territorial Pact, which saw the signing of a protocol of understanding for the study and promotion of the Costa dei Trabocchi. The goal is to safeguard the trabocchi and make their story known to the wider public through the growth of slow, sustainable tourism. It is in this context that the Via Verde dei Trabocchia 43.5-mile cycle path that runs along the Adriatic coast in Abruzzo was created. The via touches on picturesque fishing villages, beaches, and, of course, the iconic trabocchi structures, and it is a popular route for cyclists and hikers alike. 

Trabocchi have been nominated to be included in the UNESCO Intangible Cultural Heritage List. The proposal is a joint effort by various regions along the coast, including Puglia, Abruzzo, Molise, and Emilia-Romagna: the nomination came about because trabocchi are not only unique structures but also emblematic of the local culture and traditional way of life. The nomination aims to safeguard and promote their cultural value and diversity, and to raise awareness of their importance to the region. If successful, the trabocchi will join a list of intangible cultural heritage examples that includes traditional crafts, like Neapolitan pizza making, music (the canto a tenore in Sardinia), and special activities (truffle searching), among other forms of cultural expression. 

Lungo la costa adriatica italiana, si trova una costruzione unica, i trabocchi (o trabucchi): sono un tipo tradizionale di macchina da pesca, diffuso nelle regioni Molise, Puglia e soprattutto Abruzzo, in particolare lungo la Costa dei Trabocchi, un tratto di litorale tra Ortona e Vasto. Queste tradizionali macchine da pesca sono strutture in legno piuttosto uniche che si estendono sull’acqua e sono state utilizzate per secoli. Sono così importanti per la gente del posto e il loro patrimonio storico che potrebbero presto entrare a far parte della lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. Ma cosa sono esattamente?

L’origine di questo ingegnoso sistema di macchine da pesca è avvolta nel mistero ed è stata per decenni oggetto di molte discussioni tra gli storici. Alcuni ne attribuiscono l’invenzione agli antichi Fenici, mentre altri propongono che i trabocchi siano stati utilizzati per la prima volta da famiglie francesi che si stabilirono in Abruzzo dopo un devastante terremoto nel 1627. Alcuni suggeriscono addirittura che i contadini abruzzesi, costretti dalla necessità, abbiano sviluppato le macchine per eliminare i rischi associati alla pesca sulle barche.

Nonostante le origini incerte dei trabocchi, è chiaro che hanno svolto un ruolo fondamentale nella storia e nella cultura della regione Abruzzo. La loro prima testimonianza scritta si trova nel manoscritto di Padre Stefano Tiraboschi, il quale, nella Vita Sanctissimi Petri Celestini, descrive le visite di San Pietro Celestino al Monastero di San Giovanni in Venere (1240–1243), dove ammirò il mare punteggiato di trabocchi. Lo stesso nome “trabocco” ha molteplici origini proposte, alcuni suggeriscono che derivi dalla parola “trabocchetto“, un tipo di trappola da pesca, mentre altri affermano che derivi dal sistema di corde utilizzate per controllare la rete da pesca.

I trabocchi furono originariamente costruiti per consentire la pesca senza bisogno di barche, cosa particolarmente utile nei periodi di avverse condizioni meteorologiche. La rete da pesca, in equilibrio su un sistema di grandi pali e funi, veniva sommersa e poi sollevata quando veniva avvistato un banco di pesci. Un tempo i trabocchi erano fondamentali per il sostentamento di molte famiglie di pescatori lungo la costa abruzzese, ma dopo la seconda guerra mondiale iniziarono a cadere in disuso a causa dell’introduzione di nuove tecniche di pesca. Tuttavia, negli ultimi anni, hanno conosciuto una rinascita come attrazione turistica unica, e rimangono un simbolo distintivo della costa abruzzese. Oggi molti trabocchi sono stati restaurati e trasformati in ristoranti.

Dal 2010 i trabocchi abruzzesi sono tutelati dal Patto Territoriale del Sangro Aventino, che ha visto la firma di un protocollo d’intesa per lo studio e la valorizzazione della Costa dei Trabocchi. L’obiettivo è salvaguardarli e far conoscere la loro storia al grande pubblico attraverso la crescita di un turismo lento e sostenibile. È in questo contesto che nasce la Via Verde dei Trabocchi, una pista ciclabile di 70 chilometri che corre lungo la costa adriatica abruzzese. La via tocca pittoreschi villaggi di pescatori, spiagge e, naturalmente, le iconiche strutture dei trabocchi, ed è un percorso popolare sia per i ciclisti che per gli escursionisti.

I Trabocchi sono stati candidati per essere inseriti nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. La proposta è uno sforzo congiunto di varie regioni lungo la costa, tra cui Puglia, Abruzzo, Molise ed Emilia-Romagna: la candidatura è stata fatta perché i trabocchi non sono solo strutture uniche ma anche emblematiche della cultura locale e del modo di vivere tradizionale. La candidatura ha lo scopo di salvaguardare e promuoverne il valore culturale e la tipicità e di aumentare la consapevolezza della loro importanza per la regione. In caso di successo, i trabocchi entreranno a far parte di un elenco di esempi di patrimonio culturale immateriale che include l’artigianato tradizionale, come la produzione della pizza napoletana, la musica (il canto a tenore in Sardegna) e attività speciali (come la ricerca del tartufo), tra le forme di espressione culturale.


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