Laddove le vie sono strette e il sole raramente raggiunge il selciato, laddove le case hanno muri spessi ed antichi che dimostrano una permanenza lunga e silenziosa che prescinde dal trascorrere della storia, così come dei secoli e delle vicissitudini, si apre una piazzetta con un magnifico palazzo dalle linee architettoniche più austere rispetto alle vicine case.
Siamo tra le vie di zona Cordusio a Milano. Alla fermata metropolitana prima di Duomo e sede di parte della vecchia città, dove le vie diventano strette e solo chi conosce il loro dedalo non si perde. Appare qui, come d’incanto, la veneranda Biblioteca Ambrosiana.
 
In questo palazzo dalle architetture storiche, si trova una delle pinacoteche più antiche ed affascinanti di Milano. 
Se eravate convinti, come molti, che solo Brera o il Castello Sforzesco ospitassero le pinacoteche principali di Milano vi sbagliavate. Il museo Ambrosiano, in piazza Pio XI, raccoglie magnifiche opere del passato fra cui la famosa tela del Canova intitolata “Natura morta”, dove l’artista, per la prima volta nella storia, si allontana dalla rappresentazione dei soggetti come elementi perfetti e  ne coglie gli aspetti più legati alla realtà: le foglie diventano stropicciate, la frutta bacata. Questa è la realtà da riprodurre, non vale più l’idealizzazione proposta dall’arte fino ad allora: che novità fu e che ribellione alle vecchie regole rappresentò questa scelta artistica! 
 
La Pinacoteca  Ambrosiana ospita opere della scuola veneziana del XVI secolo. Molte di queste tele si avvicinano allo stile di Leonardo e a quello di Tiziano. La stanza dedicata alla pittura di Brugel sembra offrire un tuffo nell’arte nordeuropea. Eccoci quindi passare da una realtà ad un’altra nel giro di pochi passi: come solo l’arte può permetterci di fare.
La mostra si sviluppa su più piani dello storico palazzo: il passaggio da un piano all’altro avviene tramite porte finestrate che permettono di ammirare la magnifica architettura del Cortile degli Spiriti Magni. La pinacoteca fu uno dei primi musei ad essere aperto al pubblico. 
 
D’altronde l’arte va condivisa ed apprezzata tutti insieme. Un concetto così moderno ed attuale come la condivisione – oggi  presente nei social media e nella nuova visione globale della comunicazione – fu il modus operandi di questa istituzione, che non solo vanta una pinacoteca ma anche un’ accademia e una biblioteca.
 
Un gioiello di rara bellezza la biblioteca! Immaginatevi di entrare in una stanza di grandi dimensioni, completamente circondata da antichi scaffali di legno dove sono conservati libri dal valore unico ed inestimabile. Questo non può che creare stupore in ognuno di noi e una particolare estasi negli amanti dei libri. 
 
L’odore della carta antica e l’essere avvolti da così tanto sapere, rapiscono il visitatore e lo accompagnano in un viaggio strano al limite della realtà. 
Ognuna delle pagine centenarie conservate nella biblioteca testimonia un tempo che fu e fa parte della cultura, emisfero eterno che circonda e arricchisce chi la visita. Nella sala, immersi in un contesto unico, si ammireranno alcune delle pagine del codice atlantico leonardiano. Di fronte alla testimonianza del genio di Leonardo, ai suoi schizzi, ai progetti, la sua grandezza viene ancora una volta confermata.
 
L’arte è però protagonista indiscussa del luogo: Raffaello, Caravaggio, Leonardo, Tiziano, solo per citare i nomi più illustri popolano le stanze. Ben 24 sale per un totale di 300 opere, un  vero paradiso per gli amanti dell’arte. 
 
La caratteristica particolare di questo luogo è che non solo gli oggetti meritano attenzione, ma tutta la struttura architettonica che li ospita deve essere apprezzata. La chiesa di Santa Maria Maddalena in San Sepolcro, che fa parte dell’insieme, risale addirittura a prima del Mille.  
 
Altro esempio è la sala Federiciana, che si incontra durante il percorso della pinacoteca: accoglie un affresco meraviglioso di Bernardino Luini, grande artista del Rinascimento. Nella sala di lettura della biblioteca si possono consultare manoscritti antichi e oltre un milione di stampati, fra cui si annoverano disegni che sono stati raccolti da ogni parte del globo e che sono una meravigliosa panoramica di ciò che l’uomo è riuscito a realizzare in varie discipline. 
 
Ancora una  volta una testimonianza del passato, un grande tesoro che va conservato con attenzione e apprezzato nella sua totalità. Girare per queste stanze crea armonia nell’anima, come ogni volta che ammiriamo l’arte, le sue forme a volte morbide a volte drammatiche, le sue scene che sanno variare dalla tenerezza, alla tristezza fino alla misticità. La sua fama del luogo è tale che Alessandro Manzoni, nel suo famosissimo romanzo storico de “I Promessi Sposi” del 1827, cita la veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. 

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