Il momento più emozionante della visita (la prima del suo pontificato) di Papa Bergoglio nell’isola di Lampedusa – estremo lembo d’Italia, autentica porta, per chi proviene dalle coste africane, verso l’Europa – si è verificato quando il Pontefice, scortato da un convoglio di pescherecci, ha raggiunto il mare aperto da Cala Pisana. Quel tratto di Mediterraneo, ovvero, teatro, in passato, di storie terribili.
 
Centinaia di poverissimi migranti annegati dopo aver percorso, per giorni interi, a bordo di navi fatiscenti, capaci di squarciarsi, al minimo impatto con onde più robuste, decine di miglia, sognando un futuro diverso, scappando dalle guerre e dalle razzie di molti paesi africani, incapaci di alimentare i loro legittimi sogni.
 
In mare il Papa ha gettato, tra l’emozione generale, una corona di fiori. Un doveroso segno di attenzione, un segnale di speranza per coloro che qui, a pochi minuti dalle coste dell’arcipelago delle Pelagie, hanno perso la vita: uomini, vecchi, donne incinte, bambini in tenera età.
 
Eccolo, il significato di questa storica visita del Papa a Lampedusa: non far scendere l’oblio su queste vicende di grandissima miseria umana. A fronte di tante storie di coloro che non ce l’hanno fatta, vinti dalla fame, dalla sete e dal mare mosso, ci sono pure gli affreschi di chi, a Lampedusa, riesce davvero a sbarcare. Qui c’è un centro di accoglienza: si viene identificati e se, in possesso di determinati requisiti, si può anche sognare di continuare il viaggio sulle altre coste italiane o, molto più spesso, proseguendo per i paesi dell’Europa centrale, vere terre promesse.
 
La visita di Bergoglio è durata poche ore. Partenza alle otto di mattina dall’aeroporto di Ciampino, arrivo sull’isola dopo un’ora e mezzo. La corona di fiori lanciata in mare, tra occhi lucidi e momenti di preghiera.
Il ritorno in porto, oltrepassando la punta di Punta Favarolo, dove i barconi degli immigrati vengono accolti dalle forze dell’ordine e dai cordoni sanitari.
 
Poi, sbarcato da una motovedetta della Capitaneria di Porto, il Papa ha celebrato la messa nel campo sportivo, omaggiato da un sole allo zenit. Bergoglio ha poi visitato la parrocchia di San Gerlando, dove un parroco e preti di frontiera cercano – ove possibile – di alleviare con la preghiera le preoccupazioni di chi prova a cambiare la propria vita, cercando fortuna, salutando anche gli immigrati ospitati nel centro accoglienza di contrada Imbriacola.
 
Lampedusa ha vissuto così un giorno in prima pagina. Esauriti da giorni, non appena il Vaticano ha confermato la visita del Papa, posti-letti e accessi sui traghetti. Dal continente sono arrivate centinaia di transenne – per salvaguardare il percorso del Papa – e bagni chimici. A metà pomeriggio, quando l’aereo di Bergoglio ha fatto nuovamente rotta sul Vaticano, il paese si è scoperto più ricco nell’animo.
 
Con parole che sono filate dritte al cuore e con la forza della preghiera, il Papa ha infuso speranza in coloro che soffrono. Già scegliendo l’eremo di Lampedusa per la sua prima visita da Pontefice, peraltro, Bergoglio ha dimostrato una sensibilità fuori del comune. 

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