Jonas Carpignano è un regista italo-americano nato a Roma e cresciuto a Brooklyn, il quale attualmente vive in Calabria per continuare la produzione di “A Chjana”, il cortometraggio con cui ha vinto la borsa 2013 della San Francisco Film Society e Kenneth Rainin Foundation, le quali come ogni anno premiano otto progetti narrativi in vari fasi di produzione.
 
Durante la sua permanenza al SF International Film Festival, abbiamo intervistato Jonas per sapere di più sul suo interessante progetto.
 
Come nasce l’idea di “A Chjana”, film che narra di un viaggio dall’Africa all’Italia e del delicato tema dell’immigrazione nel sud Italia?

 Jonas sul set di “A Chjana”

 
Il titolo è preso dal dialetto calabrese, che significa la piana, una zona tra Gioia Tauro e Rosarno dove ci sono molti alberi di arance. Quando nel 2010 ho letto nel giornale della rivolta degli immigrati avvenuta a Rosarno, mi sono interessato subito alla vicenda. Mia mamma è delle Barbados, quindi tutta la mia vita ho sempre dato un occhio alla situazione delle persone di colore in Italia.
Ho capito che era il momento di andare sul posto, ho vissuto per cinque mesi con loro e ho fatto amicizia con un ragazzo del Burkina Faso, il quale è tuttora il mio coinquilino in quanto otto mesi fa mi sono trasferito a Palmi.
Ascoltando le storie dei loro viaggi, mi sono detto che era il momento di fare un film. Ci sono molti bei film sull’immigrazione in Italia, ma sempre dal punto di vista degli italiani, come “Terraferma” (Crialese) dove c’è solo un piccolo pezzo in cui una donna dell’Etiopia racconta del giro che ha fatto.
 
Come si sviluppa la tua esperienza professionale fra l’Italia e New York?
Mio padre è italiano ed io sono nato a Roma, ma ho fatto il liceo e l’Università negli Stati Uniti. Però mio nonno era un regista e produttore in Italia, quindi la mia educazione dal punto di vista cinematografico è sempre stata là, ho sempre seguito lui quando girava.
Finiti i miei studi sono subito andato in Italia, dove ho iniziato come assistente alla regia, ho fatto anche un film con la Rai che si chiama “Signorina Effe” (regista Wilma Labate), poi subito dopo, ho collaborato al film di Spike Lee “Miracolo a Sant’Anna”. Durante una premiazione in Italia in cui era presente, mi sono presentato dicendo che ero cresciuto nel Bronx, e sono stato preso a lavorare con lui che mi ha riportato in America, anche se io volevo rimanere in Italia. Dopo aver lavorato con Spike Lee per un paio di anni, sono tornato a scuola per un Master al NYU di New York per diventare regista. Da lì ho iniziato a fare i miei cortometraggi.
 
Grazie alla borsa ricevuta dalla SF Film Society, quale sarà la prossima fase di produzione? 

 Jonas riceve il premio Controcampo a Venezia

 Jonas riceve il premio Controcampo a Venezia

Quando il corto di “A Chjana” è uscito, che racconta solo i giorni della rivolta a Rosarno, ho iniziato subito a scrivere il lungo, perchè sentivo che la storia non era ancora finita. Sono attualmente alle prese con lo sviluppo del film, lo sto facendo dall’agosto scorso da quando sono là. Ci sono un sacco di cose da fare, tra le quali prendere i permessi di soggiorno per i miei amici extracomunitari.
Per girare questo film dovremo andare dall’Africa all’Italia, dovremo girare in due posti sicuramente. Lavorano con me altri cinque ragazzi: un’aiuto regista italo-gallese, un altro assistente americano, tre ragazzi del Burkina Faso, i quali mi aiutano a conoscere la gente del luogo per svolgere le tante interviste che stiamo facendo.
 
Data la grande differenza con gli Stati Uniti, come vedi la situazione del cinema indipendente in Italia?
Purtroppo in questo momento vedo solo cose negative in Italia per i giovani registi. Conosco solo una persona che è riuscita a fare il suo lungomentraggio (Alice Rohrwacher, “Corpo Celeste”), perché non c’è sostegno come in America, dove ci sono istituzioni come il Sundance a San Francisco che cercano nuovi registi. Invece in Italia se non hai fatto niente, è difficile trovare un aiuto, la maggior parte dei film che escono sono di registi affermati (Sorrentino, Garrone, Ozpetek). C’è Guido Lombardi che ha fatto un film bellissimo (“Là-bas”) che parla pure di immigrazione, ma non è potuto arrivare alla gente perché fatto con pochi soldi e senza attori professionisti.
È molto difficile anche per tutti i miei amici in Italia che stanno cercando di fare film, anche se quelli che escono sono tutti molto belli. Obiettivamente io non potrei fare questo film senza il sostegno degli americani.
 
Speriamo di vedere il film in futuro, ed in bocca al lupo per questo progetto molto importante.
Conto di terminare il progetto e di poter avere il film nelle sale nel 2015, speriamo sia in Italia che qui. Sono anche molto speranzoso per le possibilità di miglioramento dell’integrazione razziale in Italia, perché vedo come le nuove generazioni si stanno abituando a convivere con i ragazzi africani con i quali crescono insieme.
 
I cortometraggi di Jonas Carpignano hanno partecipato al SXSW, New Directors / New Films e al Festival di Venezia, dove “A Chjana” ha vinto il Premio Controcampo per il miglior corto. Ha ricevuto inoltre una menzione speciale ai Nastri D’Argento, per un totale di otto premi.
Jonas ha recentemente completato Sundance Writing and Directing Labs per il lungometraggio di “A Chjana”, ed è stato recentemente nominato uno dei 25 volti nuovi del cinema indipendente da Filmmaker Magazine, oltre ad aver vinto il Premio Martin Scorsese della NYU per giovani cineasti.
 

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