(Ph Gamamada Perera da Dreamstime.com)

La Galleria dell’Accademia di Firenze inaugura il ricco programma di eventi per il 2019 con l’esposizione Nuove Acquisizioni 2016-2018.
La mostra, visibile fino al 5 maggio 2019, presenta alcuni capolavori che sono confluiti nelle collezioni permanenti del Museo grazie all’impegno di diversi Enti, sapientemente coordinati dal Direttore, che ha ideato e curato anche il progetto espositivo.

L’obiettivo della mostra è di far comprendere al grande pubblico come la Galleria dell’Accademia di Firenze, universalmente nota per la sua imponente collezione, è incessantemente impegnata, non solo nell’attività di conservazione, ma anche a incrementare il proprio patrimonio artistico. Con l’esposizione Nuove Acquisizioni, è possibile riscontrare come questo intenso lavoro si è svolto su più fronti e direzioni seguendo percorsi diversi: quattro frammenti di una pala d’altare sono stati acquistati dalla Galleria sul mercato antiquario; una scultura di Lorenzo Bartolini è giunta grazie a una generosa donazione; due tavole sono state affidate alla Galleria dopo la confisca per opera del Nucleo Patrimonio dei Carabinieri; quattro dipinti, infine, assegnati alla Galleria, provengono dai depositi della Certosa di Firenze.

Una piccola grande mostra – afferma il direttore Cecilie Hollberg – che mi riempie d’orgoglio poiché mi permette di presentare opere acquistate, restaurate, salvate da sicura dispersione e restituite al patrimonio Statale. I frammenti di alcune opere sono entrati nelle collezioni museali snaturate dal loro contesto, grazie alla loro musealizzazione, comunque, riusciamo a garantirne la conservazione, anche se, purtroppo, non sempre siamo in grado di ritrovare tutte le parti presenti in origine. L’esposizione mette in luce, soprattutto, il capillare lavoro che è stato necessario per far confluire in Galleria questi capolavori. Ho deciso inoltre di non pubblicare un Catalogo della Mostra ma di ritardare l’uscita del Terzo Volume del Catalogo Scientifico delle Collezioni del Museo (il Tardo Gotico) per includere anche le opere acquisite negli ultimi tre anni. Mi fa piacere comunicare che abbiamo seguito con successo la politica della Direzione Generale Musei del Mibac che  invoglia  ad  ampliare le collezioni.

Le opere in mostra.
Durante la Trentesima Biennale Nazionale di Firenze del 2017 sono stati identificati due frammenti di un laterale di una pala d’altare di Mariotto di Nardo (Firenze, 1365 circa-1424 circa) che era stata smembrata e dispersa nell’Ottocento. In modo fortuito e subito dopo l’acquisto delle due tavole sono state rintracciate, presso un antiquario fiorentino, due semilunette che sono state riconosciute come le parti cuspidali dei pannelli appena comprati.  La Galleria dell’Accademia ha deciso, quindi, di acquistare anche i due pezzi, aggiudicandosi – con un’incredibile tempestività – tutti e quattro i frammenti al costo complessivo di quattrocentosettantamila euro. Un investimento importante che si è potuto realizzare grazie ai fondi ordinari della Galleria dell’Accademia e che ha permesso di recuperare, per il patrimonio dello Stato, parti di un’opera molto importante del Tardo Gotico italiano. Nei due sportelli sono raffigurati rispettivamente Giovanni Battista con Nicola di Bari e Antonio abate con Giuliano mentre nelle due semilunette l’Angelo annunziante e la Vergine annunziata.

Quattro opere, assegnate nel 2016 al Museo, provengono da un deposito situato presso la Certosa di Firenze. Si tratta di un’Incoronazione della Vergine e angeli di Mariotto di Nardo; di una SS. Trinità del Maestro del 1419; di una Madonna col Bambino in trono fra angeli del Maestro del 1416 e di una Madonna col Bambino e santi di Bicci di Lorenzo. A causa di una cattiva condizione di conservazione, l’Incoronazione di Mariotto di Nardo e la SS. Trinità del Maestro del 1419, sono stati anche recuperati nei loro valori pittorici dopo un accurato lavoro di restauro.

Le strepitose opere a fondo oro come I due santi di Niccolò di Pietro Gerini e la Madonna dell’Umiltà del Maestro della Cappella Bracciolini, sono state affidate alla Galleria dopo la brillante confisca da parte del Reparto Operativo del Comando Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Roma. Le due tavole risultavano ancora a Firenze nel 2003 quando furono esportate illecitamente in Svizzera. Le indagini, avviate nel 2006 dal Reparto Operativo TPC del Comando Carabinieri sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, hanno consentito di individuare un gruppo di professionisti italiani e un antiquario londinese specializzati nell’esportazione illecita di beni culturali. Grazie alla collaborazione con l’Autorità Giudiziaria Svizzera è stato possibile sequestrare le opere e rimpatriarle in Italia nel 2009. Con la conclusione del procedimento di annessione al Patrimonio dello Stato nel 2018, le opere sono state affidate alla Galleria dell’Accademia di Firenze in virtù del fatto che la sua collezione di fondi oro è una delle più rinomate e importanti a livello internazionale in particolare per i settori del tardo Trecento e del Tardogotico. La prima delle due opere raffigura i santi Girolamo e Giuliano ed è riconducibile a Niccolò di Pietro Gerini, pittore attivo a Firenze tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento. La seconda opera è una tavola devozionale privata e rappresenta la Madonna dell’Umiltà celeste (1400 circa). L’opera è sicuramente attribuibile al Maestro della Cappella Bracciolini, ignoto pittore attivo dal 1385-90 al 1420 circa a Pistoia e provincia noto alla critica per il ciclo di affreschi con Storie della Vergine eseguiti nell’omonima cappella della chiesa di San Francesco a Pistoia.,

Conclude la preziosa esposizione il bellissimo busto del drammaturgo Giovan Battista Niccolini (1782-1861) di Lorenzo Bartolini. La scultura era esposta durante l’ultima edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze ed è stata generosamente acquistata e donata al Museo dall’Associazione Amici della Galleria dell’Accademia di Firenze subito dopo la sua fondazione. La storia dell’opera è avvolta da mistero, essa, infatti, non era presente nello studio dello scultore durante la redazione dell’inventario redatto al momento della sua morte ma compare, pochi anni dopo a Firenze, in occasione dell’Esposizione Italiana agraria, industriale e artistica del 1861. Dato per perduto, il busto è riapparso sul mercato antiquario dopo oltre un secolo e mezzo e, grazie alla generosa donazione, potrà essere esposto definitivamente insieme al suo modello in gesso, già custodito nel Museo. Il modello in gesso e l’esecuzione in marmo differiscono solo per dimensione, rappresentano il Niccolini con un’espressione intensa e con i capelli finemente modellati che ricadono sulla fronte. Molto probabilmente l’opera è stata eseguita nel 1827, l’anno in cui il letterato pisano portava in scena, presso il teatro del Cocomero di Firenze (oggi Teatro Niccolini), l’opera Antonio Foscarini.

Una novità voluta dal Direttore Cecilie Hollberg dall’inizio del 2019 è, infine, l’abolizione dell’aumento del prezzo del biglietto durante le Mostre. Il visitatore potrà pertanto visitare sia la Collezione Permanente sia l’Esposizione Temporanea senza variazione del regolare costo d’ingresso al Museo.


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