Cattedrale di Foligno (Ph© Elifranssens| Dreamstime.com)
La chiamavano Quintana per ricordare il luogo dell’accampamento romano deputato all’esercitazione dei cavalieri. Per i cittadini di Foligno però, la Quintana assunse subito il significato di gioco e nell’Italia rinascimentale divenne un appuntamento annuale che richiamava migliaia di persone nel borgo umbro. Cavalieri, sfilate in costume, mercato e spettacoli di strada. L’estate dei fulginati si colorava di divise e si caricava di suoni e sapori per poi scivolare, nel Seicento e su suggerimento dei Priori, nei festeggiamenti carnevaleschi. La prima testimonianza documentata della Quintana risale all’anno 1448. E da allora, escludendo cento anni (da metà Ottocento al 1946), la città celebra il suo torneo che mette in competizione i 10 rappresentanti dei rioni cittadini, lanciati al galoppo verso anelli da infilare con la lancia.
L’Italia che vive lontano dai riflettori dei grandi tour operator e che difficilmente uno straniero riesce a cogliere attraverso le campagne pubblicitarie internazionali, si snoda tra le strade che da Roma portano in poco tempo sulle verdi colline umbre, regno incontrastato della spiritualità e dell’amore per la natura.
Fondata dagli Umbri Fulginati, dopo la battaglia del Sentino (296 a.C.) divenne romana, con il nome di Fulginium o Fulginia.
Situata presso l’incrocio delle vie di comunicazione più importanti dell’epoca (confluenza dei due rami della Via Flaminia, la strada per Assisi e Perugia e la Via Plestina per Colfiorito e le Marche), Foligno è attraversata dal fiume Topino e custodisce nei suoi perimetri due anime: quella industriale e commerciale che la rende il principale centro di comunicazioni dell’intera regione, quella storica che si aggrappa con immutato amore al suo patrono San Feliciano e alla Giostra della Quintana.
Secondo una tradizione locale, Foligno è considerata il centro del Mondo. La città è geograficamente localizzata al centro della penisola italiana che a sua volta è posta al centro dell’Europa e del Mediterraneo, considerato anticamente il centro del Mondo. Ancora oggi, entrando in una banca locale in Corso Cavour è possibile notare un cristallo incastonato nel pavimento. La banca sorge al posto del Caffè Sassovivo, nei cui locali vi era un biliardo che veniva identificato come il centro della città e per estensione, del Mondo.
Nel 2008 il consiglio comunale di Foligno ratificò tale tradizione indicando quale “Centro del Mondo” il “Trivio”, un punto centrale posto all’incrocio tra gli antichi Cardo e Decumano dell’impianto urbanistico romano della città, oggi identificati in Corso Cavour e Via Mazzini.
La passeggiata nel “Centro del Mondo” permette di conoscere da vicino i “cuccugnai”, termine con cui da secoli vengono identificati i folignati e che rimanda alla civetta. “Guai a quell’uccello che passa tra Foligno e Spello” erano soliti dire i folignati, considerati nel Medioevo esperti nella caccia con la civetta. Per altri storici tale denominazione deriverebbe dai ducati d’oro coniati dalla zecca di Foligno chiamati “occhi di civetta.
Grandi devoti delle Madonna del Pianto, i  folignati custodiscono un famoso lunario (lunario di Barbanera) ma trovano nella Quintana il loro acme cittadino.
La Giostra del 1613, considerata l’antesignana dell’attuale tenzone cavalleresca, fu disputata in occasione del Carnevale e nacque per risolvere la diatriba sulla questione se fosse più confacente per un cavaliere vincere per l’onore del principe o per l’amore della dama. Da quella prima edizione sono trascorsi secoli e sono state apportate modifiche al torneo originario consegnando ai contemporanei una tra le più conosciute ed apprezzate gare a cavallo italiane, tanto da essere indicata come “L’Olimpiade delle competizioni equestri”.
Dieci cavalieri, riuniti al “Campo de li Giochi”, rappresentano i dieci rioni della città, che per l’occasione assumono un “Nome finto” (il cavaliere del rione Ammanniti è “Il Gagliardo”, Badia ha “L’Ardito”, Cassero “Il Pertinace”, “Il Furente” per il Contrastanga, “Il Fedele” Croce Bianca, “L’Animoso” Giotti, “Il Generoso” La Mora, “Il Baldo” Morlupo, “Il Moro” Pugilli e “L’Audace” Spada), e gareggiano in armatura in sella ad un cavallo, con lo scopo di infilare i fatidici 9 anelli, 3 per ogni tornata. Ad ogni turno cambia la dimensione dell’anello, in modo decrescente (10, 8 e 6 cm). Il cavaliere che riesce a realizzare il punteggio maggiore si aggiudica il Palio della Quintana. Una copia dell’antica statua lignea chiamata Quintana viene fissata lungo il percorso di 754 metri lineari che ogni cavaliere dovrà percorrere. Il braccio sinistro della statua sostiene uno scudo con le insegne della città: Il giglio e la croce. Il braccio destro invece sostiene, dal 1946, un gancio al quale vengono appesi gli anelli che dovranno essere infilati dai cavalieri in sella e lanciati al galoppo per aggiudicarsi il Palio (dipinto ogni volta creato da un noto artista) che, la sera della vittoria, trova posto d’onore nella sede rionale, dove sono conservati quelli vinti nelle precedenti quintane.
La Quintana si articola in due gare: la prima denominata “la Sfida”, si svolte a giugno, mentre la seconda (“La rivincita”) viene organizzata a settembre. In entrambi le occasioni la giostra è preceduta, la sera precedente, da un corteo di 600 personaggi in costume che sfila per le vie della città e dall’apertura, per l’intera durata della manifestazione, delle taverne della città.
Frutto di mesi di lavoro preparatorio il torneo della Quintana attrae dal 1946 migliaia di persone nel borgo umbro incastonato nel verde e si offre ai visitatori come straordinario veicolo turistico. Condividere la Quintana con i folignati rappresenta il miglior modo di conoscere un borgo che pesca le proprie radici nella storia italica della Penisola.
Punto di partenza per conoscere Foligno è la Piazza della Rupubblica sulla quale si affacciano i monumenti più importanti: il Duomo di S. Feliciano, il Palazzo dei Canonici, il maestoso Palazzo Comunale, il Palazzo Orfini (XV sec.), Palazzo del Podestà ( XIII secolo.) e Palazzo Trinci, grandiosa dimora gentilizia dei signori di Foligno, costruita fra il 1389 e il 1407 e ospitante  cicli di affreschi, (in parte di autori del XIV secolo, in parte di Ottaviano Nelli e allievi), la Pinacoteca,  il Museo Archeologico (il pezzo più interessante è il frammento di una facciata di un sarcofago del III sec. d.C., raffigurante in bassorilievo la corsa delle bighe nel Circo Massimo di Roma) e la sede della Biblioteca Comunale e dell’Archivio di Stato e Notarile. La chiesa benedettina di S. Salvatore in piazza Garibaldi, l’Oratorio della Nunziatella (edificato nel 1494) di via Garibaldi, la chiesa di S. Domenico, la Chiesa di S. Maria Infraportas (costruita nel XI secolo e la più antica di Foligno), la Chiesa di S. Nicolò (in via Arti e Mestieri) rappresentano gioielli architettonici degni di visita prima di intraprendere il percorso che porta alla frazione di S. Eraclio, e al Castello del XIV sec., intatto, con la sua cinta murata, due torri, due porte di accesso, la casa del castellano e la cappella.
Tornando in centro ci si imbatte nella Chiesa di S. Maria in Campis, probabilmente di origine paleocristiana, per poi proseguire per l’Abbazia di Sassovivo (fondata dai Benedettini intorno all‘anno 1000) cui appartenne il Castello di Scopoli, sulla strada per Colfiorito, costruito nel 1460. Nei pressi dell’abbazia, immersa in una bella lecceta, alle Fontanelle di Sassovivo si trovano le sorgenti di acqua minerale mentre nell’attuale frazione di S. Giovanni Profiamma si trovava in tempi romani l’antico Forum Flaminii, fondato nel 218 a.C. alla confluenza dei due rami della Via Flaminia.
PIATTI DELLA QUINTANA
Tempo di Quintana, tempo di prelibatezze. Perché non c’è evento popolare che non si sposi ai prodotti tipici della zona e non c’è zona italiana che non abbia una sua peculiarità territoriale. Per i folignati la città è al centro del Mondo e tutto il resto è periferia. Geograficamente Foligno è posta al centro di un territorio caratterizzato da prodotti tipici che vanno dal Marrone Città di Castello al Brustengolo, classico pane povero arricchito di frutta secca, senza aggiunta di lievito. L’impasto del brustengolo è composto da farina di masi, uvetta, pinoli, noci, nocciole, mele a fettine. Assolutamente da provare il budellaccio di Norcia: i budelli del maiale, dopo essere stati lavati con acqua e aceto, vino o limone, vengono conditi con sale, semi di finocchio e messi ad essiccare sotto la cappa del camino. Dopo circa tre-quattro giorni sono secchi e si consumano cotti.
Gli strangozzi sono una pasta tipica, lunga, a sezione quadrata o rettangolare, per la cui preparazione occorrono farina di grano tenero e acqua che vengono lavorati a mano su spianatoia di legno. Una volta ottenuto un impasto omogeneo, con il rasagnolo viene tirata una sfoglia di circa 2 mm. che viene tagliata a strisce larghe circa 3-4 mm. e lunghe circa 20/30 cm. al massimo. Il prodotto fresco va conservato al massimo 2/3 giorni a temperatura di circa 4°C.
Pasta di olive (patè cremoso di olive nere o verdi denocciolate olio extra vergine di oliva, sale) e olio Umbro colli del Trasimeno, Pan caciato, Pan nociato, Pane di strettura, Torta al testo. Ciriole (tagliatelle caserecce tipiche di Terni, Impastoiata  (abbinamento di polenta e fagioli; questi ultimi, bolliti e insaporiti con salsa di pomodoro), Spaghetti con il tartufo, Cardi al Grifo, Regina in porchetta (qui è la carpa che viene cucinata come la porchetta), Cappelle di funghi alla griglia, Struffoli, Crostini alla norcina, Fagioli con le cotiche, Fave in insalata, Frittata al tartufo, Grasso di maiale, Olive nere con buccia d’arancia, Pannociato, Pollo alla cacciatora, Salsa umbra (pomodori, peperoncino verde, aceto di vino, peperone, cipolla rossa e verde, sale, pepe, aglio e cilantro), Schiacciata, Spaghetti al gancetto, Agnello al tartufo nero, Brosega, Crostini alla ghiotta, di volta in volta accompagnati da Sagrantino di Montefalco secco D.o.c.g., Sagrantino di Montefalco passito D.o.c.g., Montefalco Rosso D.oc.,Montefalco Bianco D.oc., Torgiano Rosso Riserva, Rosso orvietano e l’Assisi rosso e bianco, completano un’offerta eno-gastronomica che permette di immergersi nel clima della Giostra cavalleresca con il piacere di aver assaporato pietanze squisite nel Centro del Mondo.

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