Si è inaugurato all’Istituto Balassi-Accademia d’Ungheria di Roma, la mostra “Camminando nella valle dell’ombra”, in memoria della Shoah.
Quest’anno si celebra il 70° anniversario della Shoah in Ungheria e tra gli artisti presenti non poteva mancare Eva Fischer.
 
Nata nel 1920 nella ex-Jugoslavia, ma di famiglia ungherese, dall’immediato dopoguerra, Eva Fischer sale alla ribalta della cultura mitteleuropea, ma allo stesso tempo italiana. Colorista ed oggi ultima rappresentante della scuola romana del dopoguerra, fra le sue tematiche restano celebri le personalizzazioni delle biciclette, i paesaggi mediterranei, i mercati rionali romani, ma anche quel diario tenuto segreto anche ai suoi familiari per quasi 40 anni, con tutta la drammaticità del periodo delle deportazioni, che non l’ha mai abbandonata. 
 
La crudeltà nazista strappò ad Eva oltre trenta parenti tra i quali il padre Leopold, rabbino capo e grande talmudista.
La mostra è curata da Pál Németh e Francesca Pietracci ed è stata realizzata con il patrocinio della Comunità Ebraica di Roma e del “Touro University Rome”. 
 “Menzogna e Memoria n° 1”, olio su tela del 1952 di Eva Fischer

 “Menzogna e Memoria n° 1”, olio su tela del 1952 di Eva Fischer

Fino al 9 marzo verranno mostrati la testimonianza, il ricordo e le interpretazioni attraverso i quadri, le sculture e le fotografie degli artisti ungheresi Szabolcs Simon e István Papp Sebők, dell’americano Justin Peyser e degli italiani Georges de Canino, Adriano Mordenti ed Eva Fischer, che con la sua fertilissima attività esposta in ogni angolo del mondo, non ultimo lo Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme, funge appunto da trait d’union tra alcune antiche nazioni europee, attraverso la storia dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.
 
Ad agosto si era invece tenuta presso il Centro Culturale Altinate di Padova, la mostra “Ebraicità al femminile”, organizzata e promossa dalla Comunità Ebraica e dal Comune di Padova. Le opere di otto artiste del Novecento avevano dato lo spunto per riflettere sullo spazio e sul ruolo della donna nella tradizione ebraica e nei contesti culturali italiani ed internazionali.
 
Dodici le opere della pittrice Eva Fischer che hanno affiancato quelle di Paola Consolo, Alis Levi, Gabriella Oreffice, Adriana Pincherle, Charlotte Radnitz, Antonietta Raphael e Silvana Weiller.
La scelta di ospitare la Fischer, non è stata casuale. La sua arte è costituita dallo stile, dal tempo e dall’esperienza. La sua produ-zione comprende alcune migliaia di opere tra oli, disegni a carboncino, tempera, gouache o pastello, acqueforti e acquetinte, gioielli, foulard, ceramiche. 
 
Si era scelto di celebrare la Memoria, sempre lucida in coloro che hanno vissuto i soprusi delle deportazioni, tematica presente in 3 delle opere esposte, ma si è voluto anche omaggiare Eva Fischer attraverso altri suoi momenti pittorici: dai ricordi di Roma anche attraverso le sue celebri biciclette in un mercato, alle barche, ai paesaggi mediterranei, all’ultimo soggetto da lei dipinto delle scuole di ballo, allo scambio culturale con l’amico Ennio Morricone che ha dedicato a Eva un cd con dodici brani ispirati alla sua pittura.
 
L’ARTISTA – Nata nel 1920 nella ex Jugoslavia da genitori ungheresi, Eva giunse in Italia dopo essere fuggita dalle deportazioni naziste (che uccisero suo padre e 33 suoi parenti diretti) e dopo un periodo di detenzione nel campo di concentramento italiano dell’Isola di Curzola. Fu un periodo travagliato, fatto di fughe e costellato da privazioni e duri sacrifici nel quale Eva non si sottraeva al pericolo di dare aiuto e solidarietà ai perseguitati, collaborando a Bologna, sotto falso nome, con i partigiani, tanto che è tuttora membro onorario dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani d’Italia.
 
Giunta a Roma nel dopoguerra e subito inserita tra gli artisti che vivevano nelle celebri strade del centro (via Margutta, piazza del Popolo, ecc.), piene di vita e di artisti, lungo il suo lungo percorso ha incontrato i più alti rappresentanti della cultura e della società del Novecento, da Picasso a De Chirico, da Dalì a Chagall, da Ungaretti a Pertini, Saragat, Alberto Sordi, Ungaretti, Guttuso, Carlo Levi e molti altri.
 
Dal dopoguerra, Eva ha portato la sua espressività, ricca di storia personale e non, e la cultura italiana, nel mondo: quasi 130 sono le mostre personali e molteplici sono le opere che fanno parte di collezioni pubbliche e private. Per tali motivazioni il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’ha insignita nel 2008 del titolo di “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” per la sua lunga carriera.

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