Era il 1994 quando la prestigiosa International Hall of Fame decise di inserire il suo nome nell’albro d’oro. Angelo Mirena da tempo aveva messo nell’angolo il proprio cognome per acquisire quello di Dundee, un omaggio forse all’Irlanda da parte di un italiano che proprio in un angolo del ring aveva costruito la sua eccezionale carriera sportiva.
Quello di Dundee in effetti è un nome che fa rima con campione, perché sono davvero tanti i pugili che sono cresciuti sotto il suo sguardo e seguendo i suoi suggerimenti. Uno su tutti: Cassius Marcellus Clay alias Muhammed Alì. 
 
Nato a Filadelfia il 30 agosto del 1921, Angelo era figlio di Angelo Mirena e Filomena Cianelli, originari di Roggiano Gravina in provincia di Cosenza. Il fratello Joe aveva cambiato il destino del giovane Angelo, con la sua scelta di diventare un atleta della boxe. E aveva creato problemi in famiglia, tanto da far decidere di optare per uno pseudonimo per non essere riconosciuti.
 
I primi passi nel mondo del pugilato per anni sono rimasti avvolti nella leggenda. Il giovane calabrese aveva frequentato la Stillmann’s Gym, retta da Louis Ingber e famigerata palestra nella quale venivano meno tutti i dettami della salubrità fisica. In un locale malsano, privo di sbocchi aerati, con il pavimento lordo e l’odore di nicotina nell’aria, Angelo era cresciuto affezionandosi al burbero allenatore, che presenziava agli allenamenti con la pistola infilata nella cintola e con l’aiuto di due guardie messe alla porta per controllare il pagamento del biglietto e assistere agli allenamenti dei pugili.  
 
Jack Dempsey, Georges Carpentier, Primo Carnera, Fred Apostoli, Joe Louis e Rocky Marciani fanno parte de lungo elenco di nomi che hanno calcato il pavimento della Stillmann’s. 
Angelo ha iniziato la propria carriera di allenatore proprio con Rocky Marciano, condividendo poi gli eventi con i grandi nomi della televisione, del cinema e della musica. “Il più assiduo – raccontava l’ex allenatore nel suo libro My view from the corner” – era Frank Sinatra che amava farsi chiamare Gilli. Era figlio di un pugile professionista ed era un vero intenditore della boxe. Quando ci fu l’incontro tra Joe Frazier e Muhammed Alì, Sinatra girava per il Madison Square Garden per scattarmi le foto e per conoscere Alì…lui che era la vera star della serata!”. 
 
Angelo Merena, si trasferì a Miami Beach, seguendo l’intuito del fratello Cristoforo, grande organizzatore di incontri di pugilato. Insieme aprirono la Fifth Street Gym, una palestra destinata ad allevare decine e decine di talenti della boxe. Tra i primi a beneficiare delle qualità istruttive del calabrese, vi fu Carmine Basilio, letteralmente strappato all’agricoltura (coltivava aglio a Canestota, New York) e gettatto sotto la luce dei riflettori, dopo la strepitosa vittoria  ottenuta nel 1955 a danno del connazionale Tony De Marco. 
“Nel 1960 venni assunto per preparare Muhammad Alì –spiegava il coach – il più grande dei pugili che mi sia capitato di allenare, e con il quale rimasi legato per 21 anni, sino all’ultimo incontro con Larry Holmes”. 
 
La lista dei pugili di ogni categoria passati sotto il giogo dell’italoamericano è lunghissima. Sugar Ray Leonard, Jimmy Ellis, Willie Pastrano, George Foreman, Carmen Basilio, Ralph Dupas, Luis Rodriguez, Ultiminio Ramos, Jimmy Ellis, Jose Napoles, Michael Nunn, Adilson Rodrigues, George Scott, Pinklon Thomas e Slobodan Kacar sono i pugili che Dundee ha saputo portare al titolo mondiale nelle loro rispettive categorie. 
 
Nei quasi  60 anni vissuti a bordoring, il calabrese ha conquistato per undici anni di seguito il titolo di “Manager of the year” conferitogli dalla Boxing Writer Association of America, fino ad essere ammesso nella Hall of Fame. 
 
Considerato un fratello e un padre dai suoi pugili, Angelo si è affezionato sempre molto ai ragazzi che aveva scelto di allenare. 
Molti dei campioni iniziarono a tirare pugni come “talented boys” per poi trasformarsi sotto la sua guida mentre i suoi metodi sono stati copiati anche dai lottatori e dai kickboxer. 
Per tutti gli atleti è stato un trampolino nel pugliato, capace di far ragionare la mente dei pugili, prima dei pugni, e trasformando uno sport violento in uno sport di grande strategia. 
 
Residente a Oldsmar (Tampa) con la famiglia, padre di due figli e di tre nipoti, Angelo non ha mai smesso di pensare alla boxe (fino al giorno della morte, avvenuta il 1 febbraio 2012) e  ha trasferito la propria passione nelle pagine del suo libro autobiografico. “Mi ritirerò quando morirò, per me non esiste la parola pensione” aveva  risposto l’italo-americano a chi gli chiedeva di fermarsi. 
 
Dundee ha trasferito la propria competenza anche sul set cinematografico e negli studios di Hollywood. Chiamato in California per partecipare al documentario su Muhammad Alì, Dundee ha anche prestato il proprio talento all’attore Will Smith oltre ad aver saputo valorizzare uno sport che ha perso negli ultimi anni gran parte del suo fascino.
 

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