Torna indietro nel tempo Vincenzo Di Michele con la sua ultima opera “Animali in guerra, vittime innocenti”, Editore il Cerchio, e ci riporta alle barbare uccisioni degli animali nella I e II guerra mondiale. Dalle sperimentazioni sugli animali, al loro utilizzo come kamikaze fino a quelli trucidati selvaggiamente nei mattatoi, queste bestie innocenti vennero trascinate a forza in una guerra che non gli apparteneva e non ebbero alcuna scelta se non quella di obbedire all’egoismo umano.

Partendo da fatti realmente accaduti, lo storico e saggista Di Michele si allontana dalla tradizionale visione storiografica sull’utilizzo logistico degli animali in guerra e, ripercorrendo gli avvenimenti drammatici di quegli anni, mette nero su bianco su alcune scomode verità. Con racconti e testimonianze, senza mezzi termini Di Michele svolge una singolare disamina storica: il tributo di sangue versato ingiustamente dai cani, cavalli, gatti, muli, piccioni e da tante altre bestie.

Nelle due guerre mondiali del 1915-’18 e 1940 -’45 ci sono stati “eroi” che nelle cronache e nella storiografia sono rimasti in secondo piano: gli animali. Hanno combattuto le guerre al fianco dei soldati, condividendone sofferenze e tragedie. La storiografia ha sempre concentrato le sue attenzioni al solo contributo logistico riguardo l’utilizzo degli animali in guerra, mentre è stata più che carente nella disamina delle argomentazioni inerenti le afflizioni e il tributo di vite di queste creature usate negli scacchieri di guerra.

“Perché non venne riconosciuta agli animali una totale neutralità bellica?”. Il volume è dunque una ricognizione sulle sofferenze degli animali in guerra, per non dimenticare il sacrificio e le ingiustizie subite da queste creature.
                         
I soldati, nella corsa spietata verso il fronte, frustavano e bastonavano gli umili quattrozampe e come se non bastasse li punzecchiavano con la baionetta. I cavalli con la lingua penzoloni annaspavano al traino di carri ponderosi e i muli, caricati sulla soma a più non posso, allargavano le loro froge sprofondando nel fango. 

Sul fronte aereo i colombi, consegnando ordini e contrordini, venivano uccisi dai cecchini dell’esercito nemico mentre sui campi di battaglia i cani si infilavano sotto i cingoli dei carrarmati nemici e saltavano in aria con l’esplosivo che avevano indosso. Gli orsi, usati come cavie per il collaudo dei sedili degli aerei, erano scaraventati in volo mentre i gatti, imbottiti di ordigni, venivano lanciati sulle navi.

Persino mandrie di buoi furono impiegate come kamikaze: correvano sui campi cosparsi di mine per farle esplodere. E poi le sperimentazioni messe in atto per la creazione di esseri ibridi attraverso incroci tra zebre e cavalli, alci e buoi, bisonti e mucche, topi e criceti, lepri e conigli e addirittura fra l’uomo e la scimmia per generare un esercito di esseri invincibili.

Tutti questi animali innocenti, compresi quelli uccisi con selvaggia crudeltà nei mattatoi, vennero trascinati a forza in una guerra che non gli apparteneva e non ebbero alcuna scelta se non quella di obbedire al vile egoismo umano.


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