Si apre un nuovo capitolo nella fruizione della Sagrestia di Michelangelo Buonarroti nel Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, grazie a un progetto di illuminazione, manutenzione e restauro promosso dai Musei del Bargello in partnership con Lottomatica, che è storicamente impegnata nella valorizzazione del patrimonio artistico italiano. Un restauro della luce come nuova frontiera, che testimonia un’evoluzione nella tutela dei beni culturali: alla conservazione e al restauro si affianca anche una sensibilità filologica alle condizioni di fruizione e quindi all’interpretazione delle opere del nostro passato.

I maggiori storici dell’arte hanno evidenziato come architettura, scultura e uso della luce naturale siano profondamente connesse nell’arte di Michelangelo. Capolavoro del rinascimento italiano, la Sagrestia Nuova di San Lorenzo è esemplare di come l’artista fiorentino lavorasse sulle fonti luminose: Michelangelo infatti oltre ai gruppi scultorei e alle decorazioni ha progettato anche l’edificio, con le finestre sui vari ordini architettonici, e la lanterna della cupola.

L’illuminazione progettata da Michelangelo era funzionale alla comprensione del percorso simbolico e narrativo ideato dallo stesso artista, in particolare per le sue splendide sculture: ma le condizioni di luce risultavano mutate. Grazie alle nuove tecnologie e a un sapiente uso della luce, è stata realizzata una nuova illuminazione che evoca, dopo oltre tre secoli, le condizioni luminose vicine a quelle create da Michelangelo per la Sagrestia Nuova.

Il progetto è stato eseguito dallo storico dell’arte e restauratore Antonio Forcellino, cui si deve anche un’attenta pulitura della Madonna col Bambino e dei Santi Cosma e Damiano, e dal maestro delle luci Mario Nanni, con la collaborazione della dottoressa Monica Bietti, storico dell’arte Responsabile del Museo delle Cappelle Medicee, e dell’architetto Maria Cristina Valenti Responsabile tecnico dei Musei del Bargello.

Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello spiega che ai Musei del Bargello è stato portato avanti un progetto biennale di manutenzione delle tombe Medicee oltre alla realizzazione della nuova illuminazione della Sagrestia. “La costante cura e la tutela delle opere d’arte sono obiettivi primari dei nostri Musei”.

La Sagrestia Nuova è un ambiente della basilica di San Lorenzo di Firenze, tra i capolavori di Michelangelo come architetto e come scultore. Nata come pendant alla Sagrestia Vecchia di Brunelleschi e Donatello, oggi fa parte del complesso museale delle Cappelle Medicee. Michelangelo la innestò su un precedente impianto laurenziano progettato da Giuliano da Sangallo (1491) e fu conclusa, nell’attuale sistemazione, dal Vasari.

La Sacrestia Nuova è un’opera molto innovativa. Partendo dalla stessa pianta della Sacrestia di Brunelleschi, Michelangelo divise lo spazio in forme più complesse, trattando le pareti con piani a livelli diversi in piena libertà. Su di esse ritagliò elementi classici come archi, pilastri, balaustre e cornici, ora in marmo e ora in pietra serena, disposti però in figure e schemi completamente nuovi. Le tombe si inseriscono nelle pareti interagendo con l’architettura, anziché semplicemente appoggiandovisi. Il culmine sta nella cupola cassettonata, che ricorda il monumento funebre per eccellenza, il Pantheon di Roma. In questo lavoro molti vedono un’anticipazione della cupola di San Pietro che fu progettata dal Buonarroti in tarda età, 30 anni dopo la Sacrestia.

All’interno della struttura architettonica è collocato uno dei principali cicli scultorei michelangioleschi: dalle possenti statue (1533 ca.) di Giuliano, duca di Nemours (m. 1516), e Lorenzo, duca d’Urbino (m. 1519), alle enigmatiche figure giacenti del Giorno e della Notte, dell’Aurora e del Crepuscolo, che uniscono, simbolicamente ed in modo arcano, il significato del tempo e dello spazio e il mistero delle età dell’uomo, così caro al tormento di Michelangelo. Concludono tale ciclo le statue della Madonna con il Bambino (1521) fra i Santi Cosma e Damiano, opere – queste ultime due – di allievi (Giovannangelo da Montorsoli e Raffaello da Montelupo), poste a sigillare con la fede dogmatica il dubbio tutto laico dell’artista.


Receive more stories like this in your inbox