E’ stata una festa per tutto il paese ma è stato soprattutto la festa di chi, come i giornalisti di Abruzzo nel Mondo, da quasi 40 anni dedicano tempo ed entusiasmo ai corregionali emigrati in tutto il Mondo, alle loro storie e alle loro radici.

Mike Pompeo, giovedì 3 ottobre ha mantenuto la promessa fatta a suo padre e alla prima occasione (avvenuta con il viaggio ufficiale in Italia) si è ritagliato una giornata privata nella quale ha voluto riappropriarsi delle sue radici abruzzesi facendo visita al luogo di nascita dei suoi bisnonni. E solo chi nasce fuori dai confini italiani, in una famiglia avente origini nel Belpaese, sa quanto può essere forte il richiamo del paese atavico. Talmente forte da inserirlo in un calendario fittissimo di impegni, nel bel mezzo di una difficilissima diatriba a base di dazi doganali. E mantenere la promessa fatta al padre novantenne, Wayne.

“Sono contento di questa visita. Mio padre ha sempre desiderato che vedessi questa casa”. Le pochissime battute rilasciate alla stampa sono proprio dedicate al genitore e vengono dette sull’uscio della casa che fu della famiglia Pompei fino al 1980 quando un cugino del nonno lo vendette a Vincenzo De Capite Mancini, anche lui ex emigrato in Canada.“Dopo essere tornato dal Canada – ha spiegato Vincenzo – ho acquistato la casa negli anni ’80  da una nipote della famiglia, Gemma, che risiedeva negli Stati Uniti, a Detroit. Ho modificato alcune cose ma altre sono rimaste uguali alla casa originale. Attualmente ci abito con la mia famiglia”.

Pochi minuti densi di emozione, quelli trascorsi tra le mura della casa che fu dei nonni. E ovviamente senza sottrarsi alla rustica  e genuina ospitalità, che prevedono biscotti, confetti e un bicchiere di vino. 
“Ha accettato un goccio di vino Montepulciano d’Abruzzo – ha spiegato ancora l’attuale proprietario  – un prodotto casereccio fatto da me con l’uva genuina, della mia capanna. L’ha apprezzato molto, ha detto che è buonissimo”.

“Sono orgoglioso di essere qui. Lo racconterò al presidente Trump”. Così  Mike Pompeo ha salutato gli abitanti che lo hanno applaudito al suo arrivo.
In un paese  blindato dai servizi di sicurezza italiani e americani (strade di accesso chiuse e divieto di sosta ovunque, forze dell’ordine in gran numero e il paese in strada) il segretario di Stato si è letteralmente fatto avvolgere dal calore delle circa mille e duecento anime, quasi tutte colte un po’ alla sorpresa per una visita programmata in gran segreto e tenuta all’oscuro anche ai rappresentanti delle istituzioni locali, come richiesto dallo staff americano. 

Sicuramente commosso il sindaco di Pacentro Guido Angelilli. “Sono assolutamente soddisfatto per il fatto che durante una visita il Segretario di Stato Usa, quindi una persona a livello mondiale molto influente, abbia ricordato e abbia avuto il desiderio di tornare qui a Pacentro”.

A suggellare l’affetto nei confronti di un politico americano che ha ha espresso con orgoglio le proprie origini abruzzesi, il sindaco ha offerto in dono un mazzo di fiori alla moglie Susan, il certificato di nascita del bisnonno, Paolo, e un albero genealogico della famiglia. E dopo   una breve sosta al monumento ai caduti, il primo cittadino ha accompagnato Pompeo alla scoperta dei vicoli  del piccolo borgo situato nel Parco Nazionale della Majella.

“Siamo fieri di condividere le stesse radici – ha detto il governatore d’Abruzzo marco Marsilio al Segretario Usa – ci auguriamo che molti abruzzesi americani tornino in questa terra a visitarla.  Questa visita dimostra quanto legame affettivo ci sia tra i nostri discendenti e i nostri emigrati con le loro radici e le loro origini. Spero che questo sentimento  sia sempre più diffuso e che possa diventare l’arma in più nel mondo per farsi apprezzare e sviluppare la nostra offerta turistica. Quella di oggi è una occasione imperdibile per Pacentro per farsi scoprire per le sue bellezze in tutto il mondo. Stiamo lavorando per aprire l’aeroporto d’Abruzzo ai voli intercontinentali: abbiamo già il progetto e i soldi, attendiamo l’autorizzazione dell’Enac”.

Tra le persone in attesa del Segretario di Stato vi era anche Eufrasia Pompeo, 95 anni e rientrata a Pacentro solo due anni fa dopo una vita vissuta  negli Stati Uniti.
“Mio padre – ha commentato brevemente Eufrasia – si chiamava Michele, lo stesso nome del Segretario di Stato Usa”.

Dopo aver attraversato il paese imbandito a festa, con le bandiere a stelle e strisce che sventolano dai balconi insieme ai tricolori, e aver assaporato il calore dei suoi abitanti, Mike Pompeo ha affrontato la seconda grande sfida della giornata: la scoperta delle pietanze abruzzesi. Nella Taverna de li Caldore, ristorante di grande prestigio a livello nazionale, il segretario di Stato e sua moglie hanno degustato un menù rigorosamente preparato, per esplicita richiesta di Pompeo, con specialità tutte abruzzesi: sagne ricce con ricotta e guanciale per lui, pappardelle ai porcini per lei, e poi arrosticini e pizza dolce, bagnati da birra artigianale abruzzese (per lui) e vino montepulciano d’abruzzo (per la moglie).

Dopo aver pagato il proprio conto (58 euro e 20 dollari di mancia al personale) , Mike Pompeo ha compiuto l’ultimo atto della sua visita a Pacentro entrando nella sede municipale per autografare il libro delle origini e lasciando un messaggio carico di emozione: “E’ stato meraviglioso visitare il luogo dei miei avi. Il padre di mio nonno si chiamava Carlo ed era uno dei sette fratelli (tra cui Paolo) nati dal secondo matrimonio del trisavolo Giuseppe”.

La giornata abruzzese di Pompeo non è terminata però con la visita a Pacentro (considerato tra i Borghi più belli d’Italia). In attesa di una futura prossima tappa a Caramanico, città natale del ramo materno (i Brandolino) , il Segretario di Stato ha scelto Sulmona per immergersi nell’atmosfera di un borgo medievale di grande fascino. Accolto dal sindaco Annamaria Casini, Pompeo ha passeggiato con la moglie lungo corso Ovidio per ammirare uno dei centri storici più belli d’Abruzzo e per fare qualche acquisto e assaporare la specialità simbolo di Sulmona: in confetti. Il negozio di confetti Di Carlo e figlio, ha preparato per l’illustre cliente fiori a stelle e strisce ricevendo in cambio la richiesta del numero di telefono per un futuro acquisto per un proprio amico prossimo al matrimonio.
“Tornerò” dice Pompeo prima di risalire in auto portando con sé il ricordo di una giornata ricca di emozioni e tante cose da raccontare, di ritorno negli USA, al padre Wayne.

FIGLIO DELLA MAJELLA MADRE

Le radici del politico americano con le radici a Pacentro e Caramanico Terme.

Michael Richard “Mike” Pompeo dal 13 marzo 2018  è  il Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, insediandosi sulla poltrona che fu – tra gli altri – di Henry Kissinger. Già  direttore della C.I.A. La linea familiare materna lo vede pronipote di Giuseppe Brandolino e Carmela Sinelli, emigrati da Caramanico nel 1907. La coppia attraversò l’Atlantico sulla motonave Germania viaggiando insieme a 1.400 passeggeri in terza classe. Giuseppe e Carmela si trasferirono successivamente, a Dawson (Colfax) nel New Mexico, una zona mineraria dove Giuseppe Brandolino lavorò come minatore. In Nuovo Messico nacquero tutti i loro 9 figli e tra loro vi era Fay nata il 4 agosto del 1910. “Fay” Brandolino avrebbe sposato Harry Pompeo,   figlio di Paolo Pompeo e Emma Pacella (nati nel paese della comunità montana Peligna) e dal cui matrimonio sarebbe nato Wayne Richard (che oggi ha quasi 90 anni) padre del Segretario di Stato.

Nato e cresciuto a Orange in California e laureatosi in legge a Harvard, Mike Pompeo è membro dell’Italian American Congressional Delegation. Con un passato nell’esercito, entra in politica solamente nel 2010. E la sua scalata è rapidissima: dal 2011 al 2017 è membro della Camera per lo Stato del Kansas, dove viene confermato due volte. Mentre nel gennaio del 2017 viene nominato direttore della CIA. Repubblicano di ferro, appartenente alla corrente del Tea Party (la più conservatrice) e membro della NRA, Pompeo è un consigliere molto ascoltato sui temi di Intelligence e Politica estera. Considerato un vero e proprio falco della politica per le sue posizioni radicali, ha sempre preferito l’approccio duro nella politica estera americana, come il caso della Corea del Nord e sulla questione Iran. Pompeo, grande amico di Israele, si è più volte dichiarato contrario all’accordo nucleare raggiunto con l’Europa nel 2015

(ph. Quirinale)


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